Granelli di sale e di senape

Tempo di lettura stimato: 15 minuti
Il Sistema periodico di Primo Levi al cuore di un percorso di ricerca-azione e di approfondimento interdisciplinare per due classi terze della scuola secondaria di primo grado*.
Le sculture e still-life di Brambilla, Ferrari, Bardi

La ricerca-azione, dalla fine

Scrivi brevemente tre cose che hai imparato e che ti sono rimaste impresse.
1) Che la suddivisione tra le materie scientifiche e letterarie è meno rigida di quanto pensassi. Primo Levi è uno scrittore e riesce a mettere le sue conoscenze scientifiche nei suoi racconti, senza creare un confine tra la chimica e la sua bravura di scrittore. 2) Che la chimica e i suoi elementi possono essere utili per comprendere non solo la materia che ci circonda, ma anche le persone, i rapporti umani. Come gli elementi hanno caratteristiche, punti di forza e punti deboli, anche le persone non sono semplici da comprendere. Paragonare una persona al ferro significa dire che è forte, ma anche che ha debolezze e come il ferro può “arrugginire”, sgretolarsi. 3) Che leggere racconti come quelli di Primo Levi è bellissimo perché in poche pagine riesce a comunicare tantissimi pensieri, a concentrare conoscenze e sentimenti che rimangono nella mente. Basta poco per dire tanto! – Vittorio Santoro, 3B

Per raccontare questa storia comincio dalla fine, da una delle risposte al questionario di autovalutazione compilato dalle studentesse e dagli studenti di terza SSIG coinvolti nel progetto. E forse basterebbero queste poche semplici parole – ma precise, ma attente – a restituire il senso e l’importanza del corposo lavoro svolto parte in presenza e parte a distanza tra febbraio e marzo del 2021 e dedicato al Sistema periodico di Primo Levi.

Basterebbero quelle parole, a ben guardare, non solo perché dimostrano che gli obiettivi del progetto sono stati pienamente raggiunti, ma anche perché mi sembra che giungano, con la forza dell’inconsapevolezza, come risposta definitiva alle annose questioni che travagliano la scuola delle “due culture”: prima fra tutte, appunto, l’artificiosa e oramai inaccettabile – ma pur sempre presente, strutturale, ineludibile – separazione fra materie, e fra materie umanistiche e scientifiche, per non parlare delle tecniche.

Questione complessa, questa, come le altre inerenti a una certa idea di didattica – di ieri, e di oggi – da cui siamo partiti per provare a forzare i confini, smontare alcune abitudini, mettere in discussione qualche luogo comune: converrà ripartire dal principio allora, con qualche riflessione, o meglio, con qualche domanda.

Domande e ipotesi

È possibile, ci siamo chiesti, creare un ambiente di apprendimento realmente incentrato sulle esigenze formative degli studenti, concretamente trasversale e interdisciplinare? Possibile, si intende, considerata la rigidità di strutture come i gruppi classe, l’orario scolastico, la separazione tra materie, la difficoltà di creare moduli di compresenza o di aprire le classi o di rendere fluido ed elastico l’orario – tanto più oggi, in tempi di coorti e distanziamento.

Questi rovelli si sono aggiunti a riflessioni più antiche, relative alla divisione tra saperi che regna ancora saldamente a scuola e che, radicata lontano nel tempo[1], stende la sua coda lunga fino a oggi, a dispetto di indicazioni esplicite e precise posizioni normative che muovono chiaramente verso la direzione opposta, quella della multidimensionalità, della trasversalità, della significatività delle proposte didattiche per studentesse e studenti lungo tutto il loro percorso di crescita.

Ecco, riconsiderando a posteriori il lavoro svolto, mi rendo conto che, alla base, c’è stato il tentativo di sostituire alla parola chiave purtroppo dominante nel corso degli ultimi mesi, separazione, un’altra parola, o meglio un altro concetto, educativo e civile al contempo, e ben più stimolante, da tutti i punti di vista: quello di integrazione, di scambio, proprio a partire dall’idea che l’ambiente di apprendimento non sia lettera morta all’interno delle Indicazioni nazionali ma piuttosto presupposto concreto e necessario per qualunque iniziativa didattica[2].

