Lettera di un prof al Ministro della Pubblica Istruzione

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Un nostro importante Autore scrive una lettera al Ministro dell’Istruzione. La scrive e la recapita tramite “La ricerca”. Lo ringraziamo per la fiducia. Ovviamente non sappiamo se davvero il Ministro conosca questa rivista, né se, pur conoscendola, abbia tempo o voglia di rispondere a questo elenco alfabetico di desideri. La lettera, però, per come è concepita, offre lo spunto per interessanti riflessioni che ci interessa sottoporre alla comunità dei lettori e dei collaboratori. Con una fondamentale precisazione. Mauro Reali è un amico, prima ancora che un Autore. Con lui ho già personalmente polemizzato in passato, a proposito di multimediale e didattica. Oggi, se la lettera fosse rivolta a me, potrei riprendere quella polemica su alcuni punti (non molti per la verità, in un testo quasi interamente condivisibile) sui quali dissento. Ma la lettera non è rivolta a me, e quindi mi astengo, permettendomi una sola precisazione, per dovere d’ufficio: la legge che bloccava le adozioni per sei anni non è stata concepita come un attentato alla libertà d’insegnamento, ma come una misura a tutela dell’economia delle famiglie. È bene ricordarlo. Che fosse la misura appropriata da prendere, non sta a noi dirlo. Che abbia o meno conseguito i suoi scopi, è questione aperta e discussa. Che il nostro Autore abbia la facoltà di dire ciò che pensa, è per noi un punto d’onore. (S. Invidia, direttore editoriale Loescher)

lavagna

Non penso che il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione e dell’Università on. Maria Chiara Carrozza leggerà questa mia. Anzitutto perché – giustamente – sarà impegnata in cose più importanti; inoltre perché la voce di un docente, in una Scuola dalle mille sfaccettature come quella italiana, non è detto che interpreti anche il sentire dei colleghi. Approfitto comunque dello spazio de La ricerca per far emergere in forma epistolare il punto di vista di un insegnante di Lettere nei Licei, che – in ordine assolutamente non gerarchico ma alfabetico – vuole sottoporre al Ministro alcune riflessioni. Mi rivolgerò all’on. Carrozza chiamandola Signora (ovviamente) e Ministro (al maschile), perché – francamente – trovo inadeguato, quasi offensivamente cacofonico, il pur consueto termine “Ministra”. Ed eviterò – per non correre il rischio di un lagnoso vittimismo – di parlare anche di soldi, stipendi, contratti: lo faccio non perché questi problemi non esistano, ma perché essi sono più adatti ad una rivista sindacale che non a una culturale.

