La voce è insostituibile

Tempo di lettura stimato: 6 minuti
Le storie, lette ad alta voce, creano complicità e favoriscono la condivisione di emozioni e sentimenti. Una sorta di meraviglia che si costruisce giorno per giorno, parlando e cantando per il neonato fin dai primi momenti di vita, ripetendo filastrocche e ninne nanne, e in seguito creando con lui storie di cui è protagonista o commentando insieme immagini particolarmente significative.
Gianni Rodari.

Condividere la lettura nel quotidiano è uno strumento per formare individui che saranno “studenti” anche terminato l’obbligo scolastico, poiché continueranno a cercare nei libri la possibilità di ampliare i loro orizzonti. Leggere ad alta voce permette di accompagnare il bambino prima e il giovane poi, dall’asilo nido al liceo, promuovendo la continuità educativa attraverso una situazione emotivamente coinvolgente. Con la lettura si attiva un processo empatico grazie al quale il narratore riesce a entrare nel lettore attraverso la voce, presenza fisica che anima il libro e i suoi personaggi. Questo rapporto di empatia permette di provare quello che prova l’altro, trovarsi nella sua pelle.

Benefici della lettura

La lettura ad alta voce è un impegno pedagogico; tale strategia dovrebbe essere utilizzata in ambiente domestico, così come nei servizi educativi per l’infanzia e in altri contesti formativi. Si tratta di un’attività che crea effetti positivi a vari livelli, e stimola la crescita del bambino sul piano cognitivo, linguistico, emotivo e relazionale. Ricerche condotte già negli anni Ottanta rilevano che la lettura a voce alta facilita e sviluppa in modo profondo e articolato sia l’interazione sociale che quella verbale tra bambini. Costruisce le basi di un rapporto “affettivamente caldo” con il libro e tra lettore-ascoltatore; crea l’abitudine all’ascolto; stimola la realizzazione d’immagini mentali. Inoltre consolida il linguaggio, potenziando il desiderio di imparare e facilitando l’apprendimento di conoscenze specifiche della lingua scritta e sul suo significato.

Comunicazione verbale e non

Ancor prima d’identificarsi con i personaggi del racconto, i bambini s’identificano con il lettore, decodificano gesti, sorrisi e smorfie e sono contagiati dalle sue emozioni. Ogni adulto che legge una storia a voce alta ha un suo specifico modo di farlo; ciò che è fondamentale è riuscire a catturare l’attenzione del bambino, interessarlo e divertirlo attraverso i gesti e la modulazione della voce. È possibile incoraggiare il bambino a prendere parte attivamente alla storia facendogli ripetere suoni e parole, terminare le frasi o semplicemente intervenire nel racconto.

Se l’aspetto verbale è l’aspetto dominante di questa attività, è opportuno riflettere sulla valenza formativa della comunicazione non verbale durante la lettura ad alta voce. Tra la diade lettore-ascoltatore, infatti, s’instaura un rapporto alimentato da continui scambi non verbali, una relazione fisica. Solitamente i bambini piccoli sono tenuti in braccio o in grembo per favorire la concentrazione e l’osservazione del testo; con i più grandi è consigliabile mantenere un contatto visivo continuo e costante, per accertarsi che l’attenzione sia mantenuta e condividere le emozioni grazie allo sguardo, uno sguardo complice che accompagni la lettura. Ancor prima d’identificarsi con i personaggi del racconto, i bambini s’identificano con il lettore, decodificano gesti, sorrisi e smorfie e sono contagiati dalle sue emozioni. Leggendo, l’adulto fornisce un modello di comportamento.

Gianni Rodari.

Trucchi del mestiere

Se una buona parte del successo è determinata dalla scelta del libro, è tuttavia opportuno conoscere una serie di “trucchi del mestiere” che facilitano il compito di chi legge ad alta voce.
In generale, una buona conoscenza della storia proposta è l’elemento chiave per trasmettere entusiasmo, poiché è possibile arricchire la lettura con elementi extralinguistici che conferiscono significato e mostrano partecipazione emotiva. La lettura ad alta voce richiede allenamento e una forte preparazione: gli sforzi vanno rivolti a sollecitare l’attenzione dei piccoli lettori verso l’oggetto libro in quanto tale, composto da parole e da immagini. Se si mostrano al bambino i percorsi per arrivare al significato di ciò che si legge, in lui nasceranno capacità autonome di scoperta delle tracce di senso offerte dal libro.

