La riforma dell’istruzione degli adulti

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Alla ricca stagione di riflessioni accademiche, pedagogiche e metodologiche (immediatamente precedente e successiva alla pubblicazione dell’ordinanza ministeriale 455 del 1997), è seguito, a partire dal 2006, un quinquennio durante il quale il dibattito sull’istruzione degli adulti si è concentrato su questioni burocratiche: il conferimento dell’autonomia al sistema educativo rivolto agli adulti, la creazione di strutture formative dedicate a tale pubblico e l’attestazione della conoscenza della lingua italiana da parte degli stranieri.

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Il lungo iter che riscrive il sistema nazionale di istruzione degli adulti si è concluso nell’autunno del 2012. Il 4 ottobre dello stesso anno, dopo aver acquisito i pareri del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, della Conferenza unificata, del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari competenti, il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato lo schema di regolamento recante «Norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo e didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali […]». Il provvedimento è finalizzato a superare il “deficit formativo” della popolazione italiana che vede oltre 28 milioni di cittadini privi di un titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado, mentre l’80% della popolazione adulta non possiede i requisiti sufficienti a garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza. Attualmente l’offerta formativa per adulti è erogata dai CTP, Centri Territoriali Permanenti (nell’anno scolastico 2012-2013 quelli attivi sono circa 542), e dai corsi serali per il conseguimento di un titolo di scuola superiore. Istituiti con l’ordinanza ministeriale 455 del 1997, i CTP sono strutture allocate presso istituzioni scolastiche di primo o secondo grado che erogano attività specifiche per gli adulti, con finalità anche di promozione e arricchimento delle conoscenze e competenze di base (alfabetizzazione funzionale).
Con il nuovo assetto definito dal regolamento, il sistema di istruzione destinato agli adulti rimane sostanzialmente immutato e gli adulti che rientrano in formazione si trovano di fronte a due canali, proprio come accade oggi: i nuovi Centri per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) e gli istituti tecnici, professionali e i licei artistici. Ai CPIA compete la realizzazione dei percorsi per il conseguimento del titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione, per la certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di base connesse all’obbligo di istruzione, e per i percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana per i cittadini stranieri. Gli istituti tecnici, professionali e i licei artistici continueranno a offrire percorsi d’istruzione finalizzati al conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado.

Una nuova tipologia di scuola
L’elemento di novità è rappresentato dal conferimento dell’autonomia ai Centri: i CPIA costituiscono, infatti, una tipologia di scuola autonoma dotata di un proprio assetto organizzativo e didattico, articolato in reti di servizio; dispongono di un proprio organico, di organi collegiali al pari delle altre istituzioni scolastiche, seppure adattati alla particolare utenza; sono organizzati in modo da stabilire uno stretto contatto con le autonomie locali, con il mondo del lavoro e delle professioni.
Ai Centri possono iscriversi gli adulti, anche stranieri, che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età, che non hanno assolto l’obbligo di istruzione o che non sono in possesso del titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione. I cittadini stranieri possono iscriversi ai percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana. A seguito di specifici accordi tra Regioni e Uffici Scolastici Regionali, e in presenza di particolari esigenze, possono iscriversi anche coloro che hanno compiuto il quindicesimo anno di età. Alle istituzioni scolastiche sede di corsi serali possono iscriversi gli adulti, anche stranieri, che sono in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, nonché coloro che hanno compiuto il sedicesimo anno di età e che, già in possesso del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione, dimostrano di non poter frequentare il corso diurno. In relazione alla specificità dell’utenza, i percorsi di istruzione degli adulti vengono riorganizzati in percorsi di primo livello, di secondo livello, di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana.
Quelli di primo livello, erogati dai CPIA, sono articolati in due periodi didattici: il primo finalizzato al conseguimento del titolo conclusivo del primo ciclo di istruzione; il secondo al conseguimento della certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di base connesse all’obbligo d’istruzione e relative alle attività comuni a tutti gli indirizzi degli istituti tecnici e professionali.
I percorsi di secondo livello, erogati dagli istituti tecnici e professionali, sono articolati in tre periodi didattici: il primo finalizzato all’acquisizione della certificazione necessaria per l’ammissione al secondo biennio con riferimento alle aree di indirizzo del primo biennio; il secondo al conseguimento della certificazione necessaria per l’ammissione all’ultimo anno con riferimento alle aree di indirizzo del secondo biennio; il terzo all’acquisizione del diploma di istruzione tecnica o professionale.Infine, i percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana sono erogati dai CPIA e vengono finalizzati al conseguimento di un titolo attestante una conoscenza della lingua non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. I percorsi di primo livello relativi al primo periodo didattico (ossia ex licenza media) hanno un orario complessivo di 400 ore, destinato allo svolgimento di attività e a insegnamenti obbligatori relativi ai saperi e alle competenze attesi in esito ai percorsi della scuola secondaria di primo grado. In assenza della certificazione conclusiva della scuola primaria, l’orario complessivo può essere incrementato fino ad un massimo di ulteriori 200 ore, in relazione ai saperi e alle competenze possedute dallo studente. Tale quota può essere utilizzata anche ai fini dell’alfabetizzazione in lingua italiana degli adulti stranieri.
I percorsi di primo livello relativi al secondo periodo didattico hanno un orario complessivo pari al 70% di quello previsto dai corrispondenti ordinamenti degli istituti tecnici o professionali per l’area di istruzione generale; i percorsi di secondo livello di primo, secondo e terzo periodo didattico, hanno un orario complessivo pari al 70% di quello previsto dai corrispondenti ordinamenti degli istituti tecnici o professionali con riferimento all’area di istruzione generale e alle singole aree di indirizzo.

