La nascita dell’athleticism nelle public schools vittoriane

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La storia di come, nelle scuole inglesi della seconda metà dell’Ottocento, si cominciò a vedere nella pratica degli sport di squadra un importante strumento pedagogico. Da «La ricerca» #14, “Corpi intelligenti”.
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H. Rousseau, “I giocatori” (particolare), 1908, l’anno della prima partita internazionale di rugby, fra Inghilterra e Francia, The Guggenheim Museum, New York.

Per public schools si intende un numero limitato di collegi per ragazzi esistenti in Inghilterra e Galles. La designazione iniziò a essere utilizzata all’inizio del XIX secolo per definire una serie di grammar schools più importanti.
Durante la seconda metà del XIX secolo, una specifica commissione, chiamata Clarendon Commission, indagò su nove tra le scuole più affermate del regno. Un rapporto pubblicato dalla commissione costituì la base del Public Schools Act, datato 1868. In questa legge, una public school era definita come un istituto aperto al pubblico pagante proveniente da qualsiasi parte del Paese, al contrario, ad esempio, di una scuola locale aperta solo ai residenti della zona o di una scuola religiosa frequentabile solo dai membri di una certa Chiesa.
La legge riconobbe formalmente lo status di public school alle nove scuole oggetto dell’indagine della Clarendon Commission: Eton, Westminster, Winchester, Charterhouse, St. Paul’s, Merchant Tailors’, Harrow, Rugby e Shrewsbury. Durante il XIX secolo, queste scuole non attiravano solo i ragazzi aristocratici, anzi la maggior parte degli studenti proveniva dalle classi medio-alte.
Uno di questi istituti era appunto la Rugby School, fondata nel 1567. Come molte di queste scuole, aveva inizialmente lo scopo di insegnare gratuitamente la grammatica ai ragazzi poveri della città di Rugby e dell’area circostante, nelle Midlands. Tuttavia, nei primi decenni del XVIII secolo era diventata la seconda più grande scuola in Inghilterra, con un sistema di houses per gli alunni residenti provenienti da tutte le isole britanniche e anche oltre.

All’origine dell’uso pedagogico dello sport

Durante l’epoca vittoriana, il sistema educativo britannico subì alcuni importanti cambiamenti – come già detto – che alla fine portarono allo sviluppo dell’ideologia dell’athleticism, ossia alla voga delle pratiche sportive utilizzate come importante strumento pedagogico.
Gli sport iniziarono ad avere un ruolo chiave nella formazione fisica e morale dei giovani destinati a formare la classe dirigente, sia del Paese che dell’Impero. I figli dell’aristocrazia terriera giocavano da sempre a scuola ma, fino alla prima metà del XIX secolo, gli insegnanti non erano interessati a queste attività; piuttosto, tolleravano i giochi degli studenti, punendo ogni occasionale comportamento scorretto.

I figli dell’aristocrazia terriera giocavano da sempre a scuola ma, fino alla prima metà del XIX secolo, gli insegnanti non erano interessati a queste attività.

Una famosa frase, attribuita a Lord Wellington, dice che «La battaglia di Waterloo è stata vinta sui campi da gioco di Eton»: in realtà è abbastanza improbabile che il famoso generale abbia effettivamente potuto pronunciato simili parole, anche perché la realtà delle scuole del tempo non le giustificava: infatti, quando Wellington frequentò Eton – dal 1781 al 1785 – i giochi sportivi all’aria aperta non facevano parte del programma scolastico, basato sullo studio dei classici, anche se nel tempo libero gli studenti potevano scorrazzare per la campagna, pescando e cacciando. Questo modello sarebbe rimasto intatto durante i cinquanta anni seguenti.

