Il caso tedesco e l’effetto Matteo

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Anche se favorisce l’avviamento al lavoro dei giovani in cerca di occupazione, la canalizzazione educativa precoce che contraddistingue il sistema educativo tedesco finisce per influire negativamente sull’uguaglianza delle opportunità. Dal Dossier del numero 19 de La ricerca, «Fondata sul lavoro». Traduzione di Francesca Nicola.
Operai e operaie al lavoro nello stabilimento della Zeus di Parabiago.

Le conseguenze sia intenzionali che non intenzionali della canalizzazione formativa precoce rappresentano una questione molto discussa (Bol e Van de Werfhorst,2013). Ci si chiede in particolare quale sia il loro impatto a lungo termine sull’educazione e sulle opportunità di vita degli studenti.

Utilità e svantaggi delle classi omogenee

Un argomento spesso addotto in favore della canalizzazione è che, separando gli studenti che apprendono rapidamente da quelli intellettualmente più lenti, è possibile progettare curriculum specializzati e classi omogenee, così da favorire l’apprendimento, che diventa più facile quando tutti gli studenti di un gruppo hanno la stessa capacità di concentrarsi sugli obiettivi formativi (Jacobs e Wolbers, 2018).

Tuttavia non tutti sono della stessa idea. Molti sostengono che la canalizzazione formativa svantaggi ulteriormente gli studenti che hanno prestazioni inferiori, gli stessi che spesso provengono da ambienti che non incoraggiano sufficientemente l’istruzione. Se consideriamo le relazioni fra pari, notiamo che classi eterogenee portano a un aumento dell’efficienza, e ciò dimostra che gli studenti che rendono meno hanno maggiori opportunità di aumentare le loro competenze se possono intrattenere discussioni di gruppo e condividere le motivazioni di quelli che vanno meglio (Hanushek e Woessmann, 2006). Portando a classi omogenee, una canalizzazione precoce può privare gli studenti di queste opportunità (Zimmer, 2003).

Canalizzazione e disuguaglianza

Un’altra preoccupazione comune è che la canalizzazione precoce porti a una disuguaglianza di opportunità, perché gli studenti con scarse abilità sono raggruppati in scuole di livello inferiore in cui il background familiare è determinante (Hanushek, 2019). E la conseguenza è che questi studenti svantaggiati hanno meno possibilità di frequentare l’università e di trovare occupazioni di prestigio (Müller e Shavit, 1998).

Diversi ricercatori hanno esplorato l’impatto della relazione fra canalizzazione e disuguaglianza usando i sistemi di valutazione internazionale su larga scala come PISA, TIMSS e PIRLS. Hanushek e Woessman (2006) hanno confrontato Paesi con canalizzazioni messe in atto in età diverse, concludendo che quelli con la più alta disuguaglianza tra scuole primarie e superiori sono anche quelli in cui la canalizzazione è precoce. Al contrario, i Paesi con la più bassa disuguaglianza tra scuole di primo e di secondo grado sono quelli in cui la canalizzazione avviene oltre l’età media stabilita da PISA. La Germania è il Paese con il più alto tasso di disuguaglianza, e guarda caso anche quello in cui è presente una canalizzazione formativa molto precoce (Woessmann, 2009).

Il peso del contesto 
familiare

È noto che il contesto familiare sia uno dei fattori che incide maggiormente sul rendimento scolastico (Woessmann, 2009). Se si considera che questo impatto avviene anche prima della canalizzazione, dobbiamo riconoscere che la disuguaglianza esiste anche a livello dell’istruzione primaria. Pertanto, la canalizzazione basata sul rendimento scolastico peggiora ulteriormente la posizione di svantaggio di coloro che hanno uno scarso rendimento, approfondendo ulteriormente le disuguaglianze. Di solito si definisce questo tipo di disparità come una “disuguaglianza di opportunità” (Betts e Roemer, 2007).

Schuetz e altri (2008) hanno approfondito il rapporto fra rendimento scolastico, background socioeconomico e politiche educative di diversi Paesi, scoprendo che la disuguaglianza di opportunità diminuisce notevolmente quando l’età della canalizzazione è ritardata. In altre parole, quanto più precocemente gli studenti sono orientati verso differenti percorsi formativi, tanto più le loro prestazioni dipendono dal retroterra familiare.

