Il potere della parola

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Il recente decreto sui libri digitali, nel ridefinire i tempi della loro introduzione, ha dato il via a un dibattito – a volte polemico – sulla questione della validazione editoriale; soprattutto però ha riportato all’attenzione l’importanza dei libri di testo nella mediazione didattica, non importa su quale supporto, tradizionale o elettronico, poiché essi offrono “un percorso di riferimento conforme alle indicazioni nazionali dei piani di studio”, rendono opportunamente uniformi e standardizzati “percorsi e obiettivi di apprendimento” e organizzano “contenuti complessi in un percorso narrativo e argomentativo autorevole”.

 

A far sì che la discussione possa uscire dall’attuale fase, contraddistinta dall’opinionismo selvaggio – particolarmente attivo sui social network – e dal crearsi di schieramenti che “tifano” a priori per l’una e l’altra ipotesi, ovvero per l’impiego esclusivo o per il rifiuto preconcetto dei libri digitali a scuola, possono essere utili due convegni, che si svolgeranno uno di seguito all’altro di qui a pochi giorni.
Si comincia il prossimo 9 novembre a Pisa presso la Scuola Normale Superiore con “Uno nessuno centomila. Libri di testo e risorse digitali per la scuola italiana in Europa”. Al mattino è in programma un dibattito che vede coinvolti molti tra i soggetti che negli ultimi tempi si sono occupati della questione da punti di vista diversi e in prospettiva teorica o intellettuale. Al pomeriggio, invece, vi sarà una tavola rotonda su esperienze in atto e idee e progetti per il futuro.
Si prosegue il 16 dello stesso mese a Firenze, dove, nell’ambito del Convegno Nazionale “L’innovazione tecnologica nella scuola italiana e i capi di istituto. Quali orientamenti per una politica sostenibile ed efficace?”, organizzato dal Dipartimento di scienze della formazione e psicologia dell’Università, con la collaborazione di diversi enti pubblici e privati, si svolgerà un dibattito sul tema “Libro cartaceo e digitale”, volto a individuare soluzioni operative didatticamente significative e a focalizzare i differenti processi cognitivi coinvolti e le diverse finalità assegnabili alle due soluzioni, in termini sia di vantaggi sia di criticità.
Un impiego di strumenti innovativi non più sperimentale ed estemporaneo, ma strutturale e costante, richiederebbe per altro a tutti docenti di modificare in misura assai ampia il proprio bagaglio professionale. Il processo di acquisizione delle nozioni tecniche e delle conoscenze giuridiche necessarie all’uso consapevole ed efficace di dispositivi e contenuti digitali, nonché di riflessione su implicazioni etiche, prospettive cognitive, atteggiamenti metodologici e capacità progettuali, inoltre, va governato, non affidato a spontaneismo, velleitarismo, forzature.
Poiché mi troverò ad animare il dibattito fiorentino, proporrò pertanto queste domande: come è possibile valutare la qualità culturale e didattica dei libri di testo digitali? Come fare a prevedere, organizzare e rendicontare un’autentica verifica dei risultati di apprendimento e un’efficace individuazione degli eventuali aspetti critici conseguenti all’utilizzo di questi strumenti? Come riuscire, infine, a garantire la sostenibilità delle acquisizioni e delle pratiche professionali richieste all’insieme dei docenti italiani da un ingresso a pieno regime degli strumenti di mediazione didattica di tipo digitale sullo scenario della scuola?

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Marco Guastavigna

Insegnante nella scuola secondaria di secondo grado e formatore. Tiene traccia della sua attività intellettuale in www.noiosito.it.

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