Le scelte italiane

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Dalle prime esperienze negli anni Novanta del secolo scorso a oggi, l’insegnamento secondo la metodologia CLIL configura nel nostro Paese un panorama molto vario di esperienze. Ripercorriamo qui i “modelli CLIL” dell’Italia e tracciamo un quadro d’insieme della normativa di riferimento.

Le primissime esperienze di insegnamento di discipline in lingua straniera partono in Italia all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso grazie all’attivazione ministeriale di nuovi indirizzi sperimentali, quali il liceo linguistico europeo, il liceo classico europeo, le “classi internazionali” in alcuni licei. A partire dal 2000 un numero crescente di docenti di lingue straniere, in collaborazione con docenti di altre discipline, inizia a proporre attività in forma diffusa e a tutti i livelli scolastici, lezioni o moduli basati sull’apprendimento integrato di lingua e contenuti tramite la metodologia CLIL.
I progetti europei e l’autonomia didattica sono le basi sulle quali si innestano nuove pratiche didattiche, che richiedono un forte cambiamento da parte dei docenti e un forte impegno per lo sviluppo di nuove competenze professionali. Il riferimento normativo che favorisce queste sperimentazioni è il Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche (DPR 275/99), che nell’art. 4 comma 3, recita: «Nell’ambito dell’autonomia didattica possono essere programmati, anche sulla base degli interessi manifestati dagli alunni, percorsi formativi che coinvolgono più discipline e attività nonché insegnamenti in lingua straniera in attuazione di intese e accordi internazionali”»
Questa norma, nel garantire la sperimentazione di nuovi percorsi e nuove metodologie didattiche, ha avviato concrete possibilità per la realizzazione del CLIL nelle scuole di ogni ordine e grado. In questi anni molti istituti, nell’ambito dell’autonomia didattica, hanno attivato sperimentazioni sia in ambito curricolare sia in ambito extracurricolare. Il maggior numero di esperienze riguarda scuole superiori, ma sempre più attive appaiono le scuole primarie e medie, che offrono esperienze particolarmente significative.
In breve, “i modelli CLIL” offerti in Italia nell’ultimo decennio offrono le seguenti tipologie:
– progetti a livello di singole scuole: esperienze basate su risorse “interne”, che vedono una diffusione in tutta la nazione di progetti organizzati autonomamente;
– reti: istituti di varie città e/o province e/o regioni organizzano attività di formazione quali conferenze di informazione/sensibilizzazione, seminari di studio e di disseminazione. Spesso i capofila delle reti coordinano richieste di finanziamenti all’interno di programmi europei o programmi nazionali, riuscendo a offrire a molti docenti la mobilità di frequentare corsi di formazione all’estero.
– progetti organizzati da Uffici Scolastici Regionali, oppure da ex IRRE/ANSAS territoriali oppure da Regioni. Molte le regioni nelle quali sono stati attivati corsi di sviluppo professionale, per migliorare le competenze linguistiche e metodologiche di docenti di discipline non linguistiche e per creare situazioni “tandem” con docenti di lingue straniere, finalizzate a realizzare percorsi CLIL nelle loro scuole.
Un panorama molto variegato ha caratterizzato e sta caratterizzando lo sviluppo di una metodologia che ha trovato e trova consensi a vari livelli e in tutti gli ordini scolastici. Di particolare interesse risultano le proposte “verticali” che iniziano con brevi “attività di immersione” nelle scuole dell’infanzia, si sviluppano con modalità più strutturate nella scuola primaria e si concludono nella scuola media.
La figura 1, tratta dalla pubblicazione Eurydice, Cifre chiave dell’insegnamento delle lingue a scuola in Europa 2012, evidenzia come l’Italia sia “in linea” con gli altri Paesi europei in quanto a offerta formativa diffusa in tutti i livelli scolastici.