Adozioni dei libri: L’argomento è complesso e chi scrive – docente ed autore – potrebbe sembrare in odore di conflitto di interessi. Dunque darò un consiglio scevro da ogni tecnicismo, da semplice insegnante: Signora Ministro, eviti il ripristino di “blocchi” nelle nuove adozioni per 5 o 6 anni come avevano voluto alcuni suoi predecessori, creando un clima di eccessiva burocratizzazione e di freno alla produzione intellettuale. Nell’ambito di tetti di spesa rigorosamente controllati, dia pertanto ai docenti la libertà di scegliere i libri più adatti al loro percorso didattico.
Beni culturali: Perché tra il mondo della Scuola e il mondo dei Beni Culturali c’è un abisso così grande? Perché gli Edifici storici, i Musei, le Pinacoteche, gli Archivi, i Teatri, sono oggetto di poche e mirate forme di “viaggi di istruzione” o “uscite didattiche” e la loro fruizione non diviene invece una sorta di obbligo formativo per gli studenti che abitano i territori dove questi sono ubicati? Ne parli col Suo collega Massimo Bray, e lo faccia in fretta: i Musei muoiono perché deserti, e parimenti muore anche la consapevolezza – da parte dei nostri giovani – di vivere nel Paese che ha i più importanti Beni Culturali del mondo. Più che soldi, l’operazione richiede progettualità e lungimiranza. Mandate pertanto nelle scuole i Direttori di Musei (Statali e Civici), i Soprintendenti, i Funzionari, gli Archivisti ecc…, e obbligate i docenti e i loro Istituti a tessere con loro relazioni costruttive e durature.
Continuità didattica: I docenti – anche se di ruolo – “cambiano” spesso: succede perché “perdono il posto”, perché vengono smembrate le loro classi e/o perché loro debbono a tutti i costi formare cattedre da 18 ore, lavorando sovente in aule super-affollate (v sotto, “sovraffollamento”)… Le sembra per noi professionalmente dignitoso e – soprattutto – utile per i nostri allievi che tutto questo avvenga?
Competenze: Parola troppo usata, quasi abusata, negli ultimi anni: ormai “profuma” di esercizi astrusi, ma soprattutto di schede da “crocettare” a fine anno e da archiviare a beneficio di qualche archeologo della nostra epoca. La prego, faccia sì che la “Scuola delle competenze” non si proponga come alternativa a quella “delle conoscenze”: non rinunciamo al nostro ruolo di trasmissione di saperi, prendendoci così una (ir)responsabilità enorme verso le future generazioni.
Debiti: Possibile “sospendere” la promozione dei ragazzi e organizzare corsi (senza soldi…) a giugno-luglio, cioè durante gli Esami di Stato, e passare poi la coda di agosto e i primi di settembre a fare esami e scrutini? Credo che il sistema dei debiti vada ripensato, e che l’estate debba essere – anche per i ragazzi con difficoltà – un momento di “pausa” dallo stress della Scuola; e che i docenti impegnati negli Esami di Stato debbano essere pienamente coinvolti in quella attività, mentre a settembre essi debbano essere impegnati in attività di tipo progettuale. Penso che Lei, Signora Ministro, dovrà sottoporre questo sistema ad un’adeguata riflessione, perché le Scuole italiane non possono permettersi percentuali così altre di studenti “indebitati”; e allo stesso modo – a mio avviso – è inaccettabile una percentuale tanto altra di “bocciati”: ma su questo non insisto, perché per molti miei colleghi questi numeri sono ancora troppo bassi…
Integrazione: Non uno di meno: era un film cinese sulla scuola. Vorrei che questa fosse una delle parole d’ordine del Suo Dicastero: dobbiamo dare ogni supporto formativo possibile sia ai nostri allievi di origine straniera, sia a quelli diversamente abili.
Lingue classiche: Le lingue classiche – forse anche per colpa di noi che le insegniamo – hanno perso appeal. È però vero che l’imperante dittatura delle “Tre I morattiane” (internet, inglese, impresa: le ricorderà, immagino?) ha creato intorno al Latino e al Greco un clima di ostilità permanente, che si è “incarnato” nella marginalizzazione del Latino nel Liceo Scientifico e nella parallela creazione del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate (la cui definizione popolare è “Liceo senza Latino”). E intanto il Liceo Classico perde iscritti… È troppo chiedere a un Ministro Ingegnere una “moratoria” in questa che appare un po’ come una vera e propria “persecuzione”? È troppo chiedere che il Ministro ricordi a tutti non solo la valenza culturale delle Lingue Classiche, ma anche l’importanza che il Latino ha avuto nella veicolazione del pensiero filosofico e scientifico dell’Europa fino almeno fino al Settecento? Penso di no: penso che sia il minimo che un Ministro italiano (ed europeo) possa fare.