Gli esami di Stato conclusivi
La valutazione degli apprendimenti è definita a partire dal «Patto formativo individuale», stabilito con ciascun utente in modo d’accertare le competenze degli adulti in relazione ai risultati d’apprendimento attesi in esito a ciascun periodo didattico, con l’obiettivo di valorizzare le competenze comunque acquisite dalla persona in contesti formali, non formali e informali.
Il primo periodo didattico dei percorsi di primo livello e il terzo periodo didattico dei percorsi di secondo livello si concludono  con un esame di Stato, per il rilascio rispettivamente del titolo di studio conclusivo della scuola secondaria di primo grado e del titolo di studio conclusivo dei percorsi d’istruzione tecnica, professionale e artistica. L’esame di Stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione risulta enormemente modificato e consiste in:
1. tre prove scritte, di cui la prima in italiano, la seconda in una delle lingue straniere indicate nel «Patto formativo individuale», la terza riguardante i risultati di apprendimento relativi all’asse matematico;
2. la prova scritta a carattere nazionale predisposta dall’Invalsi;
3. il colloquio pluridisciplinare.
Anche gli organi collegiali subiscono un adattamento in ragione dell’utenza: il consiglio di classe è composto dai docenti del gruppo di livello e da tre studenti eletti dal relativo gruppo; la rappresentanza dei genitori nel consiglio di istituto e nella giunta esecutiva è sostituita con la rappresentanza degli studenti.
L’aspetto caratterizzante e maggiormente innovativo del regolamento riguarda le modalità per rendere sostenibili gli impegni orari e di frequenza degli adulti che rientrano in formazione attraverso:
1. il riconoscimento dei crediti formali, informali e non formali precedentemente acquisiti;
2. la personalizzazione del percorso di studio;
3. la fruizione a distanza di una parte del percorso;
4. la realizzazione di attività d’accoglienza e orientamento finalizzate alla predisposizione del Patto formativo individuale.
Per quanto riguarda il riconoscimento dei crediti, il regolamento prevede che i Centri realizzino in maniera organica e con una visione sistemica accordi di rete con gli istituti tecnici e professionali finalizzati alla costituzione di apposite commissioni per il riconoscimento di saperi e competenze formali, informali e non formali e per la definizione del Patto formativo individuale. Sappiamo bene quanto sia difficoltoso il dialogo tra scuole di ordini diversi, ma è fondamentale incominciare a costruire relazioni partendo, forse, da quelle buone pratiche e sperimentazioni che in alcuni territori hanno dato vita a veri e propri sistemi territoriali.
Mi riferisco in particolare all’esperienza della Commissione Valutazione Crediti (CO.VAL.CRE.) che dal 2004 opera in provincia di Bologna, riconosce crediti formali, informali e non formali, facilita il rientro in formazione di centinaia di persone ogni anno coinvolgendo, in un’ottica di sistema, tutti i CTP e tutti i serali del territorio.
Una spinta per la costruzione di reti territoriali finalizzate al riconoscimento di crediti viene anche dalla recente legge di riforma del mercato del lavoro (Legge Fornero). In particolare nei commi da 51 a 68 dell’art. 4 si definiscono gli aspetti essenziali delle politiche in materia di apprendimento permanente da determinare a livello nazionale; si disciplina l’istituzione di reti territoriali di servizi d’istruzione, formazione e lavoro; si delega il governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali, con riferimento al sistema nazionale di certificazione delle competenze; si prevede un sistema pubblico nazionale di certificazione delle competenze basato su standard minimi di servizio omogenei su tutto il territorio nazionale, raccolti in repertori codificati a livello nazionale o regionale che fanno riferimento a un repertorio nazionale dei titoli d’istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali.
La riorganizzazione del sistema d’istruzione degli adulti, attuata presso i CPIA e nei corsi serali funzionanti presso le istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria, sarà tanto più efficace e in grado di rispondere in maniera attenta ai bisogni della popolazione adulta e dei lavoratori quanto più sarà sostenuta da una forte programmazione territoriale che, oltre alle scuole, veda coinvolti enti locali, comuni, province, regioni, imprese, associazioni datoriali e dei lavoratori, università. Le istituzioni scolastiche devono sfruttare tutte le potenzialità offerte dall’autonomia ed essere capaci di creare reti per governare gli aspetti connessi alla flessibilità didattica, progettare e offrire nuove modalità di fruizione a distanza dei contenuti, certificare competenze tenendo conto delle esigenze del mercato del lavoro, reperire e quindi gestire fondi e risorse non necessariamente legati ai finanziamenti statali e ministeriali.

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Emilio Porcaro

Dirigente scolastico del CTP Besta di Bologna. Dal 1999 si occupa di istruzione degli adulti e dell’integrazione linguistica e sociale degli stranieri. Ha ricoperto incarichi di coordinamento, consulenza in progetti provinciali e nazionali.

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