Il club

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Una casa isolata sulla costa cilena, quattro sacerdoti e una suora, l’anima nera della Chiesa cattolica. Il quinto film di Pablo Larraín.

“Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre” (Genesi 1:4)

Orso d’argento a Berlino e candidato cileno per il prossimo premio Oscar come miglior film straniero, Il Club è il quinto film di Pablo Larraín.
Il regista cileno, dopo il suo primo lungometraggio, Fuga (2005), si era già messo in luce nei principali festival internazionali con le sue precedenti opere.
Tony Manero, il sogno della Febbre del Sabato sera e la ricerca dell’effimera celebrità durante il periodo della dittatura di Pinochet, è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes del 2008.
Post mortem era in concorso al Festival di Venezia del 2010: attraverso una piccola storia privata, racconta la tragedia del colpo di stato di Pinochet del 1973 e delle persecuzioni nei confronti dei sostenitori di Salvador Allende.
Con NO – I giorni dell’arcobaleno presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2012 e candidato agli Oscar come miglior film straniero, Pablo Larraín narra un altro pezzo di storia del suo paese: il referendum indetto nel 1988 da Pinochet, sotto pressioni internazionali, per confermare il suo incarico di aper altri 8 anni. Un potere ottenuto in modo violento e illegittimo, con il colpo di stato che ha spazzato via il governo legittimo di Salvador Allende.

Dopo molti film ispirati alle drammatiche vicende storiche e sociali del suo paese, con Il Club Pablo Larraín dirige il suo sguardo verso un episodio apparentemente marginale, quasi straniante, che si svolge in un microcosmo altro: un universo apparentemente lontano dalla società, una piccola e misteriosa comunità di preti allontanati dalla Chiesa. Un mondo ecclesiastico che sicuramente il regista ben conosce, visto che è cresciuto in scuole cattoliche: “Ho incontrato diversi preti rispettabili, che hanno lavorato e vissuto sulla base di ciò che definiscono il cammino di santità, cioè quei sacerdoti che osservano la parola di Dio e si comportano proprio come guide spirituali, uomini onesti che predicano attraverso i loro esempi. Ho anche incontrato sacerdoti che oggi sono in carcere, o sono sottoposti a giudizio per diversi tipi di reati. Infine, sacerdoti che nessuno sa dove siano finiti, in qualche modo scomparsi”. Proprio questi ultimi, hanno sempre incuriosito Pablo Larraín: “Sono sempre stato tormentato dal destino di quei sacerdoti che vengono rimossi dai loro incarichi dalla chiesa stessa in circostanze completamente sconosciute, e allontanati dall’opinione pubblica”.

In un piccolo paese della costa cilena c’è una casa isolata, in cui vivono quattro sacerdoti e una suora. Si tratta di preti dall’oscuro passato, allontanati dalla Chiesa per i loro crimini e peccati.
Vivono giornate sempre uguali, scandite da rigide regole. Un piccolo microcosmo autistico e autoreferenziale, privo di contatti sociali. È l’anima nera della Chiesa cattolica, che cerca di nascondere al mondo chi si è macchiato di orrende colpe, confinandolo in una landa dimenticata, non solo dagli uomini.
Tutto scorre nell’apparente quiete quotidiana. Un luogo dominato da un silenzio che nasconde l’indicibile. Un connivente equilibrio di segreti, che sembra essere l’unico percorso esistenziale per non riaprire le ferite del passato. Una casa di preghiera che diventa regno dell’oblio, delle colpe individuali e della Chiesa stessa. Un buco nero dei crimini: pedofilia, violenza, traffico di bambini.

Ma questa sottile e fragile parvenza di quotidianità, che nasconde il lato oscuro dell’anima, deflagra e va in mille pezzi quando nella piccola comunità arriva un nuovo ospite, padre Lazcano. E sarà una vittima della perversione pedofila di quest’ultimo ad accendere la miccia: è un uomo che, davanti alla casa, comincia a elencare come un mantra liberatorio tutte le violenze sessuali subite quando era piccolo per mano di Lazcano. Il religioso gli va incontro con una pistola, se la punta alla testa e si uccide.

Toccherà a padre Garcia, gesuita e psicologo, inviato dalla Chiesa, cercare di fare chiarezza sul suicidio: tra interrogatori, indagini, menzogne, segreti, dubbi e orrende rivelazioni, padre Garcia si muove con lucido sgomento.
L’idea iniziale è chiudere la casa, ma con quale spiegazione? Che dire? Forse meglio chiudere dentro quella maledetta casa un altro orrendo segreto. Affogarlo nel silenzio d’inutili e rituali preghiere, dietro un’apparente normalità da salvaguardare a qualunque costo.
Questa è la nuova chiesa?

IL CLUB
Regia: Pablo Larraín
Con: Alfredo Castro, Roberto Farías, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking, Marcelo Alonso, José Soza, Francisco Reyes
Durata: 97 min.
Produzione: Cile, 2015

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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