Dopo la breve parentesi estiva, che ha permesso l’organizzazione dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dal 24 ottobre scorso le sale cinematografiche hanno nuovamente chiuso i battenti. Forse riapriranno il 27 marzo, condizioni sanitarie permettendo. Nel frattempo le nuove tecnologie avanzano e 71° Festival di Berlino, iniziato il 1 marzo e che si conclude oggi 5 marzo, è stato tutto in versione digitale, con live streaming per la stampa e gli addetti ai lavori.
L’appuntamento con il pubblico è rimandato all’edizione Summer Special, che dovrebbe tenersi dal 9 al 20 giugno, con proiezioni all’aperto e in sala. La direttrice Mariette Rissenbeek e il direttore artistico Carlo Chatrian hanno presentato un’edizione con una connotazione decisamente europea, anzi mitteleuropea. Tra i quindici film in lizza per aggiudicarsi l’Orso d’oro, sono presenti ben cinque lungometraggi tedeschi e solo uno proveniente del continente americano, firmato dal regista messicano Alonso Ruizpalacios. Tra i film in concorso non c’è nessun’opera italiana, sono presenti solo i due documentari: Per Lucio di Pietro Marcello, nella sezione Berlinale Special e La veduta luminosa di Fabrizio Ferraro, nella rassegna Forum.
La giuria è particolarmente prestigiosa, composta da sei registi che si sono aggiudicati l’Orso d’oro nelle precedenti edizioni del Festival: Mohammad Rasoulof, Nadav Lapid, Adina Pintilie, Ildikó Enyedi, Gianfranco Rosi e Jasmila Žbanić.
Tra i quindici film della Selezione Ufficiale e al di là dei premi assegnati (tutti i vincitori qui), segnaliamo le opere più interessanti, con l’augurio di poterle vedere presto sul grande schermo.
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La regista francese Céline Sciamma, già autrice dello splendido Ritratto della giovane in fiamme (2019), presenta Petite Maman. È un’opera intimista, giocata sul filo della memoria e sugli insondabili percorsi di legami familiari, che si smarriscono e si riannodano misteriosamente. La piccola Nelly ha da poco perso la nonna e intreccia un’amicizia con una coetanea conosciuta nei luoghi d’infanzia della madre. Tre generazioni si rincorrono in un delicato gioco di ricordi e immaginazione, confermando il talento di una regista capace di indagare con sguardo libero e anticonformista il mondo dei sentimenti.
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Dopo aver vinto l’Orso d’argento con The Woman Who Ran (2019), il maestro del cinema coreano Hong Sang-soo torna a Berlino con Inteurodeoksyeon (Introduction), e vince l’Orso d’Argento per migliore sceneggiatura. Il film è un piccolo ritratto di una realtà familiare, girato con un raffinato stile poetico. Il suo cinema di storie minimaliste è basato su sceneggiature impeccabili, inquadrature rigorose e austere, che nella loro limpida essenzialità, conquistano per la capacità di penetrare con delicatezza nei territori più oscuri e profondi dell’animo umano.
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Assolutamente da non perdere – e vincitore appena annunciato dell’Orso d’argento e Gran Premio della Giuria – il nuovo film del regista giapponese Ryūsuke Hamaguchi Guzen to sozo (Wheel of Fortune and Fantasy), che nel 2015 aveva conquistato il pubblico del Festival Locarno con Happy Hour. Il lungometraggio è diviso in tre episodi. Tre brevi storie che raccontano un triangolo sentimentale, l’eterno gioco della seduzione e uno strano incontro. Una piccola sinfonia sui sentimenti umani e sull’imprevedibilità del destino, girata con lo stile rarefatto e con la lineare precisione drammaturgica del cinema di Hamaguchi.
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La coppia di registi libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige porta a Berlino il film Memory Box. Un’opera sulla scoperta del passato attraverso piccoli ricordi di famiglia. Sarà una scatola piena di foto, scritti e documenti raccolti dalla madre a far scoprire ad Alex una gioventù trascorsa in una Beirut dilaniata dalla guerra. Il tema della memoria, da sempre caro ai due autori, diventa protagonista dell’opera e spunto per una riflessione sul passato e sull’impossibilità di dimenticare.
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Chiudiamo con il film di uno dei registi più interessanti del nuovo cinema ungherese. Dopo aver vinto il Gran Premio della Giuria con Just the Wind (2011), Bence Fliegauf torna a Berlino con Rengeteg – mindenhol látlak (Forest-I See You Everywhere), un’opera originale e disorientante. Il film mette in scena un onirico e affabulante caleidoscopio di frammenti di vita, che sembrano susseguirsi disordinatamente senza riuscire a trovare un senso logico, che forse non stanno neppure cercando. Per questo film Lilla Kizlinger ha vinto l’Orso d’Argento per migliore attrice non protagonista.