Skip to content

Il marketing militare negli USA

Tempo di lettura stimato: 13 minuti
Il sistema di coscrizione negli Stati Uniti ha da sempre sollevato importanti questioni relative alla giustizia sociale, per il suo impatto sproporzionato sulle minoranze e i cittadini a basso reddito. Oggi la sfida principale è attrarre nuovi reclutamenti. Anche passando dalle aule scolastiche. L’articolo di apertura del Dossier del numero 27 de La ricerca.
Due soldatesse durante una esercitazione. Photo Shutterstock.

La storia della coscrizione negli Stati Uniti ha attraversato cambiamenti significativi, passando da un sistema di arruolamento volontario a uno obbligatorio, per poi tornare a essere volontario. Durante il periodo coloniale, le colonie facevano affidamento su milizie di volontari, ma in alcune circostanze gli uomini bianchi adulti erano obbligati a prestare servizio militare, soprattutto in periodi di conflitto.

Durante la Guerra civile (1861-1865), l’Enrollment Act del 1863 introdusse la coscrizione per tutti gli uomini tra i 20 e i 45 anni. Tuttavia, era possibile evitare il servizio pagando una tassa o trovando un sostituto, il che generò forti tensioni sociali culminate nelle sommosse di New York del 1863 tra i lavoratori irlandesi, che si sentivano svantaggiati e presero di mira gli ancor più svantaggiati afroamericani.

Nel 1917, con l’ingresso degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale, il Selective Service Act rese obbligatoria la registrazione per il servizio militare, eliminando la possibilità di esenzioni tramite pagamenti. Entro la fine del conflitto, 24 milioni di uomini si erano registrati. Durante la Seconda guerra mondiale, il Selective Training and Service Act del 1940 istituì la coscrizione anche in tempo di pace; tra il 1940 e il 1946, oltre 10 milioni di uomini furono arruolati con un forte sostegno popolare.

Il passaggio all’arruolamento volontario

Durante la Guerra di Corea (1950-1953), il Selective Service Act del 1948 richiese la registrazione per il servizio di tutti gli uomini tra i 18 e i 26 anni, arruolando oltre 1,5 milioni di persone.

Tuttavia durante la Guerra del Vietnam (1955-1975) la coscrizione divenne sempre più impopolare. Il sistema di leva presentava gravi disparità sociali, poiché gli studenti universitari e i giovani benestanti potevano ottenere esenzioni per motivi di istruzione o salute. Di conseguenza, il peso della leva ricadeva principalmente sui giovani delle classi lavoratrici e su minoranze etniche come gli afroamericani e gli ispanici. Le tensioni sociali continuarono a crescere con l’aumento dei costi umani della guerra. I movimenti pacifisti e di protesta, in particolare tra giovani e studenti, aumentarono, culminando in atti simbolici come il rogo delle cartoline di leva. Nel 1969, il presidente Nixon introdusse una lotteria per rendere il sistema più equo, ma le proteste continuarono. Infine, nel 1973, a causa delle crescenti pressioni sociali e politiche, gli Stati Uniti abolirono la coscrizione obbligatoria, passando a un sistema di arruolamento volontario. 

Il Selective Service System oggi

Dal 1973 l’arruolamento negli Stati Uniti è stato basato sul volontariato, anche se il Selective Service System è rimasto operativo per poter reintrodurre la leva in caso di necessità. Attualmente, tutti gli uomini sono obbligati per legge a registrarsi entro 30 giorni dal loro diciottesimo compleanno. Questa norma si applica non solo ai cittadini americani e ai residenti permanenti, ma anche agli immigrati irregolari, ai richiedenti asilo o ai rifugiati.

La mancata registrazione può precludere l’accesso a determinati lavori governativi, a borse di studio federali e ai prestiti studenteschi. Gli immigrati che non si registrano entro il termine stabilito possono incontrare difficoltà a ottenere la cittadinanza.

Sebbene non comune, il mancato rispetto dell’obbligo di registrazione può tecnicamente comportare multe o pene detentive. Anche se dal 1986 il Dipartimento di Giustizia non ha perseguito casi di mancata registrazione, la legge prevede pene fino a cinque anni di prigione e/o una multa di 250.000 dollari per chi non adempie a questo obbligo. Non sono tenuti a registrarsi le donne, i cittadini con disabilità gravi e i membri delle forze armate in servizio o arruolati nelle accademie militari. La registrazione non comporta un immediato arruolamento, ma serve a garantire che il governo possa organizzare rapidamente un sistema di leva in caso di emergenza nazionale o di guerra su larga scala. Se la leva venisse riattivata, la selezione dei coscritti avverrebbe tramite un processo di lotteria, simile a quello utilizzato durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, e poi durante la Guerra del Vietnam.