Un progetto di eccellenza nella scuola primaria
Tra le esperienze significative attivate nella scuola primaria va segnalato il progetto IBI/BEI (Insegnamento Bilingue Italia/Bilingual Education Italy), organizzato dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica, dal British Council italiano e dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, che è stato avviato a partire dall’a.s. 2010/11 e che ha coinvolto sei scuole primarie della Lombardia.
Il progetto nasce sullo sfondo delle più recenti ricerche relative all’insegnamento bilingue, che hanno dimostrato che i bambini possono acquisire vantaggi evidenti in termini di sviluppo linguistico, interculturale, sociale, cognitivo e personale, senza alcuna perdita nella loro lingua madre o nell’apprendimento di materie chiave. Ciò è però legato ad alcune condizioni di tipo organizzativo/didattico irrinunciabili, quali la presenza di insegnanti di classe adeguatamente qualificati e una continuità di apprendimento negli anni.
Per questi motivi sono stati definiti precisi criteri di adesione al progetto che prevedono:
– la presenza di docenti con una competenza nella lingua inglese di almeno Livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue del Consiglio d’Europa;
– la disponibilità di Dirigenti scolastici e docenti a partecipare a riunioni di progettazione, corsi di formazione linguistica e metodologica (in presenza e online), seminari e conferenze programmati dall’USR per la Lombardia;
– il coinvolgimento di almeno il 50% delle classi prime della scuola o del plesso;
– la garanzia di continuità per l’intero quinquennio ai bambini che iniziano l’istruzione bilingue nel primo anno di scuola primaria;
– la quantità minima di ore dedicate all’inglese pari al 25% dell’orario settimanale.
Il progetto è iniziato nel febbraio 2010 con la verifica delle competenze linguistiche dei docenti, provenienti da 6 scuole della Lombardia selezionate tra 42 scuole che avevano presentato richiesta. È stato attivato a partire dall’a.s. 2010/11 e coinvolge, nell’anno scolastico 2013/14, 95 classi, 2090 alunni e 52 docenti.
Al fine di valutare lo stato dell’arte delle attività, è stato affidato all’Università di Modena e Reggio Emilia il monitoraggio del progetto, del quale è stato pubblicato un primo rapporto dal titolo Il progetto IBI/BEI (Istruzione Bilingue Italia/ Bilingual Education Italy) nella scuola primaria: Sintesi del rapporto di monitoraggio, nel corso di un seminario di studio tenutosi il 15 aprile 2014 presso la Sala della Comunicazione del MIUR a Roma. Questo momento di valutazione non ha rappresentato il punto di arrivo del progetto stesso, ma il reale punto di partenza, in vista di un ampliamento ad altre regioni interessate. Il progetto BEI/IBI, infatti, si pone non come un “progetto speciale”, bensì come una risorsa, a disposizione di tutte le scuole italiane che desiderino adottarlo.

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Il quadro normativo
Parliamo ora del quadro normativo per l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera nei licei e negli istituti tecnici.
Le modalità organizzative di percorsi CLIL, attivati in assoluta autonomia e su base volontaria, sono state modificate dalla Legge 53/2003 e dai Regolamenti per i licei e per gli istituti tecnici (Decreti del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010), che hanno reso obbligatorio l’insegnamento in lingua straniera di una materia nell’ultimo anno dei licei e degli istituti tecnici e di due materie in due lingue straniere diverse a partire dalle classi terze e quarte dei licei linguistici. Quali le materie da veicolare in lingua straniera? La scelta per i licei è lasciata alle scuole: storia, storia dell’arte, filosofia, matematica, fisica, chimica, scienze naturali, scienze motorie possono essere insegnate in una lingua straniera. Negli istituti tecnici la scelta è solo in ambito di materie tecniche, da insegnare in lingua inglese.
La forte decisione politica ha richiesto un lungo iter di procedimenti normativi e un adeguamento dei percorsi di sviluppo professionale dei docenti, affrontato dall’amministrazione in ambito sia di formazione iniziale sia di formazione in servizio, riassunti nella figura 2.

Formazione iniziale
Il Regolamento per la formazione iniziale dei docenti, predisposto nell’agosto 2010 e approvato in forma definitiva nel gennaio 2011, prevede la frequenza a un «Corso di perfezionamento per l’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera» organizzato dalle università. Requisiti di accesso sono il possesso di abilitazione in una disciplina non linguistica e di competenze certificate nella lingua straniera di almeno livello C1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue del Consiglio d’Europa. Un dettagliato “Profilo del docente CLIL” è previsto quale risultato di un percorso formativo articolato in 60 crediti formativi, comprensivi di un tirocinio di almeno 300 ore, pari a 12 crediti formativi universitari.

