A trent’anni di distanza, saranno proiettati in versione restaurata 4K Film blu (1993), Film bianco (1994) e Film rosso (1994). La trilogia rappresenta una sorta di testamento cinematografico di Kieślowski, scomparso prematuramente nel 1996 per problemi cardiaci. Nato a Varsavia nel 1941, dopo gli studi accademici in campo teatrale e cinematografico cominciò la sua carriera nel settore documentaristico, per poi rivelare il tuo talento a livello internazionale con i dieci episodi del famoso Decalogo (1988). Seguirà il successo di La doppia vita di Veronica (1991) e la consacrazione definitiva con la Trilogia del Colore.
L’opera è ispirata alle parole manifesto della Rivoluzione Francese, Liberté, Égalité, Fraternité, rappresentate simbolicamente dai colori del tricolore: Blu, Bianco e Rosso. I film rappresentano tre atti di un unico discorso cinematografico, che costituisce il punto più alto della poetica dell’autore polacco.
La trilogia offre a Kieślowski l’opportunità di mettere a fuoco e approfondire la sua indagine sui sentimenti umani e sul senso profondo della vita. Una riflessione drammatica e struggente, che tocca i temi del dolore, della perdita degli affetti, delle speranze tradite, del peso del passato, del vuoto esistenziale, dell’imponderabile e imprevedibile destino.
Il suo cinema, rarefatto e rigoroso, si materializza sullo schermo in dialoghi essenziali, in sguardi assoluti e in silenzi rivelatori di senso, tenuti insieme da una messa in scena carsica, che rivela la sua potenza espressiva proprio in un processo di sottrazione, di ricerca di profondità e di verità. Un cinema che, quasi in un paradosso ontologico, sembra voler rinnegare la superficie dell’immagine, per proiettarsi negli abissi oscuri e misteriosi dell’inconscio, del non detto e dell’invisibile.
I tre film non si limitano a mettere in scena un racconto, tra le immagini e le parole si aprono vertiginosi spazi che svelano voragini sentimentali con cui lo spettatore è chiamato a confrontarsi e a fare i conti. Il cinema di Kieślowski non è tranquillizzante e consolatorio, ma inquieto e destabilizzante, scomodo e irriverente. Alla fine della trilogia, ognuno sceglierà il suo colore, il suo film preferito, ma resterà comunque l’impressione di aver fatto un profondo viaggio dentro sé stessi, anche in territori dell’anima che non si è soliti frequentare.