Dal greco antico a quello moderno: il perché di un corso

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Per il terzo anno consecutivo (a.s. 2021-2022) il Liceo classico e linguistico “Cristoforo Colombo” di Genova ha offerto, inserito nel PTOF dell’Istituto, un corso di aggiornamento e formazione online dedicato alla Storia della lingua greca (Dal greco antico al greco moderno).

Il corso ha preso il suo avvio dopo lo svolgimento negli anni precedenti di una serie di esperienze didattiche di Avviamento alla grammatica greca moderna per docenti, studenti e anche esterni motivati da un interesse per la lingua e la cultura greca, che si sono svolti dall’a.s. 2013-2014 all’a.s. 2018-2019.

L’obiettivo consisteva nell’offrire una panoramica dei principali sviluppi linguistici e culturali della lingua greca per offrire gli strumenti adatti alla cognizione di base della fonetica, della morfologia e del lessico fondamentale del Neogreco. Il corso Dal greco antico al greco moderno ha offerto, invece, una serie di incontri coordinati per orientarsi attraverso la millenaria evoluzione culturale temporale del greco post classico, prendendo le mosse, inizialmente dal greco della Bibbia dei LXX e del Nuovo testamento, per offrire in seguito esempi linguistici e letterari tratti dalla lingua bizantina a forme espressive della prima metà del XX secolo.

Gli incontri si sono svolti dal 15 febbraio al 4 maggio 2022 con cadenza settimanale. Dieci incontri di un’ora e mezza ciascuno (totale: 15 ore di lezione). La modalità è stata totalmente online (piattaforma Google Meet). Le lezioni, pur avendo un’articolazione progressiva (diacronica nella storia della lingua), sono state presentate in modo tale che esse potessero essere fruite anche a coppie di argomenti monografici. Principalmente pensato e rivolto a docenti di greco e con una formazione classica, tuttavia il corso quest’anno ha visto anche una significativa partecipazione di allievi del triennio del liceo. Gli iscritti sono stati 55, con una media di 30 a incontro. Il corso ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale della Liguria (USR).

Il programma del corso dell’a.s. 2020-2021 (dicembre 2020-febbraio 2021)

La storia della lingua greca è caratterizzata da una serie di fasi temporali significative. Senza dubbio il greco biblico (la versione dei LXX e l’interessante resoconto rappresentato dalla Lettera di Aristea a Filocrate) e il greco cristiano costituiscono uno stadio di svolta che comporta l’adattamento della lingua greca alla nuova realtà cristiana nata in ambiente giudaico. Così, il lunghissimo periodo bizantino ha visto la definizione dei due binari linguistici che stanno alla base del fenomeno della diglossia: katharevousa (lingua colta) e dhimotikí (lingua popolare). In particolar modo sono stati presi in esame passi del poema epico Dighenis Akritas e l’opera di Niceta Coniata. Il periodo successivo è fortemente marcato a partire dal XV secolo dalla cosiddetta venetocrazia (con l’esempio letterario del poema cavalleresco cretese Erotokritos) e turcocrazia che, dopo l’apporto latino e quello neolatino, ampliano e arricchiscono di forestierismi il già consistente vocabolario ellenico. Il periodo tra XVIII e XIX secolo segna la nascita della elaborazione critica della questione della lingua e l’affermazione della lirica neo-greca (Kalvos, Solomos) all’interno della cultura neoclassica e del primo Romanticismo europeo fino al Risorgimento greco anti-turco. Infine la figura lirica di Kavafis e i tre grandi del Novecento greco: i premi Nobel Seferis ed Elitis e in conclusione Ritsos (La Signora delle Vigne e Romiosini) e la sua poesia di alto valore civile.

Il programma del corso dell’a.s. 2021-2022 (14 febbraio-4 maggio 2022), concepito come un approfondimento del precedente

15 febbraio e 22 febbraio: Il greco e il fenomeno della diglossia (coppie sinonimiche, forestierismi). La questione della lingua attraverso i generi letterari.
1 e 8 marzo: L’epica akritica. Esame di passi tratti dal Dighenis Akritas, l’epos bizantino della frontiera.
15 e 22 marzo: I canti popolari ed i compianti sulla caduta di Costantinopoli.
29 marzo e 5 aprile: La tradizione dei canti cleftici fino alla Rivolta anti-turca (XVIII-XIX secolo).
12 e 19 aprile: Città greche e cultura: Salonicco, Alessandria, Smirne, Odessa. I Greci del Ponto e la lingua greca pontica.

