Harry Potter per lettori incantati #5

Tempo di lettura stimato: 6 minuti
I poteri magici della letteratura, corso accelerato per babbani. Quinta puntata: percepirsi efficaci con la fortuna liquida e con lo Specchio delle Brame.

Una pozione
La Felix Felicis (chiamata anche fortuna liquida) è una pozione attraverso la quale – sostiene il professore di pozioni Horace Lumacorno di fronte ai suoi allievi – «scoprirete che tutti i vostri sforzi tendono ad avere successo». Il professor Lumacorno (Slughorn in inglese) è un tipo strano, reclutato da Silente per sostituire il professor Piton durante il sesto anno di scuola, raccontato nel romanzo Harry Potter e il Principe Mezzosangue (traduzione italiana di Beatrice Masini, Salani 2006). Appartiene alla casa dei Serpeverde ed è quindi ambizioso, furbo e intraprendente, avido di potere e di conoscenza. Tuttavia, si distingue per una particolarità: adora manovrare dietro le quinte per scegliere e formare i giovani che sono destinati ad avere potere. Per questo è stato molto vicino a Tom Riddle, divenuto in seguito Lord Voldemort, e ora desidera entrare in contatto con Harry Potter nonostante non appartenga alla sua casa.
Inoltre, Lumacorno è uno snob dai gusti raffinati, amante del lusso e delle feste, molto più aperto di mente degli altri Serpeverde e, per quanto non particolarmente coraggioso, fedele a Silente e quindi a Harry Potter. I suoi allievi prediletti entrano a far parte del Lumaclub, un gruppo esclusivo di maghi e streghe particolarmente dotati o appartenenti a famiglie prestigiose.

Soprattutto, Lumacorno ci interessa in quanto insegnante di pozioni. Solo un grande esperto, infatti, è in grado di preparare la pozione Felix Felicis, la cui difficile preparazione richiede almeno sei mesi di tempo. Il professore la offre in premio all’allievo o allieva che riuscirà a realizzare entro la fine della lezione un “distillato di Morte Vivente”. E naturalmente sarà Harry a vincerla, non perché sia davvero bravo con le pozioni (una delle sue materie sfavorite) ma perché è entrato in possesso di una copia del libro di testo annotata da un certo “Principe Mezzosangue”, da cui ricava tutte le informazioni utili a realizzare le pozioni in modo perfetto.

Una volta avuto il suo premio – conquistato in modo non propriamente onesto – Harry conserva la boccetta con cura. La utilizzerà per vincere un’importante partita di Quidditch, lo sport di squadra che si gioca a cavallo di scope volanti.

In realtà Harry non è così disonesto da usare la pozione per truccare la partita. Sa che è vietato dalla legge. Ma è sufficientemente furbo da far credere al suo amico Ron di avergli versato nel succo di zucca un po’ di pozione. È per questo che Ron, sicuro di avere dalla sua la fortuna, compie un’impresa straordinaria e gioca la migliore partita della sua vita.
«Hai parato perché ti sentivi fortunato, – spiega Harry al suo amico. – Hai fatto tutto da solo».

Questa pozione sembra tradurre in forma di incantesimo un celebre costrutto della psicologia, l’autoefficacia percepita, che corrisponde alla sensazione e percezione che l’individuo ha della propria efficacia rispetto a un compito, anche se non l’ha mai svolto. È ampiamente provato che le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono e agiscono. Ciò significa che – come accade a Ron quando crede di aver bevuto la pozione – le convinzioni della persona circa la propria effettiva possibilità di raggiungere il risultato influenzano i comportamenti e il risultato stesso.

Può essere utile, allora, per allenare questa capacità di percepirsi efficaci, simulare situazioni in cui sarebbe o sarebbe stato opportuno avere a disposizione una fialetta di pozione Felix Felicis. Quando, in che situazione concreta, di fronte a quale compito avresti desiderato sentire che i tuoi sforzi sarebbero stati destinati ad avere successo? Immagina.

Un oggetto magico
Lo specchio magico è uno degli elementi tipici della fiaba popolare europea. È utilizzato nel primo romanzo della saga, Harry Potter e la pietra filosofale, tradotto in italiano da Marina Astrologo per l’editore Salani (1998) e poi ritradotto da Stefano Bartezzaghi nel 2011 (sempre per Salani).

Proviamo a leggere un breve passo dal libro:

[…] di fronte a lui, c’era un oggetto che appariva fuori dal luogo in quell’aula, come se qualcuno ce l’avesse messo per toglierlo dalla circolazione. 
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d’oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In cima, portava incisa un’iscrizione: Erouc li am otlov li ottelfir non.

Le parole dell’iscrizione sono specularmente rovesciate, e dicono: “Non rifletto il volto ma il cuore”. In inglese: “erised stra ehru oyt ube cafru oyt on wohsi”, quindi “I show not your face but your heart’s desire”, da cui il nome originale Mirror of Erised). Nella traduziione di Bartezzaghi il nome dello specchio viene ribattezzato Specchio delle Emarb, mantenendo il gioco di parole dell’originale.

Si tratta, comunque, di un oggetto capace di che rendere palesi in forma di immagine i desideri profondi della persona che si specchia. Harry Potter, ad esempio, si vede circondato dai suoi genitori, entrambi morti nel tentativo di salvargli la vita.

È importante notare che non si tratta di un ricordo dei genitori scomparsi, bensì di una proiezione di un sé soddisfatto, felice di aver finalmente esaudito i propri desideri. Per questo lo Specchio tende a dare dipendenza. Lo stesso Harry è così attratto dallo Specchio – che gli dà la possibilità di stare coi suoi genitori morti – da non riuscire a staccarsene.

Per questo deve intervenire Silente, il preside di Hogwarts:

«Allora» disse Silente lasciandosi scivolare giù dal banco per venirsi a sedere a terra accanto a Harry. «Tu, come centinaia prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame […] Ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro». 

Nel film, Harry va a chiamare Ron per fargli conoscere i suoi genitori. Ma quando Ron si specchia non vede i genitori di Harry. Egli si vede Caposcuola e capitano di Quidditch, lo sport dei maghi, intento a sollevare la coppa che attesta la vittoria del campionato.

Ora, facendo attenzione agli ammonimenti di Silente, che invita Harry a non smarrirsi nel mondo dei sogni e a non dimenticarsi di vivere, prova a usare lo Specchio per vedere te stesso realizzato. Immagina di vedere te stesso o te stessa in una situazione e con le persone che consentono di dirti: ecco, ora ho realizzato i miei desideri.

[Leggi la quarta puntata, Incanto Patronus, la terza puntata, Riddikulus, la seconda, il Pensatoio di Silente, e la prima, sulla saga.]

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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