Thomas Arnold, preside della Rugby School tra il 1828 e il 1841, fu uno dei più importanti riformatori del sistema educativo nelle public schools inglesi. Una descrizione piuttosto accurata della vita nella Rugby School degli anni Trenta può essere letta nel romanzo di Thomas Hughes, Tom Brown’s Schooldays, pubblicato nel 1857. L’opera è un punto di riferimento per il genere delle school novels inglesi e rappresenta, in un contesto finzionale, l’azione di Arnold sui rituali e sulle istituzioni scolastiche. L’autore, Thomas Hughes, un ex allievo di Rugby, scrisse il libro come una sorta di lezione, di guida per suo figlio.
Il romanzo fu un grande successo, una delle opere più popolari della letteratura giovanile del XIX secolo. In esso, il giovane Tom Brown, figlio di uno squire [un possidente] di campagna, viene inviato alla Rugby School, dove, attraverso una serie di lezioni morali – impartite anche sui campi di football e cricket – si forma secondo il modello del gentiluomo vittoriano.

Il romanzo descrive aspetti importanti dell’organizzazione della scuola, come l’importantissimo prefect-fagging system, una pratica educativa tradizionale nei collegi britannici, in cui gli alunni più giovani erano tenuti a fungere da servitori personali per i ragazzi più anziani, in particolare quelli del Sixth Form, che corrispondeva all’ultimo anno di corso. Il sistema era nato come una struttura progressiva atta a mantenere l’ordine nei dormitori, limitando di fatto l’autorità l’autorità dei dirigenti scolastici ai soli momenti delle lezioni.

Il fagging implicava diritti e doveri ben definiti per entrambe le parti. L’anziano – a volte chiamato fag-master o prefect, o prepostor – proteggeva le sue matricole (o fags) ed era responsabile della loro buona condotta. In caso di problemi al di fuori della classe, lo studente giovane doveva rivolgersi a lui, non a un docente o al preside e, tranne nei casi più gravi, tutti gli incidenti erano trattati dal fag-master sotto la sua responsabilità e senza ricorrere all’intervento del corpo insegnante.
Ovviamente, questo sistema spesso degenerava in abusi e atti di bullismo, come il romanzo di Hughes testimonia attraverso il personaggio di Flashman, il prepotente della School House, il cattivo della storia, colui che incarna gli aspetti negativi della vita scolastica.

Dallo sport alla teologia, attraverso l’etica

Uno dei protagonisti del romanzo di Hughes è il Doctor, una rappresentazione immaginaria di Thomas Arnold, preside della Rugby School. Arnold era un devoto cristiano e credeva che la vita umana fosse una costante lotta contro il male. Considerava le dimensioni morali e spirituali della vita molto più importanti di quella meramente intellettuale. Per lui, il sistema scolastico doveva principalmente servire a costruire il carattere dei ragazzi e a preparare i giovani studenti alla vita adulta. Il suo scopo ultimo era formare dei Christian gentlemen. La religione doveva influenzare ogni aspetto della vita quotidiana. 

Arnold non rivoluzionò il sistema scolastico: lo migliorò secondo le sue convinzioni, rifiutando alcune parti e sviluppandone altre. Decise di sradicare Thomas Arnold, preside della Rugby School, era un devoto cristiano, e considerava le dimensioni morali e spirituali della vita molto più importanti di quella meramente intellettuale. Per lui, il sistema scolastico doveva principalmente servire a costruire il carattere dei ragazzi e a preparare i giovani studenti alla vita adulta.dalla vita degli studenti alcune cattive abitudini, come il gioco d’azzardo, la distillazione dei liquori nelle loro stanze, il possesso di armi e la piaga del bullismo. Perfezionò il prefect-fagging system scegliendo personalmente i fag-masters secondo la loro statura morale e il loro senso di responsabilità. Un prepotente come il personaggio di Flashman in Tom Brown’s Schooldays – influente tra gli studenti a causa della ricchezza di suo padre – non sarebbe stato all’altezza del ruolo.
Il prefect system creò quindi una struttura gerarchica che insegnava il servizio, il controllo e l’affidabilità, valori che erano considerati fondamentali per il funzionamento della società vittoriana. Erano anche più importanti della curiosità intellettuale e della brillantezza. Tom Brown incarna le virtù e la mentalità di questo sistema. La cappella della Rugby School divenne il cuore dell’istituto, dove Arnold espresse le linee guida della sua riforma nei suoi sermoni domenicali.