Problemi di reclutamento

Negli ultimi anni, le forze armate statunitensi hanno incontrato difficoltà sempre maggiori nel raggiungere i loro obiettivi di reclutamento. I dati resi disponibili nel 2022 da USAREC (U.S. Army Recruiting Command, l’ente dell’esercito responsabile del reclutamento) mostrano che l’esercito regolare ha raggiunto solo il 74,8% dell’obiettivo prefissato di 60.000 reclute, mentre la riserva ha totalizzato il 62,1% del proprio target di 14.650 nuovi membri. Una carenza evidente anche in settori specifici: per le operazioni speciali sono state reclutate solo 2.783 persone su un obiettivo di 3.678, mentre la missione medica e i cappellani hanno raggiunto il 90% degli obiettivi, segno di una difficoltà diffusa e trasversale.

Un elemento critico riguarda la demografia delle reclute. Sempre i dati del 2022 di USAREC mostrano che la maggior parte delle reclute proveniva da pochi stati: otto stati avevano contribuito per circa il 50% delle reclute dell’esercito regolare, con Texas, California e Florida in testa.

Solo il 16% erano donne, mentre gli afroamericani e gli ispanici costituivano rispettivamente il 23,2% e il 22,2% delle nuove leve.

Sono cifre che indicano una rappresentanza significativa di afroamericani e ispanici nelle forze armate, superiore alla loro percentuale della popolazione complessiva degli Stati Uniti (circa 14% per gli afroamericani e 19% per gli ispanici, secondo i dati dell’ultimo censimento). Questo suggerisce che questi gruppi etnici sono relativamente più propensi a intraprendere la carriera militare rispetto ad altri gruppi, per motivi legati alle opportunità economiche e ai benefici offerti dal servizio militare, come l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria.

Le cause della crisi

Le difficoltà nel reclutamento derivano da una serie di fattori complessi. Uno dei principali è l’attrattiva economica del settore privato. Con tassi di disoccupazione storicamente bassi, le aziende hanno adottato strategie sempre più aggressive per attirare nuovi talenti, offrendo salari competitivi, benefit generosi e condizioni lavorative più flessibili. In particolare, i settori della tecnologia e dei servizi hanno assorbito una larga parte della forza lavoro giovane, sottraendola a potenziali arruolati. Le aziende private, oltre a salari interessanti, offrono vantaggi completi come l’assistenza sanitaria, il finanziamento delle tasse universitarie e congedi parentali retribuiti, garantendo carriere meno rischiose e la possibilità di trascorrere più tempo con amici e familiari.

Nell’autunno del 2022 il programma Joint Advertising Marketing Research & Studies (JAMRS), gestito dal Dipartimento della Difesa, ha condotto un sondaggio tra giovani di età compresa tra 16 e 24 anni per capire la loro disponibilità ad arruolarsi e le ragioni per cui potrebbero non considerare una carriera militare. Il 90% ha dichiarato che difficilmente prenderebbe in considerazione l’arruolamento nell’esercito. Le principali ragioni indicate sono, in ordine decrescente: la paura di subire lesioni fisiche o morte, la possibilità di sviluppare PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder, un disturbo mentale che può svilupparsi dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico, come combattimenti militari, incidenti o violenze), la difficoltà nel lasciare famiglia e amici, e interessi di carriera in altri campi. Seguono l’avversione per lo stile di vita militare, preoccupazioni per il lungo impegno richiesto e la possibilità che il servizio interferisca con l’istruzione universitaria, la riluttanza a vivere in posti indesiderati, dubbi sulla propria idoneità e infine la possibilità di subire molestie o aggressioni sessuali.

Obesità e scarsa preparazione

Il problema dell’idoneità all’arruolamento negli Stati Uniti è diventato una questione sempre più critica per le forze armate. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dall’alto tasso di obesità tra i giovani. Secondo l’U.S. Army Recruiting Command solo il 23% degli americani di età compresa tra i 17 e i 24 anni risulta idoneo per il servizio militare, e una delle principali cause è il sovrappeso o l’obesità, che coinvolge oltre il 19% di questa fascia di popolazione. Altri fattori che limitano l’idoneità includono l’abuso di sostanze, condizioni fisiche, problemi di salute mentale e questioni legate all’atteggiamento e alla condotta.