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Formazione dei docenti in servizio
Per i docenti in servizio, quanto previsto dal Regolamento per i neo-docenti è stato declinato da un Decreto Direttoriale datato 16 aprile 2012, che propone un corso di perfezionamento metodologico-didattico realizzato da strutture universitarie per un totale di 20 CFU. Il “Profilo” previsto al termine del percorso si articola negli ambiti linguistico, disciplinare e metodologico-didattico, e mette in particolare risalto il fatto che «il docente CLIL deve essere in grado di progettare percorsi CLIL in sinergia con i docenti di lingua straniera e/o di altre discipline”»
Una circolare del MIUR – Direzione Generale del Personale del 9 dicembre 2010, prot. 10872, ha avviato «le attività per la formazione dei docenti di disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera secondo la metodologia CLIL» e ha definito un percorso formativo modello “blended”, che comprende ore in presenza e ore online. La circolare proponeva come requisito di accesso ai percorsi di formazione linguistica, per la quale erano previsti 50 corsi, il possesso di competenze nella lingua veicolare di livello almeno B1. Questi corsi sono stati attivati solo alla fine del 2013. I docenti già in possesso di competenze linguistiche certificate di livello C1 avevano accesso diretto alla formazione didattico-metodologica gestita dalle università.
Di fatto i primi 30 corsi di perfezionamento metodologico-didattico di 20 CFU organizzati dalle università, con finanziamenti erogati da Indire su mandato MIUR, sono partiti anch’essi con estremo ritardo nel 2013: distribuiti su tutto il territorio nazionale, essi danno la priorità ai docenti dei licei linguistici, già direttamente impegnati nell’insegnamento di una disciplina in lingua straniera.
Per quanto riguarda la formazione docenti, l’Italia si colloca quindi tra i Paesi europei che richiedono una “qualifica specifica” per poter insegnare una materia in lingua straniera, come risulta dalla figura 3 della pubblicazione Eurydice.

I nuovi corsi di formazione del 2014
Nel 2014, grazie a consistenti finanziamenti stanziati con il DM 821 dell’11 ottobre 2013, numerosi corsi linguistici e metodologico-didattici sono stati attivati per circa 10000 docenti dei licei e degli istituti tecnici. Il Decreto Direttoriale n. 89 del 20 novembre 2013 precisa che:
– il docente con competenze linguistiche di livello B2 può essere direttamente impegnato nell’insegnamento CLIL oltre a essere ammesso alla frequenza dei corsi universitari di 20 CFU;
– i corsi linguistici possono essere organizzati secondo due tipologie: a) standard, con durata di 130 ore di cui 90 in presenza e 40 online; b) di integrazione, di durata inferiore a 130 ore, da definire in base agli effettivi livelli di competenza linguistica dei docenti attraverso appositi test diagnostici. I requisiti di accesso ai corsi prevedono il possesso di competenze nella lingua veicolare almeno di livello A2;
– i finanziamenti sono stati erogati a progetti presentati agli USR da Reti di scuole;
– i soggetti erogatori della formazione possono essere docenti delle scuole in rete, università, istituzioni private, associazioni professionali, docenti madrelingua in possesso di precisi requisiti.
In breve, è finalmente partito il piano di formazione per i docenti CLIL, caratterizzato da modalità organizzative flessibili e decentrate tali da soddisfare in modo capillare le esigenze delle scuole.
Riusciranno le scuole a rispettare il ruolino di marcia previsto nella figura 4, che riassume la scansione temporale dell’implementazione della metodologia CLIL?

