“Diploma”: what is it?

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Mentre declina nella società il senso del valore legale dei titolo di studio, il MIUR elabora dei certificati per illustrare con esattezza cosa vuol dire, in termini di competenze, di sbocchi professionali e di ore di attività didattica svolta, ciascun diploma professionale, tecnico e liceale. Questo articolo vuole essere un invito ai docenti e ai genitori a verificare se davvero conoscono il valore e il significato del diploma dei loro alunni e dei loro figli.

Sul sito dell’ISFOL, l’ente pubblico di ricerca sui temi della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, sono usciti i supplementi Europass al certificato per il diploma di scuola secondaria di secondo grado per i percorsi ordinamentali dei Licei, degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali.
I certificati, elaborati da un gruppo di lavoro misto (MIUR, ISFOL – Centro Nazionale Europass, e scuole, coordinato per il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca da Antonia Liuzzo e Alfredo Menichelli, e composto da Simonetta Bettiol dell’USR Veneto, Paolo Corbucci del MIUR, Silvia Lotito e Ismene Tramontano di Isfol- NEC Europass, con il contributo delle Istituzioni scolastiche), sono scaricabili dal sito. Si tratta di documenti privi di valore legale – che rimane incardinato sul certificato di diploma – ma non per questo privi di importanza, vista la necessità crescente di rendere trasparente il significato dei titoli di studio, sia per favorire la mobilità dei cittadini all’interno del’Unione Europea, sia per favorire negli studenti lo sviluppo della capacità di individuare le proprie competenze, abilità e conoscenze, le quali non devono rimanere lettera morta: hanno bisogno di essere attivate, mobilitate come delle risorse fondamentali ad agire nella vita quotidiana e nel lavoro.
Si tratta, dunque, di un’iniziativa meritoria, che va incontro alle esigenze degli alunni che devono compilare il loro curriculum vitae per presentarsi nel mondo del lavoro e nel sistema dell’istruzione terziaria, e che dovrebbe risultare estremamente utile almeno anche ai docenti di lingua e letteratura italiana degli Istituti Tecnici e Professionali, i quali avrebbero l’obbligo – o almeno il dovere – di far compilare ai loro alunni di classe Quinta un curriculum vitae in formato europeo.
Ad alcune condizioni, inoltre, questa iniziativa potrebbe avere un impatto positivo sul mondo della scuola e, quindi, sullo stesso Ministero dell’Istruzione, il quale sembra avere bisogno di strumenti concettuali efficaci per ripensare al proprio ruolo nella società contemporanea.

Proviamo a leggere, a titolo di esempio, il certificato del Diploma di Istruzione Tecnica “Amministrazione, Finanza e Marketing”.
Per prima cosa troviamo la traduzione in inglese dell’indirizzo di studi: “Specialization: Administration, finance and marketing”. Poi, in seconda battuta, il profilo delle abilità e competenze, che elenca le “Competenze in esito al percorso di istruzione/formazione”, articolate in nove competenze comuni a tutti i percorsi di istruzione tecnica e undici competenze specifiche di indirizzo.
Altro non sono, queste venti competenze, che i risultati di apprendimento già previsti dalle Linee guida del 2012, a ribadire, se fosse necessario, il rilievo assoluto assegnato dall’Unione Europea e da alcuni settori del MIUR all’approccio didattico e valutativo centrato sulle competenze, che dovrebbe sostituirsi all’approccio centrato sulle discipline e sui contenuti, al momento ancora dominanti nelle pratiche di insegnamento e di valutazione, soprattutto all’interno dell’esame di Stato, sostanzialmente immutato.

Ancor più interessante è il caso dei diplomi liceali, per i quali le Linee guida ministeriali sono ancora centrate sui contenuti dell’insegnamento e sulle conoscenze. In questo caso il gruppo di lavoro ha dovuto sicuramente impegnarsi maggiormente nel ricavare una declaratoria delle competenze. Leggiamo le competenze previste in esito a tutti i diplomi liceali:
– padroneggiare la lingua italiana in contesti comunicativi diversi, utilizzando registri linguistici adeguati alla situazione;
– comunicare in una lingua straniera almeno a livello B2 (QCER) 1;
– elaborare testi, scritti e orali, di varia tipologia in riferimento all’attività svolta;
– argomentare le proprie tesi, interpretando e valutando i diversi punti di vista, e riconoscendo gli aspetti fondamentali delle diverse culture e tradizioni (letteraria, artistica, filosofica, religiosa, italiana, europea ed extraeuropea);
– agire conoscendo i presupposti culturali e la natura delle istituzioni politiche, giuridiche, sociali ed economiche, con riferimento particolare all’Europa oltre che all’Italia, e secondo i diritti e i doveri dell’essere cittadini;
– padroneggiare il linguaggio specifico e le rispettive procedure della matematica, delle scienze fisiche e delle scienze naturali;
– utilizzare criticamente strumenti informatici e telematici per svolgere attività di studio e di approfondimento, per fare ricerca e per comunicare;
– operare in contesti professionali e interpersonali svolgendo compiti di collaborazione critica e propositiva nei gruppi di lavoro;