Contenuti del corso del 2022

Dal fenomeno della diglossia alle grandi città “periferiche” della cultura greca

La forma di greco con cui si ha a che fare a scuola naturalmente è il greco classico fino all’Ellenismo e alla prima età imperiale (peraltro assai raramente si tratta di il greco di età tardo imperiale) e, come è noto, già il greco biblico e quello neotestamentario sono spesso, per svariati motivi, molto trascurati e quasi sempre solo accennati. La koinè dialektos si può considerare il punto di partenza per la storia della lingua greca medievale (bizantina) e moderna. Da lì è legittimo iniziare un percorso per affrontare con gradualità le prime trasformazioni di carattere fonetico, morfologico (soprattutto verbale) e lessicale fondamentali per affrontare la lingua dei LXX e in particolare quella del Nuovo Testamento (per iniziare a parlare soprattutto di diglossia) e per introdurre in seguito il primo periodo bizantino (VI secolo-1100) e l’età fino al tardo periodo medievale (1100-1453) con la formazione dell’epica akritica e della poesia prodromica.

L’attenzione maggiore è stata rivolta al Dighenis Akritas, l’epos bizantino della frontiera, che offre il confronto con l’epica classica e i suoi registri letterari e con le forme contemporanee europee dei canti epico-cavallereschi. Emerge così l’originalità della figura di Dighenis, un eroe molto diverso dal topos epico della chanson de geste occidentale: patrizio dei confini, onorato dall’Imperatore in persona, eroe omerico-cavalleresco con una personalità ribelle e anarchica che nel corso del poema viene sempre più disciplinata in senso sacro e devozionale (genealogia e aspetto di Dighenis, investitura dell’Imperatore, episodi degli Apelatai-razziatori, duello con l’Amazzone Maximò, sul modello di Pentesilea e anticipatore di quello tassesco tra Clorinda e Tancredi, e conclusione solenne con la morte santificata dell’eroe).

Il periodo seguente alla presa di Costantinopoli (1453) è caratterizzato, invece, dalla forte immissione linguistica turca e veneziana (turcocrazia e venetocrazia) e da un’interessante varietà di generi e di registri. I documenti sono di pregio letterario: i cosiddetti compianti anonimi della caduta della Capitale, viva espressione costituita dai canti popolari e da esempi di lamenti letterari. Tra i primi quello molto famoso (dedicato a Santa Sofia) nel quale il dolore disperato per l’occupazione turca e per la profanazione della Chiesa di Santa Sofia si sublima nella fiducia della preghiera rivolta alla Vergine che un giorno tutto ritornerà come un tempo e nuovamente consacrato alla Madre di Dio. Questo periodo vede anche la nascita di nuove realtà ambientali all’interno dell’amministrazione turca dei sangiaccati (sandjak) e nell’ambito territoriale della montagna greca (Pindo, Pelio, Ossa) refrattario al dominio ottomano si consolida la grecità “balcanica”, ovvero romeico turco-ottomana con un legame molto forte con la secolare cultura bizantina e con la tradizione religiosa ortodossa. L’ambiente romeico, soggetto a Venezia e in stretto contatto con le tendenze culturali dell’Europa occidentale, si arricchisce di lessico e di nuove forme espressive. Si riscontra altresì una marcata continuità dei fenomeni linguistici già riscontrati in tarda età bizantina e il consolidamento del fenomeno della diglossia che costituirà uno degli aspetti determinanti della lingua greca moderna nella formazione sempre più marcata di un vero doppio binario linguistico: da una parte la lingua colta, erede dell’antico attico, la katharevousa, e dall’altra la lingua popolare, la dhimotikí, alla base del greco moderno, dopo un travagliato percorso storico-culturale (la Questione della lingua, ovvero il cosiddetto glossikó zitima).

Con gli apporti neolatini (tra i quali venezianismi e genovesismi) e l’immissione del lessico turco, questo periodo offre un’altra fase dello sviluppo della lingua greca, fino alla florida produzione poetica popolare dei canti dei Klefti e degli Armatoloi, gli eroi-banditi, attestati soprattutto nelle aree montane greche per tutto il XVII e XVIII secolo fino all’insurrezione ottocentesca contro i Turchi, l’Epanastasi del 1821. Tradizione, questa, affine a quella dei canti slavo-meridionali degli Hajduk, espressione della resistenza popolare anti-turca soprattutto nelle aree confinarie. Tale patrimonio, grazie alla raccolta di Korais e all’opera di Fauriel, confluisce nella selezione di Niccolò Tommaseo che a pieno titolo offre l’epopea cleftica ai lettori italiani a metà Ottocento.