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Le Norme transitorie per i licei linguistici
Il ritardo con il quale sono stati organizzati i corsi di formazione docenti ha causato forti difficoltà nello scorso anno scolastico 2012/13 per l’attivazione dell’insegnamento di una DNL in lingua straniera nei licei linguistici. Per questo motivo la Direzione Generale per gli Ordinamenti scolastici e per l’Autonomia scolastica, con la Nota prot. 240 del 16 gennaio 2013, ha emanato le “Norme transitorie per i licei linguistici”, che forniscono indicazioni e modalità operative finalizzate a una introduzione graduale e flessibile dell’insegnamento di una DNL in lingua straniera e che prevedono:
– programmazione del docente DNL concordata anche con l’insegnante di lingua straniera o il conversatore di lingua straniera o, ove presente, con l’assistente linguistico;
– nei casi di totale assenza di docenti di DNL in possesso delle necessarie competenze linguistiche e metodologiche all’interno dell’organico dell’Istituzione scolastica, sviluppo di progetti interdisciplinari in lingua straniera nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa, che si avvalgano di strategie di collaborazione e cooperazione all’interno del consiglio di classe;
– riflessione condivisa tra i docenti su best practices nazionali o internazionali e utilizzo di tecnologie multimediali e di tecniche comunicative multimodali;
– incontri tra scuole o reti di scuole, sia in presenza, sia a distanza (videoconferenze o webinar con esperti nazionali o internazionali), che permettano di condividere competenze ed esperienze.
– Al fine di sostenere le scuole impegnate in questa innovazione didattica, la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica ha istituito nel 2013 un Gruppo di lavoro finalizzato a progettare e implementare un’azione di monitoraggio, il cui obiettivo è quello di tracciare un profilo delle esperienze CLIL attivate nei licei linguistici: dalle caratteristiche del docente CLIL, alle modalità di attuazione, nonché alle ricadute in termini sia di abilità acquisite dagli studenti sia di influenza sulla pratica didattica degli insegnanti.
– I primi risultati, raccolti in un Rapporto di monitoraggio delle esperienze CLIL nei licei linguistici (reperibile sul sito del MIUR) sono stati presentati il 5 marzo 2014 presso il MIUR durante un seminario che ha visto la partecipazione del Ministro Stefania Giannini, di Direttori Generali, dirigenti scolastici, docenti, referenti regionali CLIL, professori universitari, rappresentanti di Enti culturali stranieri, delegazioni di Associazioni disciplinari e di Organizzazioni sindacali. L’incontro ha avuto lo scopo di analizzare i dati rilevati, discutere lo stato dell’arte dell’insegnamento di una disciplina con metodologia CLIL e raccogliere suggerimenti sullo sviluppo delle successive fasi del monitoraggio.
– La prima fase è iniziata con un questionario online rivolto ai docenti che hanno attivato esperienze CLIL nelle classi terze nell’anno scolastico 2012/13: 480 docenti di 349 licei linguistici statali, su una popolazione a livello nazionale di 610 istituti, hanno risposto con puntualità, mostrando una grande disponibilità e interesse. L’elaborazione dei dati emersi ha permesso di scattare una prima istantanea dell’intero processo di attuazione di questa innovazione. Sono state evidenziate le caratteristiche di base, o, più precisamente, di partenza, del processo di introduzione di una disciplina non linguistica, per consentire ai principali stakeholder di operare in modo più consapevole.
– L’indagine ha permesso di tracciare un identikit del docente DNL, evidenziando che tutte le discipline non linguistiche offerte nel liceo linguistico sono state coinvolte in questa prima attuazione, ma più frequentemente storia e scienze naturali.

Prospettive future
Le esperienze CLIL documentate nei Rapporti citati hanno messo in luce alcuni aspetti innovativi del processo di apprendimento/insegnamento, tra cui si evidenziano la progettazione delle attività didattiche in gruppo (team CLIL) e le nuove modalità e tecniche di insegnamento. Sono altresì emerse alcune criticità: la difficoltà di reperire dei materiali per l’attuazione della progettazione in funzione delle reali esigenze formative, nonché il forte bisogno di sviluppare sia le competenze linguistico-comunicative dei docenti sia le loro competenze didattico-metodologiche in ambito CLIL.
In estrema sintesi, si può affermare che l’introduzione della metodologia CLIL nei licei linguistici e nella scuola primaria ha apportato modifiche rispetto alla progettazione, alle pratiche didattiche, ai materiali.
La sfida è arrivare preparati al meglio all’inizio dell’anno scolastico 2014/15, quando tutti i licei e gli istituti tecnici dovranno offrire un insegnamento DNL in lingua straniera nel quinto anno: è certo che norme transitorie verranno emanate dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti e l’Autonomia Scolastica, ma un forte sforzo dovrà essere messo in atto da scuole e docenti per organizzare iniziative che coinvolgano i docenti in un continuo percorso di sviluppo professionale.
Inutile negare la complessità dei problemi emersi dall’applicazione delle numerose norme, ma è indubbio che la metodologia CLIL stia aprendo nuove prospettive per la scuola italiana in quanto si offrono occasioni reali di uso della lingua, si avviano dinamiche interattive e collaborative, si favorisce l’integrazione dei curricoli, si promuove il plurilinguismo, sviluppando le condizioni essenziali per creare il futuro docente “europeo”.

[N.d.R. Di prossima pubblicazione il Quaderno della Ricerca E-CLIL – Per una didattica innovativa, a cura di Gisella Langé e Letizia Cinganotto, e con una prefazione di Carmela Palumbo, Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e per l’Autonomia scolastica del MIUR]

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Gisella Langé

Ispettore tecnico di Lingua Straniera e consulente in ambito di politiche linguistiche presso il MIUR. In qualità di esperta presso la Commissione Europea e il Consiglio d’Europa ha partecipato a numerosi gruppi di lavoro e progetti finalizzati allo sviluppo di politiche linguistiche, curricoli linguistici, metodologie dell’insegnamento delle lingue straniere, educazione interculturale e progettazione di formazione per docenti in presenza e online.

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