Costruire ambienti supportivi a scuola

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La ricerca psicologica sta mostrando interesse per il ruolo delle relazioni compassionevoli al lavoro. Tale interesse origina dal costrutto della “compassion”, cioè la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni dell’altro, soprattutto se associate a sofferenza, e di sentirsi motivati a intervenire per promuoverne il benessere. Il costrutto, da poco studiato nel contesto educativo, mostra alcune potenzialità per la promozione del benessere di docenti e studenti. Dal numero 22 de La ricerca, “Professione Prof”.
La sinologa Cecilia Lindqvist a lezione allo Skanstull gymnasium nel 1971. Foto Arne Jonsson via Wikimedia

Numerosi studi internazionali hanno posto l’accento sulle crescenti sfide affrontate dagli insegnanti nel lavoro quotidiano (dall’uso delle tecnologie alla multiculturalità, dai bisogni educativi speciali ai comportamenti oppositivi in aula). La letteratura scientifica di ambito psicologico e educativo è solita sottolineare il ruolo delle risorse personali degli insegnanti nell’affrontare tali sfide: il senso di efficacia e di preparazione, l’abilità nel gestire la classe, il livello di stress percepito e le strategie che intervengono nella sua gestione. Tali aspetti giocano un ruolo fondamentale non solo nel garantire una buona riuscita del processo di insegnamento-apprendimento, ma anche nel proteggere e promuovere lo stato di benessere individuale del docente e degli studenti. Allo stesso tempo, il ruolo cruciale del contributo individuale dell’insegnante può non bastare. Con l’aumentare della complessità delle sfide e delle richieste rivolte agli insegnanti, si rende necessario il coinvolgimento di risorse collettive, che prevedano pratiche e strategie collaborative. Definire un efficace sistema di collaborazione a livello organizzativo consente, da un lato, di gestire in modo adeguato e completo le sfide da affrontare, dall’altro, di condividere il carico emotivo e cognitivo con altri colleghi e con la dirigenza.

La compassion al lavoro

Sulla base di queste considerazioni, questo articolo ha l’obiettivo di approfondire un costrutto che sta sempre più interessando la ricerca sul mondo della scuola: il ruolo della compassion1, intesa come la capacità di interessarsi agli altri, mettersi nei loro panni e sentirsi motivati a fare qualcosa per loro (per ridurre un disagio, condividere un problema, trovare insieme un modo per affrontare una difficoltà) (Sinclair et al. 2016).

Lo studio della compassion al lavoro ha finora riguardato contesti prevalentemente non scolastici: ad esempio, possiamo rintracciare un’ampia letteratura su questi temi in riferimento alle professioni sanitarie (Trzeciak et al. 2019). Allo stesso tempo, le ricerche in altri tipi di organizzazione hanno evidenziato che mostrarsi compassionevoli aiuta non solo a sentirsi meglio con se stessi e con gli altri, ma anche a lavorare meglio e a essere più coinvolti e impegnati in ciò che accade al lavoro. Dall’altro lato, sentire che i colleghi sono attenti ai nostri bisogni e colgono quando siamo sotto pressione, mostrando disponibilità ad aiutare, nutre un senso di sicurezza psicologica al lavoro, oltre che aumentare il senso di appartenenza nei confronti dell’organizzazione (Trzeciak et al. 2019).

La compassion tra gli insegnanti

I rari studi di questo genere nel mondo della scuola hanno confermato questi risultati: insegnanti che danno e ricevono compassion a scuola hanno migliori relazioni con i colleghi e mostrano più coinvolgimento nel lavoro e partecipazione nelle attività collegiali (Eldor e Shoshani 2016). Nel caso della professione docente, come per altri professionisti dell’aiuto, la natura stessa del lavoro fornisce un altro contesto per esercitare la compassion: la relazione quotidiana con l’utenza di cui ci si prende cura – gli studenti. Tipicamente, la letteratura sulla compassion nei confronti degli studenti ha posto l’accento più sulle conseguenze di un tale coinvolgimento emotivo da parte del docente, che sulla natura stessa della relazione. Manca, invece, uno studio del modo in cui la compassion si esprime a scuola: cosa fanno gli insegnanti compassionevoli? Come si comportano con i loro colleghi? E in aula? 