A Thomas Arnold è stato spesso attribuito un ruolo importante nello sviluppo dell’athleticism e dei “giochi organizzati” nell’educazione dei ragazzi. Tuttavia, occorre puntualizzare che probabilmente il maggiore contributo diretto della famiglia Arnold alla pratica sportiva venne dalla moglie di Thomas, Mary, che ebbe l’idea di riservare abiti speciali per il football per risparmiare i normali vestiti dei ragazzi dal fango. 

In Arnold non si riscontra lo stesso entusiasmo per l’elemento fisico e atletico che aveva caratterizzato la scrittura di Tom Brown’s Schooldays da parte di Thomas Hughes. È con qualche difficoltà che possiamo inquadrare la sua opera nella prospettiva della Muscular Christianity, il movimento teologico, fondato 15 anni dopo la sua morte, che abbinava la cura della salute fisica e della “mascolinità” allo sviluppo della moralità cristiana, considerando entrambi gli aspetti dei doni di Dio e puntando, anche attraverso la pratica sportiva, alla formazione di cristiani forti e dal carattere “virile”. Il successo di questa corrente di pensiero contribuì in modo decisivo all’educazione delle classi dirigenti, in Gran Bretagna e nelle terre controllate dagli inglesi. 

Tuttavia, la gestione di Arnold fu fondamentale per lo sviluppo dei giochi organizzati per due motivi: innanzitutto, perché li consentì. Fino al suo arrivo i ragazzi della Rugby School praticavano molti tipi di giochi e competizioni atletiche, e continuarono a farlo dopo la sua morte. Si può obiettare che non avesse altra scelta se non tollerare questa consuetudine, e che qualsiasi tentativo di proibire o controllare un aspetto così centrale nella cultura dei ragazzi avrebbe potuto essere fatale per la sua direzione. In ogni caso, Arnold credeva fermamente in un caposaldo dell’ortodossia educativa liberale: lo sviluppo, nell’alunno, dell’autonomia responsabile. 

I ragazzi governavano le proprie questioni attraverso delle commissioni, chiamate levies. La levy del Sixth Form aveva piena autonomia sulle attività ricreative: riceveva le iscrizioni dei ragazzi agli sport, raccoglieva i fondi necessari e assumeva sportivi professionisti come istruttori.
La politica della “porta aperta” di Arnold funzionò bene, dando inizio a una tradizione che continua ancora oggi. La crescita del culto per lo sport a Rugby può essere considerata come il prezzo pagato da Arnold per la cooperazione dei ragazzi nel mantenere la disciplina e realizzare le riforme che desiderava. 

Il secondo motivo per cui Arnold è importante nella storia dello sport è che ne definì i contenuti morali.
Riportando le parole di Hughes, nella Rugby School di Arnold c’erano giochi “pagani” e giochi “cristiani”. Le attività “pagane” includevano forme di caccia e pesca di frodo e, naturalmente, il gioco d’azzardo. Invece, i giochi erano cristiani se praticati entro i limiti di una “condotta da gentiluomini”. Quindi, da un certo punto di vista, il contributo di Arnold alla storia dello sport moderno è fondamentale, perché ne circoscrisse l’etica. 

È generalmente riconosciuto che, nella prima metà del XIX secolo, i giochi tradizionali in Inghilterra, praticati fin dal Medioevo e caratterizzati da una certa dose di violenza e disordine, erano in costante e netto declino. La nuova Inghilterra delle classi medie esaltava l’industria e la moderazione: proprio il contrario di quanto caratterizzava i giochi popolari tradizionali. In breve, a coloro che volevano praticare i giochi tradizionali mancavano sempre più il tempo, lo spazio e la libertà necessarie.

Nella Rugby School di Arnold c’erano giochi “pagani”, il gioco d’azzardo, la caccia e la pesca di frodo, e giochi “cristiani”, fondati sull’etica.