Al di là dei riferimenti normativi, a cui rimando per l’indispensabile prospettiva teorica e pedagogica che fa da orizzonte al percorso di ricerca-azione, mi preme richiamare qui proprio alcune caratteristiche dell’ambiente di apprendimento: inteso come spazio di azione, sia fisico sia virtuale, costruito e modellato di volta in volta in base alle specifiche esigenze formative ma anche sociali, emotive, affettive delle studentesse e degli studenti e, al contempo, pensato per favorire la pluralità del processo di apprendimento, che è complesso, interconnesso, difficilmente riducibile alla frammentazione disciplinare.

A tutto questo bisogna aggiungere l’apporto delle risorse tecnologiche e multimediali che negli ultimi mesi si sono imposte come mezzi della didattica e anche, significativamente, come ambienti veri e propri, ausiliari e talvolta alternativi a quelli fisici. «Il mezzo è il messaggio», recita l’adagio con cui McLuhan torna spesso nei discorsi su comunicazione e società: ed è inevitabile porsi il problema di quale comunicazione si instauri, mutato il mezzo, anche nella pratica didattica, che non può in nessun modo trasportare le proprie modalità – e idiosincrasie, in certi casi – dall’ambiente reale a quello virtuale senza un profondo ripensamento e un adeguato processo di traduzione.

Le sculture e still-life di Cervai, Irvine e Giacomoni.

Il sistema periodico

Provare a scardinare le separazioni tradizionali, dunque; e rendere significativo il contributo di risorse multimediali per la didattica, in un’ottica di apprendimento collaborativo e laboratoriale.

Queste le ipotesi di lavoro, a partire dalle domande espresse sopra e lungamente valutate dal team di docenti che hanno realizzato il progetto: Italiano, Scienze, Tecnologia, Arte che per i primi mesi dell’anno si sono concentrati sulla figura di Primo Levi e sulla raccolta di racconti Il sistema periodico, anche grazie ad alcune iniziative promosse dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e dalla Centrale dell’Acqua di Milano tra il 2019, centenario della nascita dello scrittore, e l’inizio del 2021. In particolare, la partecipazione al convegno di studi Il sistema periodico: “il volume più primoleviano di tutti” nel novembre 2020 e la mostra virtuale Primo Levi: figure ci hanno permesso di approfondire la riflessione preliminare e mettere meglio a fuoco alcuni aspetti della progettazione didattica.

L’idea, di base, era quella di proporre alle due classi terze la conoscenza della figura di Primo Levi come scienziato e come scrittore, al di là degli aspetti testimoniali legati all’esperienza della Shoah cui spesso si riduce lo studio dell’autore, tanto più nella scuola secondaria di primo grado.

Libro profondamente autobiografico, Il sistema periodico è, nelle parole dell’autore stesso, la storia di un mestiere, «con le sue sconfitte, vittorie e miserie, quale ognuno desidera raccontare quando sente prossimo a conchiudersi l’arco della propria carriera»[3]: autobiografia scandita dagli elementi chimici con cui lo scrittore ha avuto a che fare nel corso della propria carriera di scienziato e dai personaggi – reali o inventati – che con quegli stessi elementi chimici intrattengono rapporti vari, basati sulla somiglianza (come nei racconti Argon e Fosforo), o sul contrasto o l’antitesi (come in Arsenico e Zinco), o sul richiamo metonimico (come in Ferro)…

La materia e il carattere umano, dunque, in questo libro si definiscono in modo reciproco, «si compenetrano e si specchiano l’uno nell’altro»[4], creando una corrispondenza evidente tra i due piani e i due livelli di significato lungo cui si snoda la scrittura di Primo Levi: il mondo della chimica, dei processi naturali, dell’ordine, e quello della storia, delle storie, degli errori, degli esseri umani. «La chimica è l’arte di separare, pesare e distinguere: sono tre esercizi utili anche a chi si accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia», spiega Levi; e ancora: «scrivo proprio perché sono un chimico: il mio vecchio mestiere si è largamente trasfuso nel nuovo»[5]. Questa sintesi, questa consonanza, questa nuova logica che muove la narrazione e le parole abbiamo cercato di far cogliere alle studentesse e agli studenti a cui il progetto è stato dedicato, evitando le semplificazioni, utilizzando un approccio puramente induttivo, a partire dalla lettura e comprensione dei testi.