La compassion tra gli insegnanti italiani

Il tema delle relazioni compassionevoli a scuola si sta diffondendo anche nella ricerca sugli insegnanti italiani. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo raccolto, insieme ad altre colleghe, alcuni dati significativi riguardo l’effetto della compassion tra gli insegnanti italiani in ogni ordine e grado, in riferimento sia alla relazione con gli studenti sia a quella con i colleghi (Buonomo et al. 2021; Buonomo et al. submitted; De Stasio et al. 2020).

Questi studi ci hanno permesso di osservare come e quanto il tema della compassion incontri quello del benessere, della collaborazione e del coinvolgimento nella vita della scuola, in classe con gli studenti, ma anche nell’aula docenti.

Complessivamente, i nostri studi confermano il ruolo benefico della compassion a scuola, per almeno due motivi: mostrare compassion per studenti e colleghi aumenta l’engagement, cioè la quota di energia e di coinvolgimento fisico, emotivo e cognitivo che si investe nel lavoro quotidiano; ricevere compassion da parte dei colleghi, invece, aiuta a sentirsi parte di un insieme, di un sistema (un’organizzazione), che si impegna per agire efficacemente nei confronti degli studenti e delle loro famiglie. In modo interessante, l’engagement è comunemente interpretato come un indicatore del benessere lavorativo: non è possibile investire energia psicofisica in un lavoro che non è percepito come motivante, appagante e soddisfacente (Robertson e Cooper 2010). Inoltre, la relazione tra compassion ricevuta e riconoscimento dell’efficacia del lavoro a scuola influenza, a propria volta, la soddisfazione di vita dei docenti coinvolti nei nostri studi. Vale a dire che stare in un ambiente di lavoro che mi supporta mi consente di pensare la mia scuola come un luogo efficace, che non solo gestisce bene il flusso quotidiano del lavoro, ma che sa anche impegnarsi per dare una buona immagine di sé all’esterno, che gestisce bene i casi più delicati, che comunica efficacemente con le famiglie. E questa efficacia nutre il senso di benessere generale, la soddisfazione di vita.

Il motivo dell’“estensione” degli effetti della compassion al lavoro alla vita in generale è da rintracciarsi in un dato ormai noto in letteratura, cioè il fatto che la professione insegnante è spesso scelta sulla base di una profonda spinta personale a contribuire alla crescita dell’altro, oltre che alla sua formazione. Tale “spinta” (che nel lessico psicologico può essere tradotta come motivazione intrinseca) è comunemente associata a un senso di gratificazione proveniente dal fatto stesso di svolgere la propria attività al lavoro. Nonostante le difficoltà quotidiane e le sfide poste dalla complessità del lavoro a scuola, la professione docente è spesso ancorata a un insieme di significati che consente di mettere in prospettiva ostacoli e fonti di stress, in virtù del riconoscimento dell’importanza del proprio lavoro e dell’impatto che questo ha sulle vite degli studenti.

Alcuni aspetti operativi 

In questo quadro, la compassion tra insegnanti può potenziare gli effetti benefici a favore degli alunni, contribuendo a costruire i significati del proprio lavoro in un clima collettivo e supportivo, che ha effetto anche nella gestione quotidiana delle attività lavorative. Come si traduce operativamente la compassion nel lavoro a scuola? I primi risultati a nostra disposizione sembrano suggerire che docenti compassionevoli tra loro usano più spesso strategie di regolazione dello stress e delle emozioni che coinvolgono anche gli altri: si chiede aiuto più di frequente, ci si rende conto se un collega è in difficoltà, si individuano più facilmente le risorse disponibili per gestire lo stress proprio o altrui. In altre parole, essere compassionevoli non si traduce semplicemente in una maggiore attenzione o preoccupazione per l’altro, ma in atti tangibili, che vanno a ridurre o condividere il carico emotivo legato al lavoro a scuola. Questo, a sua volta, ha un effetto positivo sull’idea di sé come professionista: fa sentire che le proprie competenze sono riconosciute, ci si sente parte di una comunità di persone che lavorano insieme in modo costruttivo e stimolante.

