Il male non esiste

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Arriva finalmente nelle sale italiane uno dei film più attesi di fine anno: “Il male non esiste”, firmato da Ryūsuke Hamaguchi. Da alcuni anni il regista giapponese è entrato a far parte dell’élite dei più importanti autori del cinema contemporaneo.
Una scena del film.

Dopo essersi aggiudicato l’Orso d’Argento al Festival di Berlino del 2021 con Il gioco del destino e della fantasia, Hamaguchi ha ottenuto la consacrazione internazionale con il bellissimo Drive my car, vincitore del Premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes 2021, del Golden Globe e del Premio Oscar per il miglior film straniero nel 2022.

La sua nuova opera porta sullo schermo una storia ispirata al conflitto tra sfruttamento delle risorse naturali e rispetto dell’ambiente, toccando uno dei temi più attuali del dibattito politico e sociale del nostro tempo. Il film è il frutto dell’amicizia e della sintonia espressiva tra Hamaguchi e Eiko Ishibashi, autrice anche della colonna sonora di Drive my car. Dopo l’esperienza condivisa sul set, tra i due artisti è nato il desiderio di continuare a collaborare con l’intento di fondere musica e immagini in un nuovo lungometraggio.

La storia si svolge nei pressi di Tōkiō. Takumi vive con la figlia Hana in un piccolo paese dove l’esistenza è ancora scandita dai ritmi di un rapporto armonioso con la natura. Quando si sparge la notizia della prossima costruzione di un glamping, una sorta di campeggio a cinque stelle, che rischia di avere un impatto negativo sul territorio e sulla qualità delle falde acquifere, gli abitanti del luogo guardano con scetticismo il nuovo progetto. L’acqua è infatti uno degli elementi primordiali a cui la piccola comunità è più legata e la sorgente nel cuore della valle viene considerata un bene prezioso da preservare.

Una scena del film.

Hamaguchi crea un film immersivo, che mette in scena un microcosmo bucolico rappresentato attraverso la lentezza di una sinfonia di immagini naturali e di gesti rituali che appartengono alla vita di campagna. La vicina Tōkiō, dominata dalla moderna visione predatoria di un capitalismo che insegue il profitto a ogni costo, è lontana anni luce. Le coordinate spaziali e temporali sembrano separarsi irrimediabilmente per prendere traiettorie inconciliabili. Pochi chilometri rappresentano in realtà secoli di storia che dividono uomini e visioni del mondo.

Tuttavia, il film non si esaurisce nella contrapposizione tra uno sconsiderato sfruttamento delle risorse e una sensibilità ambientale in sintonia con le istanze ecologiste contemporanee, per entrare in un universo di regole naturali quasi disorientanti e per certi versi difficilmente comprensibili. L’opera a volte stenta a trovare una coerenza espressiva e mostra una certa difficoltà a fondere la dimensione lirica della musica e dei paesaggi con la narrazione.

Un film non facile, forse, da approcciare per chi è abituato ai ritmi del cinema mainstream. La visione richiede la disponibilità a mettersi in sintonia con una concezione spazio temporale ed etica lontana e ormai dimenticata. Forse proprio questo straniante gioco di contrasti, che porta dentro la storia, senza però mai riuscire a immedesimarsi nei personaggi, questo senso di incolmabile distanza esistenziale, è in fondo il vero tema del film.


Il male non esiste

Regia: Ryūsuke Hamaguchi
Con: Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryûji Kosaka, Ayaka Shibutani, Hiroyuki Miura.
Produzione: Giappone 2023
Durata: 106 minuti

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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