Il progetto

Qualche settimana di preparazione è stata necessaria per creare l’ambiente d’apprendimento giusto per questo progetto, uno “spazio” di lavoro in cui i gruppi potessero scegliere liberamente il modo più efficace di procedere per il completamento del compito e, al contempo, sentirsi costantemente accompagnati e guidati: diversi incontri di progettazione ci sono serviti per scegliere i racconti su cui lavorare (Idrogeno, Zinco, Ferro, Potassio, Nichel, Fosforo, Zolfo, Titanio, Arsenico, Azoto, Uranio, Argento; più Cerio, presentato dai docenti alla lezione introduttiva, e Carbonio, a conclusione del progetto); per formare gruppi misti, sia perché composti da ragazze e ragazzi delle due classi, sia per il bilanciamento delle competenze, fra “scienziati” e “letterati” il cui apporto integrato sarebbe stato indispensabile; per assegnare i racconti, secondo criteri ponderati sulla complessità del testo e il “carattere” dei vari gruppi; per preparare i testi con un ricco apparato di note fruibili autonomamente dai ragazzi e con alcune essenziali domande per guidare la comprensione. È stato poi creato un Padlet, bacheca virtuale in cui i gruppi avrebbero caricato il prodotto del loro lavoro in varie fasi[6].

Abbiamo iniziato in DAD, proprio per approfittare della possibilità di lavorare in gruppi misti tra le due classi grazie alla piattaforma didattica virtuale che consente di creare breakout rooms di lavoro simultaneo.

La prima lezione, introduttiva, è stata dedicata alla lettura e all’analisi del racconto centrale della raccolta, Cerio, unico ambientato all’interno del lager e dunque momento fondamentale per l’intera narrazione: nel Sistema periodico c’è una stagione che precede l’internamento ad Auschwitz e una che segue, ed era importante che i ragazzi comprendessero sin da subito che, per quanto imprescindibile e determinante, quel momento si inserisce però all’interno di una vita ricca e varia. Era importante, inoltre, che assaggiassero con la guida dell’insegnante alcuni elementi che poi avrebbero dovuto ricercare nei vari racconti: la precisione della lingua, l’abbondanza di figure retoriche, la tessitura di rimandi interni numerosi e solidissimi, la restituzione rotonda e vivida di personaggi e rapporti umani.

I lavori di gruppo sono poi iniziati con l’assegnazione dei racconti e di un foglio di lavoro dettagliato, con richieste relative agli aspetti letterari (individuare le descrizioni presenti nel testo; citazioni o riferimenti a particolari generi letterari – il giallo, la fiaba, il racconto di formazione… –, elementi autobiografici riferiti alla vita di Primo Levi, metafore che accostassero il carattere di certi personaggi con quello dell’elemento chimico trattato nel racconto), agli aspetti legati alla chimica (trovare informazioni sull’origine del nome dell’elemento, sulle principali reazioni in cui è coinvolto, sulla disponibilità in natura…), agli aspetti lessicali (anche nella polisemia di parole comuni che possono assumere declinazione specialistica e di cui la lingua di Primo Levi è consapevolmente ricca)[7].

L’ultima richiesta, che nel corso dei lavori è poi stata ribattezzata “la famigerata attività 5”, chiedeva di riflettere sul rapporto tra l’elemento chimico che dà il nome al racconto e il racconto stesso, cercando di esplicitare i modi in cui l’elemento risulta significativo per la narrazione e provando quindi a cogliere il livello di senso più profondo, il più nascosto.

In questa fase, i gruppi sono stati accompagnati in modo costante ma discreto dai due docenti di riferimento, e hanno invece sperimentato in maniera approfondita e completa le dinamiche dell’apprendimento fra pari e della soluzione di problemi, come si vede, anche piuttosto complessi: la suddivisione dei ruoli all’interno dei gruppi, la negoziazione dei contenuti, la soluzione di problemi, la costruzione di un’indagine coerente sono stati tutti passaggi svolti nell’autogestione interna a ciascun gruppo.