Queste sono invece le competenze specifiche del Liceo classico:
– applicare, nei diversi contesti di studio, di ricerca e di lavoro, la conoscenza delle linee di sviluppo della tradizione e della civiltà occidentale e del suo patrimonio culturale, nei diversi aspetti, in particolare per poter agire criticamente nel presente;
– utilizzare la conoscenza delle lingue classiche e delle loro strutture linguistiche per padroneggiare le risorse linguistiche e le possibilità comunicative dell’italiano, in relazione al suo sviluppo storico, e per produrre e interpretare testi complessi;
– applicare le conoscenze e le abilità apprese in ambito linguistico, filosofico e scientifico per condurre attività di ricerca, per affrontare e risolvere problemi nuovi, utilizzando criticamente le diverse forme di sapere e le loro reciproche relazioni;
– utilizzare gli strumenti del Problem Posing & Solving e i procedimenti argomentativi sia della scienza sia dell’indagine di tipo umanistico.

Con queste poche frasi il diplomato del liceo classico (Classical Lyceum) dovrebbe essere in grado di compilare la sezione più importante del proprio CV Europass per presentarsi a un’istituzione o a un’impresa o a un’università al fine di svolgere un tirocinio, chiedere un colloquio di lavoro o proseguire i propri studi, soprattutto all’estero. Ma siamo sicuri che siano davvero questi gli esiti del percorso liceale? Gli insegnanti conoscono questi documenti? E hanno davvero dato questa interpretazione alle indicazioni nazionali? E gli studenti e le loro famiglie sanno che questo è quanto sanno fare con le risorse cognitive che la scuola dovrebbe aver messo loro a disposizione? E gli esami di Stato, allora, perché non parlano questa lingua? Chi verifica – e quando, e in che modo – se gli alunni agiscono conoscendo i presupposti culturali e la natura delle istituzioni politiche, giuridiche, sociali ed economiche, o se utilizzano criticamente strumenti informatici e telematici, se operano in contesti professionali, se applicano le conoscenze per condurre attività di ricerca e, infine, se utilizzano “gli strumenti del Problem Posing & Solving e i procedimenti argomentativi sia della scienza sia dell’indagine di tipo umanistico”?
Infine, ammesso che tutti sappiano quello che dovrebbero sapere, siamo sicuri che tutti i docenti lavorino in questa direzione, nel rispetto della normativa italiana ed europea?

Invito i docenti e i genitori che leggeranno questo articolo a scaricare la scheda del diploma che li riguarda dal sito e a chiedere a sé stessi, ai propri alunni e ai propri figli:
– Conoscevo già le competenze previste in esito al percorso?
– La scuola in cui lavoro o che frequenta mio figlio mi aveva informato in modo adeguato?
– I miei studenti o i miei figli conoscono questo linguaggio? Hanno studiato o stanno studiando davvero per arrivare a questi risultati? E sono in grado di parlarne in modo adeguato e di riflettere in modo consapevole su di essi?

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Simone Giusti

ricercatore, insegna didattica della letteratura italiana all’Università di Siena, è autore di ricerche, studi e saggi sulla letteratura italiana, sulla traduzione, sulla lettura e sulla didattica della letteratura, tra cui Insegnare con la letteratura (Zanichelli, 2011), Per una didattica della letteratura (Pensa, 2014), Tradurre le opere, leggere le traduzioni (Loescher, 2018), Didattica della letteratura 2.0 (Carocci, 2015 e 2020), Didattica della letteratura italiana. La storia, la ricerca, le pratiche (Carocci, 2023). Ha fondato la rivista «Per leggere», semestrale di commenti, letture, edizioni e traduzioni. Con Federico Batini organizza il convegno biennale “Le storie siamo noi”, la prima iniziativa italiana dedicata all’orientamento narrativo. Insieme a Natascia Tonelli condirige la collana scientifica QdR / Didattica e letteratura e ha scritto Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021) e il manuale L’onesta brigata. Per una letteratura delle competenze, per il triennio delle secondarie di secondo grado.

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