Leggere un libro con la classe #6

Tempo di lettura stimato: 7 minuti
Sesto appuntamento per la rubrica a cura di Simonetta Damele: proposte di lettura con schede di libri selezionati per lettori di diverse età.

Al viaggiatore o al turista che percorre la statale 40 lungo la sponda ovest del lago di Resia, in Alto Adige, si profila a un tratto la sagoma di un campanile che emerge dal lago come la punta di un iceberg: è ciò che resta del vecchio paese di Curon, sommerso dalle acque quasi settant’anni fa. Il paesaggio è indiscutibilmente affascinante, ma l’antica torre campanaria è testimone muta di una storia drammatica, quella che Marco Balzano racconta nel suo romanzo Resto qui [di cui ha scritto su La ricerca anche Claudia Mizzotti: qui, N.d.R.].
Balzano ha parlato coi pochi testimoni di quella vicenda, si è documentato e ne ha tratto un racconto che cattura l’attenzione e i sentimenti del lettore.
Perché leggerlo insieme ai nostri alunni? Perché, come scrive l’autore,

la distruzione del paese è stato l’ultimo atto di un lungo periodo violento che ha riguardato non solo Curon, ma tutta la regione. Lì, nel 1921, con la marcia su Bolzano, è iniziato il Fascismo, lì dopo l’8 settembre è arrivato Hitler, lì è scoppiato il primo terrorismo. Ed è lì che dovremmo andare a fare i conti per riflettere su cosa sono l’identità di un popolo, l’unità d’Italia, il progresso e ciò che di drammatico quasi sempre implica per il paesaggio e le persone: tutto questo – sotto le montagne verdeggianti, i vasi di gerani in bella mostra sui balconi, l’ordine dei borghi – è l’Alto Adige. È un posto che ci riguarda e che parla di noi.

LA STORIA

1° parte. Gli anni.

La storia ha inizio a Curon, in Val Venosta, nei primi anni Venti. In quella valle, al confine tra Austria e Svizzera, la vita è scandita dai ritmi delle stagioni. “

Sembrava che la storia quassù non arrivasse. Era un eco che si perdeva. La lingua era il tedesco, la religione quella cristiana, il lavoro quello dei campi e delle stalle. Non c’era da aggiungere altro per capire questa gente di montagna.

Nell’ottobre del 1922, Mussolini marcia su Bolzano e i fascisti mettono a ferro e fuoco la città, costringono alla fuga il borgomastro e stravolgono la vita e le abitudini dei valligiani. Il tedesco è dichiarata lingua proibita, strade e ruscelli vengono ribattezzati, le insegne dei negozi e persino i nomi delle persone sono italianizzati; gli impiegati di municipi, poste e tribunali vengono sostituiti con personale italiano, e anche nelle scuole arrivano insegnanti veneti, lombardi, siciliani.

Trina, giovane maestra elementare, pur conoscendo bene l’italiano non può insegnare nella scuola pubblica perché lei non è italiana; accetta così di insegnare clandestinamente ai bambini quel tedesco che improvvisamente non si può più imparare a scuola; lo fa nelle Katakombenschulen (“scuole nelle catacombe”), scuole segrete improvvisate in stalle, canoniche, cantine, soffitte, rischiando gravi rappresaglie e persino il confino. 

Trina si lega presto ad Erich, un contadino povero ma dal fare sicuro, e lo sposa giovanissima seguendolo nel vecchio maso appartenuto ai genitori di lui. Dalla loro unione nascono Michael e Marica. Erich è un uomo che non si risparmia e che lavora duramente per mantenere la famiglia. Ama la sua terra che non abbandonerebbe mai, ed è deciso a resistere contro due grandi nemici: da un lato i fascisti, dall’altro la minaccia incombente della costruzione di una diga che sommergerebbe la valle cancellando il paese dalla cartina geografica.

La sua tenacia è messa alla prova nell’estate del 1939, quando le truppe di Hitler vengono a Curon per offrire la possibilità di lasciare l’Italia ed “entrare nel Reich”: si tratta della “grande opzione”. Tutti non fanno che parlare di andare via, immaginando i posti dove il Führer li avrebbe accolti e i vantaggi che ne sarebbero derivati. Molti sudtirolesi, infatti, guardano a Hitler come al loro liberatore, perché l’adesione al nazismo appare come la ribellione più vera. Non per Erich, che non crede alle “balle” raccontate dei nazisti e decide di restare a Curon insieme a Trina. Ma la famiglia si spacca: Marica fugge in Germania con gli zii, Michael sceglie la causa nazista. 