I fogli di lavoro sono dunque stati caricati sul Padlet in formato Word e successivamente utilizzati come base di informazioni per la presentazione orale, da restituire in plenum. Come ultima presentazione, abbiamo previsto una lezione trasversale, condotta dai docenti di Lettere e Scienze e dedicata a Carbonio, origine e fine del Sistema periodico, racconto-sineddoche, chiusura necessaria di un percorso così ricco e complesso.

Mentre si svolgeva questa fase del lavoro, siamo rientrati a scuola in presenza: il che da un lato ha comportato la necessità di completare l’analisi per semi-gruppi, in contatto dall’aula A all’aula B attraverso le chat o utilizzando, col distanziamento d’obbligo, lo spazio aperto del parco antistante le aule; dall’altra ha permesso di avviare la principale parte creativa collegata al progetto e affidata alle docenti di Tecnologia e Arte. Si è trattato di realizzare, questa volta individualmente, delle sculture in fil di ferro sul modello di quelle a cui lo stesso Primo Levi si è dedicato nel corso degli anni e che sono state oggetto di recenti esposizioni: il tema assegnato ai ragazzi è stato quello degli alberi, realizzati e poi fotografati in immagini di still-life.

La coda creativa si è estesa infine a un’attività di scrittura autobiografica, in cui le studentesse e gli studenti, ancora individualmente, hanno creato una breve scheda con il “loro” elemento: inventando un elemento chimico col loro nome, con peculiarità affini a quelle del carattere di ciascuno, con la capacità di stabilire legami in base alle reali relazioni tra loro, cercando di mantenere il rigore scientifico tanto nei contenuti quanto nello stile. Le cinquanta schede, dagli esiti anche molto divertenti, sono poi state ordinate in base al numero atomico e caricate nel Padlet Tavola a-periodica degli elementi[8].

Le sculture e still-life di Sirtori, Pipere, Terrizzano.

Valutazione, autovalutazione, metacognizione

Se la valutazione conclusiva dell’intero progetto si è basata su una griglia strutturata che ha tenuto conto delle osservazioni in classe, degli esiti dei vari lavori, delle competenze esercitate e degli obiettivi raggiunti, l’aspetto che mi sembra meriti una particolare attenzione è quello relativo alla metacognizione, rilevata dal questionario di autovalutazione finale.

In generale, i ragazzi hanno dimostrato di apprezzare la sfida rappresentata da un lavoro così complesso, condotto quasi completamente in autonomia, con il necessario accordo dell’intero gruppo, talvolta difficile da trovare. Molti, nelle riflessioni finali, si sono soffermati sulla figura di Primo Levi, alcuni sulla bellezza dei racconti, altri sull’importanza della chimica come elemento narrativo e nella nostra vita. Tutti, ci è sembrato, hanno colto o almeno intuito il valore della lettura profonda, la soddisfazione di scoprire i segreti celati nel testo.

Tra le belle risposte alla famigerata attività 5, riporto solo questa, per Zinco, a proposito della metafora che regge il racconto, l’elogio dell’impurezza («sono io l’impurezza che fa reagire lo zinco, sono io il granello di sale e di senape», scrive Primo Levi):

Il collegamento tra l’elemento chimico dello zinco e il racconto è molto forte ed evidente. Infatti, a partire dalle caratteristiche di questo elemento, Primo Levi conduce una bellissima analisi sul genere umano in un drammatico momento storico. Lo zinco, «così tenero e delicato, così arrendevole davanti agli acidi, che se ne fanno un solo boccone, si comporta invece in modo assai diverso quando è molto puro: allora resiste ostinatamente all’attacco». Primo Levi si sofferma sulle caratteristiche dello zinco, in particolare sulla purezza e sull’impurezza di questo metallo. Secondo lui, l’impurezza è importante, ha un valore assolutamente positivo poiché apre ai mutamenti, alla vita, alle novità, alla scoperta e all’innovazione. Lo zinco, quindi, metallo noioso, incolore e inodore ma fondamentale in natura, è il pretesto per parlare della diversità, del valore di essere ebrei e quindi ritenuti diversi dal regime politico. Levi, in quanto ebreo, quindi diverso e impuro agli occhi della società fascista dominante, grazie alla metafora con le caratteristiche dello zinco rivendica con fierezza la sua impurezza, che diviene l’impurezza di chiunque. L’elemento chimico è quindi essenziale per introdurre il lettore alla condizione di essere ebreo, impuro agli occhi del regime fascista, ma orgoglioso della diversità. (di Lavinia Croce, Arianna Lalli, Sara Miglietta, Federico Montefiori)