Questi risultati suggeriscono che l’uso di modalità collaborative e di lavoro in team nei percorsi di formazione e specializzazione degli insegnanti può contribuire a rafforzare gli effetti positivi rintracciati nei primi studi. Inoltre, forniscono una chiara indicazione circa il potenziale contributo di ognuno alla costruzione di un ambiente di lavoro e di studio in cui ci si sente al sicuro e in connessione con gli altri, a vantaggio della produttività e del benessere di ciascuno.

Un invito a collaborare alla ricerca

Allo stesso tempo, ci sono numerosi aspetti da chiarire: in chemodo la figura del dirigente scolastico (le sue caratteristiche, le sue decisioni, il suo stile di leadership) influenza gli effetti riportati in letteratura? Quali peculiarità nel mondo dell’educazione possono informare il lavoro di ricercatori, dirigenti e insegnanti, per capire meglio il ruolo e l’espressione della compassion a scuola?

Allo scopo di rispondere a queste domande, stiamo conducendo una ricerca aperta a tutti i docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado sul territorio nazionale. Lo studio coinvolge sia singoli docenti che intere scuole. La partecipazione allo studio è gratuita e anonima: inoltre, laddove le scuole scegliessero di partecipare collettivamente, sarà possibile, a titolo gratuito, ricevere un report dei risultati della rilevazione nella specifica comunità educativa. Eventuali adesioni possono essere comunicate scrivendo a i.buonomo1@lumsa.it.


NOTE

1. La scelta di usare il termine inglese compassion invece di compassione è dovuto ai significati che il termine italiano veicola, riferiti a sentimenti di pena o di pietà (nel vocabolario Treccani, la prima definizione di compassione è «Sentimento di pietà verso chi è infelice, verso i suoi dolori, le sue disgrazie, i suoi difetti»). Come si osserva nella definizione fornita nell’articolo, nella letteratura psicologica il termine indica un atteggiamento più empatico e proattivo nei confronti dell’altro.


Bibliografia

I. Buonomo, M. Pansini, S. Cervai e P. Benevene, Compassionate work environments and their role in teachers’ life satisfaction. The contribution of perceived collective school performance and burnout, articolo sottoposto alla rivista «Frontiers in Psychology».

I. Buonomo, M. L. Farnese, M. L. Vecina e P. Benevene, Other-Focused Approach to Teaching. The Effect of Ethical Leadership and Quiet Ego on Work Engagement and the Mediating Role of Compassion Satisfaction, in «Frontiers in Psychology», 2021, 12, n. 2521.

S. De Stasio, P. Benevene, A. Pepe, I. Buonomo, B. Ragni e C. Berenguer, The interplay of compassion, subjective happiness and proactive strategies on kindergarten teachers’ work engagement and perceived working environment fit, in «International journal of environmental research and public health», 2020, 17(13), n. 4869.

L. Eldor e A. Shoshani, Caring relationships in school staff: Exploring the link between compassion and teacher work engagement, in «Teaching and Teacher Education», 2016, 59, pp. 126-136.

I.T. Robertson e C. L. Cooper, Full engagement: the integration of employee engagement and psychological well‐being, in «Leadership & Organization Development Journal», 2010, 31 (4), pp. 324-336.

S. Sinclair, J.M. Norris, S.J. McConnell, H.M. Chochinov, T.F. Hack, N.A. Hagen e S.R. Bouchal, Compassion: a scoping review of the healthcare literature, in «BMC palliative care», 2015, 15(1), pp. 1-16.

S. Trzeciak e A. Mazzarelli, Compassionomics: The revolutionary scientific evidence that caring makes a difference, Studer Group, Pensacola 2019.

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Ilaria Buonomo

è psicologa, ricercatrice e docente in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università LUMSA di Roma. I suoi principali temi di ricerca e intervento riguardano il benessere individuale e collettivo in organizzazione e le applicazioni della psicologia positiva al lavoro.

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