2° parte. Fuggire

Nel ’39, lo scoppio della guerra lascia attoniti gli abitanti di Curon, che tuttavia si illudono di essere protetti da solide “pareti di solitudine”, le loro montagne. Immaginano che l’Italia rimarrà neutrale fino alla fine, che il conflitto dilaghi lontano dalla valle e che i contadini continuino a raccogliere fieno, tagliare l’erba, portare in malga le mucche, come già è accaduto nel ’15. Si ripresenta anche la minaccia della diga che unirebbe due laghi e prodotto, secondo il progetto, notevoli quantità di energia elettrica.

Nel ’40, con l’entrata in guerra dell’Italia, i lavori della diga sono interrotti, i blindati raggiungono la valle e gli uomini ricevono la cartolina per il fronte. Erich viene mandato in Cadore, poi in Albania quindi in Grecia, da dove ritorna ferito e deciso a disertare piuttosto che ritornare a combattere: “Né con gli italiani, né con i tedeschi. Io non voglio più fare la guerra”. 

L’armistizio del ’43 stravolge la situazione della valle che diventa regione meridionale del Reich: gli impiegati italiani sono cacciati, gli autoctoni sono riassunti, l’italiano viene vietato in tutti gli uffici pubblici. Ordini e dispacci annunciano a lettere di fuoco l’arruolamento degli uomini nell’esercito nazista. Michael si arruola volontario ma Erich, che ha già combattuto, sa che «i tedeschi sono ancora più belve degli italiani» e che «il nazismo è la vergogna più grande e presto o tardi il mondo se ne sarebbe accorto». L’unico modo per sopravvivere è darsi alla macchia in montagna, insieme a Trina. Così i due lasciano la loro abitazione, speranzosi di ritornarvi a guerra finita, si inerpicano lungo i pendii al confine con la Svizzera e raggiungono un maso isolato, ospiti di una famiglia di contadini. Qui trascorrono lunghi e difficili mesi, subendo anche le spietate rappresaglie dei nazisti. Finché un giorno di maggio giunge la notizia della fine del conflitto. 

3° parte. L’acqua

Erich e Trina ridiscendono a valle e riprendono la loro vita di sempre: una vita dura, ma la vera sofferenza sembra alle spalle. In realtà, una nuova guerra si presenta: la Montecatini rispolvera il progetto della costruzione della diga e gli operai Italiani riprendono a scavare, questa volta con determinazione. Trina e soprattutto Erich si oppongono, resistono, puntano i piedi contro tutti e contro il destino. Ma i compaesani, assetati di tranquillità, sembrano non vedere ciò che accade, e le richieste di aiuto rivolte a autorità e istituzioni rimangono inascoltate. Così vincono le ragioni della Montecatini, che si appella a un progresso cui gli abitanti devono adeguarsi e di cui dovrebbero sentirsi parte, anche se implica la loro distruzione. 

Quando i contadini, in massa, si decidono a urlare le loro ragioni, è troppo tardi: viene innescato il tritolo, l’acqua inonda la valle e gli abitanti (compresi Trina ed Erich) devono sfollare in squallide casupole.
Improvvisamente li avevano espropriati e dai masi si vedevano uscire gruppi di famiglie con i sacchi, le borse, le valigie in mano. Gli abitanti di Resia camminavano in fila con il passo lento dei condannati, sotto gli occhi indecifrabili dei carabinieri schierati in riga.
Del paese rimane in piedi solo la torre del campanile, che la Sovrintendenza da Roma dà ordine di risparmiare, quella sì, perché antica.
Ora, sul lago di Resia, le canoe dei turisti fendono l’acqua e sfiorano il campanile «che svetta come il busto di un naufrago sull’acqua increspata». E nessuno pare preoccuparsi di cosa c’è sotto.

UNA PISTA DI LETTURA PER GLI ALUNNI

Forniamo agli alunni una “pista” da seguire man mano che la lettura personale procede (o alla fine della lettura), in modo che essi colgano alcuni aspetti salienti e certe tecniche narrative sulle quali intendiamo discutere a lettura conclusa. 

Nella prima colonna della tabella sono elencati gli argomenti di maggiore interesse (relativamente al romanzo in questione); nella seconda ci sono le domande che gli alunni devono porsi; nella terza alcuni spunti per l’insegnante.

Resto qui SCHEDA

Condividi:

Simonetta Damele

Coautrice Loescher di antologie di Italiano e di Epica per le medie e le superiori.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it