Al contrario, i ragazzi della Rugby School avevano tutte queste cose a disposizione: avevano lunghi pomeriggi per le attività ricreative; avevano un pezzo di terra recintato, “the Close”, ben adeguato allo scopo; e questo significava che non dovevano più dedicarsi a giochi improvvisati nei cimiteri locali, come facevano una volta. I loro giochi discendevano da quelli tradizionali della zona, ma rinnovati dai ragazzi provenienti da altre regioni e persino da altri Paesi. Principalmente, non avevano interferenze, né da parte delle autorità scolastiche né da quelle civili. E le famiglie di molti studenti disponevano di denaro da investire nelle strutture da dedicare ai giochi. Sicuramente, la tradizione ludica britannica fu rianimata nelle public schools.

Il cricket, che era già un gioco molto popolare sia tra le classi alte che tra la gente comune, acquisì in questa fase lo status di disciplina morale, capace di infondere valori come spirito di squadra, cooperazione, lealtà, rispetto della leadership, rispetto delle decisioni dell’arbitro, dignità sia nella vittoria che nella sconfitta. Carattere ed eccellenza morale uniti nelle nozioni di sportività e fair play, che il cricket rappresentava al più alto livello. Il gioco fu associato a espressioni come “playing with the team”, “keeping a stiff upper lip”, “playing with a straight bat”, che assunsero un significato metaforico; la frase “it is not cricket” cominciò a essere usata per significare “non è equo, non è accettabile”.

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William Webb Ellis dà inizio al gioco del rugby, cromolitografia anonima, 1893, apparsa su un testo scolastico d’epoca vittoriana.

L’origine (mitica) del rugby

Venendo al football, dobbiamo prima sottolineare che c’erano vari modi di praticare questo gioco, che questo esisteva in alcune forme popolari da molti secoli e che, al tempo di cui stiamo parlando, quasi ogni public school aveva la propria versione di football. La scuola di Rugby, ovviamente, aveva il suo che sarebbe stato all’origine del moderno gioco del rugby. Ma tutti quei giochi erano football, tutti usavano in diversa misura sia le mani che i piedi e la distinzione tra rugby e calcio non esisteva ancora, si sarebbe verificata più tardi.

L’origine del gioco del rugby, secondo una tradizione radicata, si dovrebbe a un episodio occorso nel 1823 alla Rugby School, quando uno studente, William Webb Ellis, avrebbe preso la palla tra le mani e, contravvenendo alle regole del tempo, avrebbe cominciato a correre in avanti, così iniziando la tradizione del rugby football, opposta a quella del gioco che privilegiava l’uso dei piedi.
Questo è solo un mito, un episodio che molto probabilmente non è mai accaduto: non vi è alcuna certezza storica della sua effettiva occorrenza, non c’erano regole scritte in quel momento ed Ellis non poteva essere il primo giocatore a correre con la palla tra le braccia. È stato diffuso per ragioni la cui spiegazione eccederebbe lo spazio e lo scopo di questo articolo. 

Molto più importante dell’episodio di William Webb Ellis, per la futura storia del rugby, è stata la descrizione di una partita di football in Tom Brown’s Schooldays. Anche se frutto di una finzione narrativa, fu questa partita a portare il gioco e i suoi valori fuori dalla scuola, in Gran Bretagna e in tutto il mondo. La futura popolarità del codice di football della Rugby School è dovuta in gran parte al notevole impatto di questo romanzo.
Il football esisteva in alcune forme popolari da molti secoli e, al tempo di cui stiamo parlando, quasi ogni public school aveva la propria versione di football.Qualunque cosa si possa pensare di Hughes, come romanziere o moralista, non ci possono essere dubbi sulla portata del suo lascito. Sebbene non sia molto studiato nei dipartimenti di letteratura, infatti, il romanzo è ancora ampiamente letto e ha ispirato diversi libri e film contemporanei. I suoi temi di virilità, sportività, dovere cristiano, resistenza fisica e morale al bullismo, divennero una sorta di ortodossia morale ed educativa in tutto l’impero britannico. Hughes fu molto influente anche negli Stati Uniti (dove fondò due città chiamate Rugby) e, attraverso scrittori come Hippolyte Taine e Pierre De Coubertin, in Francia.