Nel corso della sua straordinaria complessità e continuità linguistica, in una diacronia che costituisce un caso unico in Europa, il greco offre nelle sue fasi evolutive delle linee molto evidenti dall’antico al moderno: i fenomeni dell’itacismo (e lunga > i), la trasformazione dei dittonghi (ai > e, oi < i, ei > i, au > av e af, eu > ev, ef), la sonorizzazione delle consonanti (g > gh, d > dh e b > v), ma anche una modifica spesso piuttosto sistematica della forma del sostantivo (aferesi della vocale pretonica e apocope), la semplificazione delle declinazioni classiche e la trasformazione delle desinenze con la scomparsa del duale e del caso dativo.
Altro aspetto decisivo è la riorganizzazione del sistema verbale rifondato sulla categoria dell’aspetto, e la semplificazione della sintassi con tutte le preposizioni che si accordano all’accusativo e la scomparsa delle frasi infinitive. Voce di grande rilievo sicuramente i prestiti lessicali dal latino (soprattutto termini provenienti dal latino orale delle provincie balcaniche), dall’arabo, dal persiano e dallo slavo (bulgaro) con la conseguente diffusione di forme e suffissi di origine veneziana, latino-romanza e in particolar modo turca nel sistema nominale.

Così, infine, per un approccio all’Ottocento e al Novecento, si è pensato che quattro città emblematiche per la loro identità e cultura e per la loro posizione geografica potessero rappresentare al meglio quella Grecità dispersa e diffusa che tanto caratterizza il mondo grecofono tra antico e moderno, ovvero: Alessandria d’Egitto, Salonicco, Smirne e Odessa con l’area pontica.
In particolare Alessandria, attraverso la voce universale di Konstandinos Kavafis, che esprime la propria inquietudine esistenziale utilizzando ambientazioni estranianti e remote tra tarda antichità e immagini tratte dal passato bizantino.
Salonicco, la “città di fantasmi”, secondo la puntuale definizione di Mark Mazower, crogiuolo di lingue e di culti dagli splendori dell’età di Teodosio alle tragedie del Novecento (dai grandi scambi di popolazioni tra Grecia e Turchia alla deportazione dell’ingente comunità ebraica cittadina), la città dell’Editto che sancisce lo status del Cristianesimo come religione dell’Impero Romano e la città che ha dato i natali a Kemal Atatürk e al movimento dei Giovani Turchi.
Smirne, antichissima madrepatria microasiatica di colonie fin dall’VIII secolo a.C., esempio della continuità culturale greco-romana-bizantina fino all’Impero Ottomano e alla tragedia della sua devastazione nel 1922 e dell’esodo greco.
E infine Odessa e il mondo affascinante della grecità pontica a ridosso del mondo slavo, una realtà poliedrica di stanziamenti millenari dalle coste della Crimea e del Mare d’Azov fino al Caucaso occidentale e Trebisonda.
In particolare, il greco pontic,o con le sue rare testimonianze letterarie, ha offerto un interessante spunto di riflessione linguistica e culturale, accompagnata, inoltre, dalla consapevolezza che le aree di riferimento con antiche realtà grecofone (Odessa, Crimea, città come Mariupol, per esempio) sono tuttora coinvolte nel grave conflitto russo-ucraino in corso.

Considerazioni finali

La partecipazione al corso è stata attiva e stimolante e il riscontro decisamente positivo, e tale da sollecitare chi scrive a intraprendere un altro percorso linguistico e letterario anche per questo nuovo anno scolastico 2022-2023, spinto dall’interesse a sottolineare sempre più l’esigenza di considerare nel limite del possibile la lingua e la cultura greca nel suo intero sviluppo diacronico, al di là delle divisioni temporali imposte dai programmi istituzionali del greco al liceo, e a offrire esempi letterari e culturali che costituiscano utili strumenti per costruire un ponte ideale tra il greco antico e il greco moderno, inteso come l’ultima fase di un’affascinante storia plurimillenaria.
Il continuum culturale e letterario dello sviluppo della lingua greca viene così a costituire la cifra definitiva di un percorso didattico e di confronto tra docenti con l’obiettivo di allargare gli orizzonti della grecità classica alle varie fasi successive poco conosciute o completamente ignorate.

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Marco Martin

È docente di Lettere Classiche presso il Liceo classico e linguistico “C. Colombo” di Genova.

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