Licei: L’ampliamento recente del termine “Liceo” a molti indirizzi scolastici ha fatto un po’ perdere l’idea-forza della licealità, e cioè il privilegio della dimensione astratta e concettuale su quella pratica e applicativa. Signora Ministro, non demolisca del tutto i Licei coinvolgendoli in anacronistiche forme di alternanza Scuola-lavoro, che “scimmiottano” esperienze estere in contesti socio-culturali del tutto diversi. E, soprattutto, eviti – come ha fatto il Suo predecessore – di dire ripetutamente che ci sono “troppi studenti liceali in Italia”: le nostre scuole perdono già da sole iscritti, in questi tempi di crisi, e il rischio è quello di un pauroso vuoto culturale delle generazioni future.
Merito: Se non lo si saprà valorizzare, la Scuola non potrà che declinare. Parlo del merito di studenti, docenti e Dirigenti. E per quanto riguarda i docenti non parlo di soldi (ho detto che non l’avrei fatto), parlo di ruoli e responsabilità: le Scuole sono piene di grandi professionalità sotto-utilizzate. Ovvio che parlare di merito implichi una seria riflessione sulla valutazione (v. sotto).
Multimedialità: In questi ultimi anni la “multimedialità” a Scuola è diventata a tutti gli effetti un “fine”, e l’utilizzo degli strumenti elettronici e la formazione dei docenti per usarli si sono talora trasformati in un vero e proprio business: spero vivamente che il Suo Ministero riconduca PC, tablet, LIM… al ruolo di “mezzi”, al pari del libro cartaceo, gessi e lavagne. Intendiamoci, “mezzi” preziosi, insostituibili, ma pur sempre tali: e lo dice uno che scrive questo pezzo fuori casa, da un PC collegato allo smartphone ed ha deciso di affidarlo a una rivista online!
Quattro anni: Impedisca la riduzione di un anno delle Scuole Superiori: è solo un modo per risparmiare soldi sulla pelle degli studenti. In questo caso l’Europa può attendere!
Riforma: Non amo troppo la cosiddetta “Riforma Gelmini”, ma penso che la Scuola non possa essere contro-riformata ogni due per tre. Reputo dunque che, fino a un monitoraggio di almeno un ciclo completo, quella attuale debba essere la Scuola Superiore italiana. Volenti o nolenti. E se proprio si deve intervenire, lo si faccia per accrescere in tutti gli indirizzi le ore di Italiano e Storia: solo così potremo salvarci da una altrimenti inarrestabile involuzione comunicativa e da un eccessivo indebolimento della memoria del nostro passato.
Sovraffollamento: È impossibile lavorare bene con classi da 30 allievi e passa: non tanto per il docente (qualche compito in più da correggere non ammazza nessuno…), quanto per gli allievi, che diventano poco più che numeri da valutare. Urgono pertanto correttivi alle rigidità dei criteri sulla formazione delle classi, che stanno trasformando i Dirigenti Scolastici in meri Ragionieri.
Sponsores (scritto rigorosamente alla latina!): il Ministero dovrà, credo, favorire in ogni modo la collaborazione delle Scuole con Enti Privati. Dovrà farlo vincendo le anacronistiche (e spesso demagogiche o qualunquistiche) remore degli insegnanti, che temono ingerenze e perdita di libertà didattica: perché non dovremmo sopravvivere con dignità a qualche Cassa di Risparmio o Multinazionale se da anni sopravviviamo ai ben più severi tagli (v. sotto) alla Spesa Pubblica?
Tagli: Basta pensare alla Scuola come oggetto di tagli e risparmi indiscriminati, specialmente in relazione alla didattica. Se Lei, Signora Ministro, dovrà operare qualche contrazione della spesa, questa dovrà toccare attività accessorie, collaterali (ad es. corsi di lingue, computer, patentini etc…), che la Scuola ha ormai consuetudine di offrire all’utenza e alla quale l’utenza potrà/dovrà essere chiamata a collaborare.
Università: Scuole e Università debbono collaborare di più, anche con forme di interscambio di docenti (e studenti) in mirati progetti culturali. Ma evitiamo, per favore, che l’ultimo anno delle Scuole Superiori si trasformi (come qualcuno auspica) in una sorta di preparazione ai test preselettivi. Già temo, l’anno prossimo, le conseguenze di questi test calendarizzati ad aprile: ma lo sa, Signora Ministro, che quella è la fase cruciale per “tirare le fila” della preparazione all’Esame di Stato?
Valutazione: Si tratta dell’unico modo per misurare il merito (v. sopra) di tutti, ma l’argomento è tanto spinoso che non suggerisco nulla: suggerisco però di non sottovalutare la questione, anche se le resistenze in campo sono molte.
Zitto (?): Dopo avere scritto queste cose, mi toccherà forse stare zitto per molto tempo, per evitare polemiche. Infatti penso che qualche collega sarà d’accordo su qualcuna delle mie riflessioni, avversandone altre: proprio quelle sulle quali concorderanno altri colleghi… Ma la scuola è un “insieme di voci” (lo disse già Italo Calvino del Neorealismo, e la definizione mi piace molto!), e stare zitti non serve a nulla: spero invece che altri “punti di vista” si aggiungano a tutto quanto ho suggerito io con il mio modesto inventario.

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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