Il modello della Rugby School si diffuse in tutto il Paese. Il rapporto della commissione Clarendon lo aveva apertamente appoggiato, elogiando la Rugby School come una «istituzione nazionale, un luogo di educazione e fonte di influenza per l’intero Regno». Le scuole più vecchie, come Harrow, riformarono il curriculum secondo le linee dettate da Arnold e i nuovi istituti, come Hailebury e Clifton, adottarono integralmente la filosofia di Rugby. In effetti, le aspettative della classe media riguardo la vita nelle public schools si plasmarono, in gran parte, attraverso la lettura del libro di Hughes e questo fece sì che molte scuole adottassero i suoi principi per attrarre nuovi studenti. 

Nel 1870, undici docenti che avevano prestato servizio a Rugby, agli ordini di Arnold o dei suoi successori, erano diventati presidi di altre importanti scuole, creando una rete professionale e favorendo un nuovo concetto moderno di sport nelle scuole pubbliche: un football giocato entro tempi e in luoghi fissi, su terreni contrassegnati da linee bianche; squadre con un numero di giocatori definito e guidate da “capitani”; esistenza di regole scritte e stampate; nascita di una terminologia specifica; divise da gioco, come le maglie bianche della School House di Rugby, presto adottate dalla nazionale inglese. Ma, in questo processo, i ragazzi di Rugby furono più importanti dei presidi: in effetti, queste caratteristiche, oggi presenti negli sport moderni, furono sviluppate in piena autonomia dagli studenti di Rugby a metà del XIX secolo, e hanno direttamente influenzato una mezza dozzina di versioni di football, compresi i codici nazionali di Australia, Canada e Stati Uniti.

L’ideale dell’athleticism si affermò definitivamente e l’esercizio fisico fu utilizzato come un mezzo altamente efficace per inculcare preziosi e funzionali obiettivi educativi, come il coraggio fisico e morale, la lealtà e la cooperazione, la capacità di agire in modo equo e di prendere bene la sconfitta, la capacità di comandare e di obbedire. Erano soprattutto gli sport di squadra a essere considerati molto efficaci per insegnare quei principi essenziali per il buon funzionamento della società vittoriana, esportati in tutto l’Impero dai funzionari che si formavano nello stesso sistema scolastico, giacché appartenenti alle classi dirigenti. La nuova élite allargata, formata da membri della nobiltà e dell’alta borghesia, condivideva la stessa educazione, giocava insieme sugli stessi campi scolastici e così si creava un legame che garantiva la coesione della società vittoriana. 

Lo sviluppo degli sport in Gran Bretagna può essere considerato come parte di un più ampio processo verificatosi nella cultura europea del XIX secolo, che pose generalmente l’accento sulla cura del corpo e portò alla moda della ginnastica prussiana e scandinava, normalmente legata al nazionalismo e al militarismo. Ma lo sport britannico era qualcosa di diverso rispetto a questa tendenza romantica che sottolineava l’importanza dell’allenamento fisico.

La cultura dell’athleticism divenne una parte dominante dell’istruzione dell’élite britannica.

I giochi di squadra aggiungevano una componente ludica e morale che mancava alla ginnastica. La cultura dell’athleticism divenne una parte dominante dell’istruzione dell’élite britannica. Gli sport divennero obbligatori in molte public schools e le abilità atletiche cominciarono ad avere la precedenza sul profitto accademico. La frase più comunemente usata per condensare la filosofia della Muscular Christianity era il motto di Giovenale “Mens sana in corpore sano”. Ma per Thomas Hughes e altri pensatori britannici, una mente sana non significava soltanto una mente colta, ma una moralmente pura.

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Enrico Martines

È docente nel Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali presso l’Università di Parma. Oltre che di letteratura portoghese e brasiliana, si occupa anche degli aspetti socioculturali della storia dello sport in Gran Bretagna e nell’Impero britannico, nonché del legame tra identità nazionale e sport. Su questo argomento ha scritto “Play the game! Come gli inglesi inventarono lo sport moderno”, Libreria Universitaria Edizioni, Padova 2016.

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