Focalizzandosi sulla relazione tra la canalizzazione e l’uguaglianza di opportunità, anche Woessmann (2009) ha mostrato che la differenza nelle prestazioni degli studenti provenienti da contesti socioeconomici diversi è piuttosto ampia in Paesi con una canalizzazione precoce. Bol e Van de Werfhorst (2013) hanno invece studiato gli effetti della canalizzazione sulle funzioni educative: quanto essa aumenta, aumenta anche il peso del background socioeconomico sui punteggi dei test scientifici e quindi l’uguaglianza di opportunità diminuisce.

Istruzione e
riproduzione sociale

Recentemente diversi studi (Bernardi 2016; Breen, 2005; 2010; Reicheltet, 2019) si sono concentrati sul ruolo dell’istruzione nella riproduzione sociale, un tema affrontato già nel 1973 da Pierre Bourdieu in Cultural reproduction and social reproduction. Queste ricerche assumono come un importante indicatore il grado di trasferibilità dello status economico delle famiglie attraverso le generazioni e si focalizzano quindi sui fenomeni connessi alle relazioni intergenerazionali e alla mobilità intergenerazionale del reddito.

Ad esempio, Dustmann (2004) ha mostrato che l’elevata correlazione generazionale che caratterizza la Germania ha strettamente a che fare con la precoce canalizzazione scolastica. Meghir e Palme (2005) hanno invece approfondito l’impatto della riforma scolastica svedese negli anni Cinquanta sul reddito degli studenti provenienti da famiglie meno istruite, concludendo che essa ha portato a un aumento della mobilità del reddito intergenerazionale.

Una ricerca simile è quella di Pekkarinen (2006), che si focalizza sull’impatto della riforma scolastica finlandese negli anni Settanta sulla mobilità del reddito intergenerazionale, mettendo in luce come essa abbia portato a una diminuzione del 20% della correlazione generazionale del reddito. Le due caratteristiche fondamentali di questa riforma sono state il rinvio dell’età della canalizzazione da 11 a 16 anni e l’aver presentato lo stesso curriculum, intensificato nei contenuti accademici, a tutti gli studenti fino all’età di 16 anni.

Posticipare la canalizzazione formativa sembrerebbe quindi portare da una parte alla diminuzione del ruolo del background familiare sul livello di istruzione e dall’altra all’aumento della mobilità educativa e alla diminuzione dell’elasticità del reddito intergenerazionale. Inoltre, il curriculum con contenuti accademici rafforzati ha un effetto positivo sul reddito degli studenti provenienti da famiglie non benestanti, generando di conseguenza una diminuzione della correlazione intergenerazionale del reddito (Pekkarinenet, 2006).

Reichelt e altri (2019) hanno studiato l’effetto della canalizzazione formativa sulla riproduzione sociale attraverso tre indicatori, ovvero l’età in cui viene messa in atto, la percentuale di differenziazione del curriculum e il numero di scuole. I risultati hanno rilevato che una diminuzione dell’età e un aumento della differenziazione fra curricula sono legati a una maggiore eredità educativa, cioè al peso delle famiglie di provenienza, e che il numero di tipologie di scuole è strettamente correlato al peso della condizione sociale di provenienza.

Da un lato, il rapporto tra il livello di istruzione della famiglia e lo status professionale è positivo e significativo in tutti i Paesi, dall’altra gli effetti diretti dell’eredità educativa e dell’origine sociale diventano più forti se la canalizzazione aumenta (Reichelt, 2019).

Operai al lavoro nello stabilimento della Zeus di Parabiago.

Canalizzazione e senso civico

Infine, la canalizzazione influisce anche sui comportamenti civici dei cittadini. Hyland (2006) ha dimostrato che gli atteggiamenti democratici si mantengono generalmente ad alti livelli quando la composizione delle classi è più eterogenea, mentre, al contrario, Janmaat e Mons (2011) hanno mostrato che nei Paesi in cui vi è maggiore canalizzazione essi sono meno pronunciati.

ol e Van de Werfhorst (2013) hanno studiato gli effetti della canalizzazione sulle funzioni educative, concludendo che la possibilità degli studenti di diventare cittadini attivi diminuisce quando il grado di canalizzazione aumenta. Sulla base di questi studi sembrerebbe che la canalizzazione precoce porti anche a una riduzione della cittadinanza attiva.