Conoscere la storia; fare attenzione al ritmo; non leggere troppo velocemente.Un ulteriore aspetto da tenere presente è il ritmo. Già gli uomini primitivi hanno iniziato a raccontarsi storie unendo voci, suoni e battiti per comunicare paura o gioia, vittoria o sconfitta. Le storie in versi sono impiegate in ambito educativo per memorizzare precetti e regole di comportamento; più tardi per stimolare fantasia e creatività. Negli ultimi decenni l’attenzione rivolta alla lettura ad alta voce ha stimolato la produzione di testi ritmico-sonori, poiché i libri scritti con i “ritmi giusti” si leggono facilmente e mostrano la potenzialità e la ricchezza del linguaggio.

Infine, fondamentale: la lentezza. Un errore comune è quello di leggere troppo velocemente: ciò non permette la creazione di uno spazio fisico e mentale per compiere un percorso personale nel testo. La lettura ad alta voce effettuata lentamente stimola la capacità di ascolto, dilata i tempi di attenzione e favorisce la creazione d’immagini mentali, inoltre permette lo sviluppo della competenza e della capacità simbolica che il bambino. A tal proposito, Vygotskij sostiene che è proprio la funzione creatrice dell’immaginazione a caratterizzare la vita umana: il libro rappresenta senza dubbio una fonte inesauribile di stimoli e di impulsi per la creazione di elaborazioni personali. I bambini, infatti (quelli piccoli in particolare), amano rileggere o farsi rileggere il medesimo testo più volte, e prediligono che ciò avvenga lentamente, per viverlo con piacere e tranquillità finché le curiosità e le emozioni non siano esaurite. Leggere una storia richiede pochi minuti, ma necessita di una disponibilità interiore maggiore rispetto al tempo effettivo.

Nel 1966, Rodari scriveva: “La voce della madre, del padre (del maestro), ha una funzione insostituibile. Tutti obbediamo a questa legge, senza saperlo, quando raccontiamo una favola al bambino che ancora non sa leggere, creando, per mezzo della favola, quel ‘lessico famigliare’ (con la ‘g’ come vuole Natalia Ginzburg) nel quale l’intimità, la confidenza, la comunione tra padri e figli s’esprimono in modo unico e irripetibile. Ma quanti hanno la pazienza di leggere una favola ai figlioli, magari anche quando già sanno leggere da soli, o saprebbero ma sono pigri per farlo, o lo fanno abitualmente, ma pure hanno bisogno, di quando in quando, di non essere soli con la favola?”.

Bibliografia essenziale

Batini F., Giusti S. (a cura di), Imparare dalla lettura, Loescher, Torino 2013
Bettelheim B., Zelan K., Imparare a leggere (1981), trad. it., Feltrinelli, Milano 1982
Freschi E., Il piacere delle storie. Per una didattica della lettura nel nido e nella scuola dell’infanzia, Edizioni Junior, Parma 2013
Rodari G., De Luca C., Scuola di fantasia, Editori Riuniti, Roma 1992
Valentino Merletti R., Leggere ad alta voce, Mondadori, Milano 1996
Valentino Merletti R., Paladin L., Libro fammi grande. Leggere nell’infanzia, Idest, Campi Bisenzio 2012
Vygotskij L. S., Immaginazione e creatività nell’età infantile, Editori Riuniti, Roma 1973

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Giulia Fantechi

È laureata in Scienze della formazione continua, educazione degli adulti e scienze pedagogiche presso l’Università degli Studi di Firenze. Frequenta la Scuola di Narrazioni Arturo Bandini. Lavora come educatrice in una cooperativa sociale di tipo A.

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