In conclusione, ci piace pensare alle settimane dedicate al Sistema periodico di Primo Levi come a una piccola, luminosa reazione innescata dalle impurezze, dai tanti granelli di sale e di senape che hanno interagito fra loro in un processo multiforme e dagli effetti che ci auguriamo permanenti e fecondi.

* Il progetto si è svolto nei mesi di gennaio e febbraio del 2021 e ha coinvolto 50 studentesse e studenti delle due classi terze della scuola secondaria di primo grado annessa all’Educandato Statale Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa di Milano. I docenti coinvolti: prof.ssa Marta Dell’Angelo (Arte), prof.ssa Simonetta Grillo (Tecnologia), prof.ssa Giovanna Lombardo (Lettere), prof. Alessio Raimondi (Matematica e Scienze). Un’eventuale espansione in lingua sarà curata dalla prof.ssa di Francese, Valentina Somma.


NOTE

[1] Già nel 1959 il fisico e scrittore Charles Snow stigmatizzava, nel suo noto saggio intitolato Le due culture, la frattura esistente tra il mondo della ricerca scientifica e quello degli studi umanistici, sottolineando come invece sarebbe auspicabile una maggiore integrazione tra i campi del sapere, tanto a livello di speculazione teorica quanto nella concreta azione civile, per ottenere un essenziale arricchimento nello scambio e nella reciprocità. Inutile ricordare poi che tutto l’impianto della scuola italiana trae origine da una suddivisione ideologica – e dunque gerarchica, oltre che strutturale – tra il sapere umanistico, quelli scientifico-tecnici, quelli professionali.

[2] Per gli indispensabili riferimenti normativi, cfr. http://www.indicazioninazionali.it/2018/08/26/indicazioni-2012/ e il documento Indicazioni nazionali e nuovi scenari, in www.miur.gov.it. Tra la ricca bibliografia critica sui documenti ministeriali, segnalo almeno l’interessante riflessione di Carlo Petracca, Ripensare la scuola con le Indicazioni, consultabile al sito www.cnos-scuola.it.

[3] Primo Levi, Carbonio, Il sistema periodico, in Opere complete, a cura di Marco Belpoliti, 3 voll., Einaudi, Torino 2016, vol. I, p. 1026.

[4] Gian Luigi Beccaria, I due mestieri, in Accademia delle Scienze di Torino, Quaderni, 32 (2019), pp. 39-65: 54.

[5] Primo Levi, Ex chimico, L’altrui mestiere, in Opere complete, cit., p. 811.

[6] I materiali prodotti dai ragazzi in questa fase sono consultabili qui: https://it.padlet.com/profrai/sistemaperiodico.

[7] Spiega Levi nel Dialogo con Tullio Regge: «Mi ritrovo più ricco di altri colleghi scrittori perché per me termini come “chiaro”, “scuro”, “pesante”, “leggero”, “azzurro”, hanno una gamma di significati più estesa e più concreta. Per me l’azzurro non è soltanto quello del cielo, ho cinque o sei azzurri a disposizione» (in Opere complete, cit., vol. III, p. 483).

[8] https://padlet.com/profrai/noielementi.

Condividi:

Giovanna Lombardo

insegna nella scuola secondaria di primo grado e collabora con l’editoria scolastica. Ha un dottorato in Filologia Moderna e un Master in Didattica dell’italiano a stranieri. Ha insegnato a contratto presso varie università e per l’Istituto italiano di cultura di Parigi.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it