L’effetto Matteo

Sebbene non sia centrale nella letteratura sulla canalizzazione formativa, l’effetto Matteo è fondamentale per capirne le conseguenze negative a lungo termine (Perc,2014). L’effetto Matteo postula che il successo generi successo, che un ricco diventi più ricco. È stato anche definito vantaggio cumulativo, o attaccamento preferenziale, tutte espressioni che definiscono il fatto che ogni vantaggio tende a generare un ulteriore vantaggio. Nell’istruzione ciò comporta semplicemente che gli studenti che iniziano bene finiscono ancora meglio rispetto a quelli che partono male. Di conseguenza, se la canalizzazione formativa avviene precocemente, coloro che inizialmente hanno prestazioni scadenti, spesso anche a causa di altri fattori, ad esempio quelli economici, accumulano uno svantaggio intrinseco sempre più difficile da superare col passare del tempo.

L’effetto Matteo è stato reso popolare per la prima volta dal sociologo Robert K. Merton (1968), che si è ispirato al Vangelo di San Matteo, dove si dice che «A chiunque ha, sarà dato in abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha». Merton ha utilizzato questa frase per spiegare le discrepanze nel riconoscimento ricevuto per lo stesso lavoro da eminenti scienziati e da ricercatori sconosciuti. Ma già alcuni anni prima il fisico Derek J. de Solla Price (1965) aveva osservato un fenomeno simile studiando la rete di citazioni tra articoli scientifici, solo che aveva usato l’espressione vantaggio cumulativo. Il concetto oggi è impiegato per descrivere il modello generale di auto-rinforzo della disuguaglianza legata alla ricchezza economica, al potere politico, al prestigio, alla conoscenza e all’istruzione (Rigney, 2013). […]

Le spirali sociali

L’effetto Matteo contribuisce anche a una serie di altri fenomeni conosciuti nelle scienze sociali come “spirali sociali”. Alcuni esempi includono le dinamiche dell’inflazione, della disoccupazione e del debito pubblico, fenomeni tutti condizionati dalla possibilità che si inneschino processi di positive feedback loop, in cui cioè le tendenze in atto si autoalimentano sino a provocare aumenti esponenziali e fuori controllo.

Un’ottima e approfondita sintesi di questo meccanismo in campo educativo è quella di Stanovich (2008), dal titolo L’effetto Matteo nella lettura: alcune conseguenze delle differenze individuali nell’acquisizione della literacy. Essa offre un inquadramento concettuale utile per pensare lo sviluppo delle differenze individuali nella capacità di lettura, con particolare enfasi sulle relazioni reciproche. Gli studenti bravi a leggere diventano sempre più bravi e quelli meno capaci sempre meno capaci. A causa dell’effetto Matteo, le carenze di partenza nell’alfabetizzazione possono alimentare problemi di acquisizione di altre competenze, a volte destinati a durare tutta la vita. E rimanere indietro durante gli anni formativi della scuola primaria può creare svantaggi difficili da compensare perfino in età adulta (Stanovich, 2008).

Secondo l’effetto Matteo e sulla base dei dati forniti dalle ricerche sulla riproduzione sociale, ma anche, più banalmente, sulla saggezza dei racconti popolari, essere nati in povertà aumenta notevolmente la probabilità di rimanere poveri e ogni ulteriore svantaggio rende sempre più difficile sfuggire alla risacca economica. Lo stesso vale per la canalizzazione formativa precoce: orientando i giovani verso programmi formativi accademicamente meno impegnativi sulla base delle prestazioni scolastiche iniziali, essa chiude molte porte che altrimenti rimarrebbero aperte. Per questi motivi è fortemente consigliabile che la canalizzazione venga, se non abolita, per lo meno posticipata molto più in là di quanto avviene in Germania, e che laddove sia implementata essa sia il più aperta possibile, garantendo agli studenti la possibilità di cambiare idea e di scegliere in seguito un percorso formativo differente.


Tratto da: M. Ozer, M. Perc, Dreams and realities of school tracking and vocational education, in «Palgrave Communications», 2020, 6, pp. 1-7.

Traduzione di Francesca Nicola.

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Mahmut Ozer

è stato ministro dell’Educazione nazionale in Turchia.

Matjaž Perc

insegna Scienze Naturali e Matematica all’Università di Maribor, in Slovenia, e fa parte del Complexity Science Hub di Vienna.

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