Il tutto, per altro, è illustrato sull’home page del sito con la sobrietà dei contenuti e la snellezza del periodare e della sintassi che da sempre contraddistinguono le iniziative per la digitalizzazione del MIUR e della Pubblica Amministrazione in genere: “Cosa sono le Istanze OnLine. Il progetto POLIS (Presentazione On Line delle Istanze) ha come obiettivo lo snellimento dei procedimenti amministrativi. Esso è basato sul Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), che sancisce il diritto da parte dei cittadini ad interagire con la Pubblica Amministrazione, utilizzando gli strumenti offerti dalle tecnologie ICT in alternativa alle modalità tradizionali basate su moduli cartacei. In particolare tale normativa cita, tra le alternative atte a garantire in modo sicuro l’accesso ai servizi in rete delle pubbliche amministrazioni, quella che prevede l’uso di normali credenziali di accesso come codice utente e password, a condizione che le stesse consentano di accertare l’identità del soggetto richiedente i servizi. “Istanze On Line” vuole essere il primo passo verso questi nuovi scenari e rappresenta in definitiva una nuova modalità di presentazione delle domande connesse ai principali procedimenti amministrativi”.
Nonostante queste intenzioni, come sempre lodevolissime, negli ultimi tempi erano sempre più frequenti le segnalazioni da parte di singoli utenti e di interi uffici scolastici in merito a difficoltà nell’accedere al portale o nel portare a termine le procedure iniziate.
Il superiore ministero – dimostrando ancora una volta la propria straordinaria sensibilità alle istanze anche psicologiche del personale della scuola – ha prontamente ordinato una perizia tecnica, al termine della quale ha emesso la nota 91 del 15 gennaio 2015, con la quale ha svelato il mistero.
La colpa, insomma, è dei plutocrati di Google e di Mozilla, che osano non solo distribuire gratuitamente programmi di navigazione (rispettivamente Chrome e Firefox), ma anche aggiornarli con frequenza. E così nelle ultime versioni sono stati proditoriamente inseriti nuovi e più efficienti protocolli di protezione della navigazione, “rendendo pertanto i browser non più compatibili con le applicazioni presenti in ambito MIUR”. Posso tra l’altro personalmente confermare che le stesse difficoltà si hanno con Safari, programma di navigazione per computer MacOSX e per iPad.
Non si può non cogliere e apprezzare la delicatezza dell’uso dell’aggettivo “presenti”, che connota gli ambienti di lavoro, di una fragilità quasi umana. Espressioni come “concepite”, “appaltate”, “progettate”, “implementate”, “collaudate”, “pagate”, “non aggiornate” e così via, avrebbero restituito una fastidiosa immagine mercantile.
Con l’abituale alacrità e la nota efficienza i tecnici del MIUR si stanno ora adoperando per “risolvere il problema”. Probabilmente per evitare di metterli in una condizione di stress da eccessiva pressione, i “tempi di messa in esercizio” della certamente lungimirante soluzione “verranno comunicati successivamente”.
Nel frattempo vengono proposte due soluzioni, che hanno del geniale. Ritornare al passato, ripristinando le ultime versioni di Firefox o di Chrome. Oppure servirsi di Internet Explorer, l’unico browser a funzionare con un solo sistema operativo. Windows, of course.