Un recente studio di American Security Project (una think tank non-partisan che si occupa di questioni di sicurezza nazionale e globale) ha inoltre evidenziato un aumento preoccupante dell’obesità anche tra i militari in servizio attivo. Si stima che il 68% di essi sia sovrappeso o obeso, con un incremento del 79% dei disturbi alimentari tra il 2017 e il 2021. L’obesità non solo influisce sulle capacità operative, ma è anche una delle principali cause di infortuni e congedi medici all’interno delle forze armate.

Un altro ostacolo significativo all’idoneità riguarda la preparazione accademica. Molti candidati non raggiungono i punteggi minimi richiesti nei test standardizzati come il SAT o l’ASVAB (Armed Services Vocational Aptitude Battery), un esame utilizzato per determinare l’idoneità ai vari ruoli militari. L’ASVAB valuta competenze in aree come la matematica, la comprensione verbale e le abilità meccaniche, ma il livello di istruzione in calo in alcune parti del Paese fa sì che un numero crescente di giovani non riesca a superare questo test, restringendo ulteriormente il bacino di potenziali reclute.

Il cambiamento nell’opinione pubblica

A tutti questi problemi si aggiunge il fatto che negli ultimi decenni si è verificato un cambiamento lento ma inesorabile nella percezione dell’esercito da parte dell’opinione pubblica, in particolare dopo le guerre in Iraq e Afghanistan, conflitti che hanno comportato ingenti perdite e spesso risultati poco concreti o chiari. La crescente sfiducia nelle giustificazioni fornite per l’intervento militare e la richiesta di maggiore trasparenza da parte del governo hanno contribuito a un’immagine sempre più negativa delle forze armate.

Film, libri e documentari che raccontano le esperienze dei veterani hanno rafforzato questa percezione, mettendo in luce non solo il coraggio, ma anche le difficoltà dei reduci al ritorno dalla guerra, ad esempio problemi di salute fisica e mentale, isolamento e difficoltà di reinserimento nella vita civile. Parallelamente, anche il numero di individui che hanno familiari coinvolti nell’esercito è diminuito: nel 1995, il 40% dei giovani aveva un genitore che aveva prestato servizio nell’esercito, mentre nel 2022 questa percentuale era scesa al 12%. La mancanza di legami familiari con il mondo militare riduce la propensione dei giovani a prestare servizio.

Incentivi finanziari e opportunità di carriera

Per rispondere al calo degli arruolamenti l’esercito ha adottato diverse misure. Ha innanzitutto incrementato i bonus di firma e altri incentivi economici, specialmente per le posizioni in settori con alta richiesta.

Il GI Bill è uno dei principali incentivi offerti dalle forze armate statunitensi per attrarre reclute. Esso copre gran parte delle spese universitarie per i militari in servizio e i veterani, consentendo loro di frequentare college e università senza affrontare gli elevati costi delle rette. Questo vantaggio rende l’istruzione superiore più accessibile, specialmente per coloro che altrimenti non avrebbero i mezzi finanziari per permettersi un percorso accademico. Per molti giovani la possibilità di ottenere un’istruzione gratuita o a basso costo è un fattore determinante nella decisione di arruolarsi.

Il Future Soldiers Program offre un ulteriore incentivo, con un bonus di iscrizione che può arrivare fino a 6.000 dollari. Questo programma è particolarmente interessante per i giovani provenienti da famiglie a basso reddito, poiché fornisce un guadagno immediato prima dell’inizio del servizio militare vero e proprio.

Il marketing militare

La necessità di migliorare l’immagine del servizio militare e renderlo più accessibile e attraente per i giovani ha comportato una riorganizzazione dell’approccio al marketing e alla comunicazione da parte dell’esercito. Negli ultimi anni le campagne pubblicitarie sono state ampliate, sfruttando sia i media tradizionali sia quelli digitali. Spot televisivi, annunci su riviste e campagne sui social media, spesso in collaborazione con diversi influencer, sono utilizzati per mettere in evidenza le varie opportunità di carriera, la formazione professionale e i benefici associati al servizio militare. Si cerca soprattutto di presentare l’arruolamento non solo come un impegno, ma anche come un’opportunità di crescita personale e di acquisizione di competenze preziose da spendere nel mercato del lavoro “civile”.

