Edmond Dantès, c’est moi! #9

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Il conte di Montecristo per lettori suscettibili: come vestire i panni di Edmond Dantès e delle sue numerose incarnazioni e farla franca. Dopo le istruzioni per l’uso, la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta, la sesta, la settima e l’ottava puntata, arriviamo al penultimo appuntamento: una vita da pascià.
Jean-Honoré Fragonard, Le Pacha.

Sinbad il marinaio è una delle incarnazioni di Dantès più fantasiose e irreali. La maschera del personaggio delle Mille e una notte è quella che Edmond che assume per aiutare il buon Morrel, l’armatore della nave mercantile Pharaon, di cui era membro dell’equipaggio, dalla bancarotta.
Sinbad vive nella grotta dove è custodito il tesoro: sull’isola di Montecristo, nell’arcipelago toscano. Un giorno, Sinbad riceve una visita da parte di un giovane nobile parigino, il barone Franz d’Epinay, amico di Albert de Morcerf, il figlio di Mercédès e di Fernand. È un ragazzo sveglio, affamato di esperienze, che sta viaggiando tra le isole del Tirreno. L’incontro si svolge in una grotta da fiaba, tra cibi prelibati e raffinatezze d’ogni genere, in un’atmosfera ricca di esotismo e di mistero.

Io conduco la vita più felice che si possa immaginare: una vera vita da pascià. Sono il re del creato. Se mi piace un luogo ci resto, se mi annoio riparto. Sono libero come un uccello, come lui ho le ali. Le persone che ho intorno obbediscono a ogni mio cenno. Ogni tanto mi diverto a burlarmi della giustizia strappandole un bandito che cerca o un criminale che insegue. E poi ho la mia, di giustizia, bassa e alta, senza proroghe e senza appelli, che condanna o assolve e che dipende solo da me. Ah, se voi aveste assaporato la mia vita non ne desiderereste mai un’altra! E non rientrereste più nel mondo, a meno che non aveste qualche grande progetto da realizzare.

Non so che cosa immagini, lettore, quando pensi a una “vita da pascià”. Probabilmente sai che la parola deriva dal turco “pashà”, a sua volta derivante dal persiano pādishā′h: significa sovrano, ed è un titolo onorifico attribuito nell’Impero ottomano ad alti funzionari civili e militari. Nella lingua italiana si usa quest’espressione per indicare lo starsene in mezzo al lusso e in beato ozio, pretendendo che tutti siano pronti al proprio servizio.
E per te cosa significa? Qual è la vita da pascià per cui rinunceresti a quello che già hai? Cosa veramente potrebbe convincerti a lasciare il tuo mondo per entrare in quello un po’ fiabesco di una vita in cui niente va conquistato?
Pensa all’impatto che avrebbe sulla tua vita un cambiamento del genere, come cambierebbero le tue relazioni con le persone che hai intorno. Questo esercizio di immaginazione è un buon mezzo per capire che cosa ci piacerebbe conservare e cosa invece possiamo tranquillamente eliminare. Quali sono le relazioni significative che supererebbero la prova “vita da pascià”?
Se hai trovato un buon motivo per uscire dal mondo, ora immagina quale potrebbe essere il grande progetto per il quale, invece, saresti disposto a rinunciare alla tua vita da pascià. 
Cos’hai da fare di così importante? Se non ti viene in mente, impegnati a trovare qualcosa!

[Per approfondire, qui]

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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