Il suggerimento dei ricercatori è di introdurre nelle nostre aule strumenti meno costosi – e quindi più sostenibili – dei quali sia più ragionevole immaginare una diffusione meno lenta e di conseguenza più significativa.
Viene fatto l’esempio dei video-proiettori, con immediato probabile grande turbamento dei detrattori della lezione frontale, molti dei quali non mettono più piede – ammesso che lo abbiano mai fatto nella loro vita professionale – in un’aula scolastica da tempo immemorabile.
Del resto anche la LIM vera e propria, sfacciatamente orientata verso la comunicazione uno-a-molti, non gode di grande stima presso i cultori della didattica laboratoriale di matrice costruttivista, la sola in grado di rendere gli allievi protagonisti dei loro apprendimenti. Molti di costoro sono piuttosto dell’idea di consegnare un computer – o, meglio, un tablet con sistema operativo Android, in modo da non rischiare di contaminare la purezza delle proprie idee con l’impiego di software commerciale – a ogni allievo.
Non so a che punto sia il Regno Unito in merito, ma sono abbastanza sicuro che, quando ci si potrà muovere in questa direzione contando davvero su risorse pubbliche per tutti, avrò concluso da tempo la mia esperienza di insegnante.
Per fortuna i pasdaran dell’innovazione ignorano in larghissima parte l’esistenza di tecnologie della comunicazione digitale ancora meno costose e moderne: sto parlando dei mini-proiettori portatili a Led.
Di piccolissime dimensioni, a dire il vero un po’ limitati per quanto riguarda la definizione e la superficie di proiezione, questi dispositivi hanno un ulteriore pregio, oltre al prezzo contenuto: possono essere spostati di aula in aula ancora accesi, perché alimentati a batteria, ma anche appena spenti; mentre i loro fratelli maggiori non possono in genere essere mossi se non a lampadina raffreddata.
Posseggo uno di questi strumenti e qualche giorno fa l’ho portato in classe, dopo che i colleghi mi avevano avvisato che la lavagna multimediale di proprietà della scuola risulta sempre prenotata.
Abbiamo collocato una sedia sopra un banco e su di essa ancora tre diari per far raggiungere al dispositivo la giusta altezza di proiezione. Abbiamo oscurato l’aula grazie a una calamita – gelosamente custodita dagli operatori scolastici – che permette di inclinare le astine delle tende metalliche di cui sono dotate le finestre, e abbiamo visto e commentato alcuni esempi di mappe mentali, tematiche e concettuali, avviando una riflessione sulla realizzazione delle “tesine” d’esame.
I ragazzi – inizialmente soprattutto incuriositi dal fatto che il mini-proiettore funziona anche senza essere collegato a un computer, con una semplice chiavetta USB inserita nell’apposita porta – hanno apprezzato la lezione visuale e la prospettiva di arricchire ogni momento didattico con slide, schemi, fotografie, brevi filmati e così via; è possibile collegare anche una coppia di casse acustiche. Io mi sento molto rassicurato dal fatto di poter strutturare in anticipo il flusso del mio intervento e di poter contare su un costante supporto alla memoria per le mie spiegazioni, al punto che ho esplicitato questi due aspetti agli studenti.
Il giorno dopo è avvenuto un fatto davvero significativo. Subito dopo che avevamo montato il nostro trespolo per la nuova proiezione, un’allieva mi ha porto una tecnologia della comunicazione di sua proprietà, della cui assoluta pertinenza ed efficacia era assolutamente certa: un puntatore laser.