Ultimamente l’esercito ha anche impiegato tecnologie emergenti. Attraverso dispositivi di realtà virtuale i partecipanti possono immergersi in ambienti militari simulati, vivendo situazioni reali che potrebbero affrontare nel servizio militare (operazioni di squadra, missioni di salvataggio o scenari di combattimento). Attraverso quiz, giochi e attività interattive, le app aiutano i potenziali reclutatori a valutare le loro abilità e interessi, suggerendo percorsi di carriera che si allineano con le loro competenze. Inoltre, queste app possono offrire informazioni sui requisiti di arruolamento, il processo di registrazione e gli incentivi disponibili.

Un altro esempio concreto di come l’esercito utilizzi le nuove tecnologie è l’organizzazione di tornei di videogiochi. Durante questi eventi, i reclutatori partecipano attivamente ai tornei, interagendo con i giovani appassionati di gaming. Questo crea un’atmosfera informale e accogliente, in cui i partecipanti si sentono a proprio agio nel discutere delle loro aspirazioni e delle carriere militari. Attraverso dimostrazioni e discussioni, i reclutatori spiegano ai partecipanti come le competenze sviluppate nel gaming — ad esempio la strategia, la comunicazione e la cooperazione – siano direttamente applicabili nel contesto militare. Durante gli eventi l’esercito distribuisce materiali informativi sui vantaggi del servizio militare, come il GI Bill, la formazione professionale e le opportunità di crescita personale e professionale.

La presenza nelle scuole

Una delle strategie di reclutamento più durature ed efficaci è la collaborazione con le scuole superiori e le università. Sin dalla Seconda guerra mondiale, le forze armate hanno cercato di instaurare un rapporto stretto con il sistema educativo per facilitare l’arruolamento.

Le visite dei reclutatori militari nelle scuole superiori sono una prassi consolidata. Durante questi incontri, i reclutatori tengono presentazioni, distribuiscono materiali informativi e dialogano direttamente con gli studenti riguardo ai vantaggi di una carriera militare.

Il programma No Child Left Behind (NCLB), introdotto nel 2001, ha avuto un impatto significativo sulla presenza dei militari nelle scuole. Con l’obiettivo primario di migliorare le prestazioni degli studenti e aumentare la accountability delle scuole, esso ha imposto agli istituti pubblici di fornire informazioni sulle opportunità di carriera, inclusi i programmi militari. Anche se NCLB è stato sostituito dal programma Every Student Succeeds Act (ESSA) nel 2015, molti dei suoi principi rimangono in vigore. Le scuole continuano a offrire informazioni sui programmi militari come parte delle loro politiche di orientamento professionale.

Il Junior Reserve Officers’ Training Corps (JROTC)

Una concreta forma di collaborazione tra le forze armate e il sistema scolastico è il Junior Reserve Officers’ Training Corps (JROTC), un programma opzionale attivo in migliaia di scuole superiori che si propone di fornire una formazione incentrata sulla disciplina, sui valori militari e sulla leadership, contribuendo a sviluppare la consapevolezza riguardo al servizio militare. Gli studenti che lo frequentano partecipano a una varietà di attività, tra cui lezioni teoriche su leadership, storia militare, educazione civica e preparazione fisica. Il programma include anche esercitazioni pratiche, come marce e attività varie nella comunità.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali del JROTC riguardo alla sua non finalità di reclutamento, numerose ricerche hanno dimostrato che circa il 40-45% dei cadetti finisce per arruolarsi nelle forze armate. Questo suggerisce che vi sia un chiaro legame con il reclutamento militare, sostenuto anche dal fatto che il Pentagono lo ha incluso nel suo bilancio di reclutamento.

Il programma ha suscitato diverse critiche riguardo alla sua diffusione nelle scuole urbane, dove molti studenti provengono da famiglie a basso reddito e da minoranze etniche. In questi contesti, esso risulta particolarmente allettante per le opportunità di borse di studio e di formazione militare che offre, spesso rappresentando l’unica alternativa disponibile in un panorama caratterizzato dalla mancanza di attività extracurricolari come programmi artistici e sportivi.

Questo fenomeno ha portato a una situazione frequentemente descritta come “coscrizione per povertà”. Nel 2017, circa il 20% dei militari statunitensi proveniva da quartieri in cui i redditi familiari erano inferiori alla media nazionale. La preoccupazione è che il JROTC possa fungere da via d’uscita economica per i giovani in situazioni difficili, piuttosto che una scelta consapevole per una carriera militare.

Condividi:

Francesca Nicola

Dottoressa in Antropologia all’Università Bicocca di Milano.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it