Come nasce il cinismo politico

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Un articolo del 1968 relativo a uno studio ormai storico sulla socializzazione politica: se le idee politiche dei bambini nascessero per estensione del modello paterno, le condizioni economiche dovrebbero avere scarsa importanza. Ma questa ricerca in un’area depressa degli Stati Uniti dimostra quanto siano complicati i percorsi della socializzazione politica infantile.

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Forse la scoperta più sorprendente delle ricerche sulla socializzazione politica infantile è che i bambini più piccoli sembrano incredibilmente ben disposti verso le istituzioni e le figure politiche che incrociano il loro sguardo, tendenzialmente considerate potenti, ma anche competenti e al servizio dei cittadini.
Le implicazioni di questa teoria sono notevoli, prima fra tutte l’ipotesi che lo sviluppo di questa benevolenza politica in un’età molto precoce potrebbe rappresentare la radice del comportamento politico adulto.
Vi è però il pericolo concreto che si tratti di conclusioni legate alla cultura entro cui sono state svolte le indagini: la classe media bianca dell’area industrializzata nordamericana. Pochissimi studi si sono invece concentrati sui valori politici dei bambini in altri Paesi o in sottoculture rurali, etniche o economiche negli Stati Uniti. Se la socializzazione politica è il processo per cui il bambino impara la cultura politica in cui vive, esiste la concreta possibilità che il contenuto di ciò che è socializzato possa variare in maniera significativa da cultura a cultura o da sottocultura a sottocultura.
Abbiamo quindi svolto una ricerca sulla socializzazione politica infantile nella regione dell’Appalacchia, nella parte orientale del Kentucky. È una regione caratterizzata da una vera e propria sottocultura. Prima di tutto, povertà e isolamento la differenziano dalla maggior parte delle altre aree del Paese; in secondo luogo, e di conseguenza, molte norme culturali differiscono radicalmente dagli imperativi standard della classe media nordamericana.

La benevolenza politica infantile
L’evidenza sperimentale che i bambini maturano da subito una concezione positiva verso la politica può avere per lo meno due spiegazioni. La prima presuppone la famiglia come agente primario di socializzazione: essa trasmette direttamente ai bambini i valori positivi sul governo e allo stesso tempo tende a proteggerli dagli stimoli negativi, come ad esempio le storie sulla corruzione dei politici.
Per via della natura complicata delle sue dinamiche famigliari, l’Appalachia è un contesto eccellente per testare la validità di questo approccio. In questa regione, infatti, al contrario della maggior parte del Paese, prevale fra gli adulti un sentimento apertamente antigovernativo. Dal momento che l’ostilità verso l’autorità politica, specialmente federale, ha caratterizzato a lungo la società di quest’area, è molto difficile credere che qui i genitori trasmettano alla prole simboli e immagini positive del sistema politico.
Consideriamo invece una seconda spiegazione, ovvero la tesi che la famiglia sia un agente importante di socializzazione non perché i genitori trasmettano attivamente ai bambini specifiche attitudini politiche, ma perché i piccoli proiettano le loro esperienze con le figure a loro più vicine (i genitori) sulle quelle sociali più lontane, inclusi i politici. In questa prospettiva il padre, percepito da ogni bambino del mondo come benevolo e protettivo, diventerebbe la figura prototipica dell’autorità, e il sistema politico una sorta di famiglia su larga scala, particolarmente sacra agli occhi del bambino perché beneficerebbe dello stesso attaccamento emotivo che esiste fra genitori e figli.
Anche in questo caso l’Appalachia rappresenta un buon terreno d’analisi. In questa parte del Kentucky, infatti, esiste un altissimo grado di disgregazione familiare. Disoccupati, incapaci di mantenere la famiglia, assenti da casa; spesso i padri, in questa area, rappresentano una figura non prototipica e positiva ma inadeguata e biasimevole. Se fosse vero che anche i bambini apalachi generalizzano la figura paterna o la struttura familiare proiettandola nella sfera politica, probabilmente non svilupperanno un’immagine positiva del governo.
Per testare queste ipotesi abbiamo raccolto alcuni dati sulla socializzazione politica nelle scuole pubbliche rurali della contea di Knox, somministrando questionari a penna e analizzando le risposte di 305 studenti delle classi dalla quinta alla dodicesima. Abbiamo misurato il coinvolgimento politico dei bambini in due modi: chiedendo loro di descrivere il presidente degli Stati Uniti e misurando il loro livello di cinismo politico tramite un apposito questionario. La scelta di utilizzare il presidente dipende dal fatto che nella letteratura sulla socializzazione politica infantile egli è in genere descritto come la prima figura politica sulla quale i bambini si focalizzano, e a partire dalla quale generalizzano in seguito le loro impressioni ad altre istituzioni politiche e al governo stesso.

Cinismo politico e povertà
Per quanto riguarda il cinismo politico abbiamo invece usato come metro di paragone gli studi classici di David Easton e Robert Hess, in particolare The Role of Elementary School in Political Socilization.
Divenuta ormai un punto di riferimento per tutti gli studi successivi, questa ricerca ha però il forte limite d’essere stata svolta esclusivamente fra bambini appartenenti alla classe media bianca e urbana in un unico periodo storico. Se non si tiene conto di questa contestualizzazione di classe, le conclusioni rischiano d’essere ideologiche e manipolatorie. Come infatti confermano le valutazioni dell’autorità politica espresse dagli studenti “svantaggiati” cui abbiamo somministrato i nostri questionari, molto meno positive rispetto a quelle dei bambini di Chicago della ricerca di Hess e Easton.
Anche se il nostro campione include i bambini dalla quinta alla dodicesima classe e quello di Hess e Easton i ragazzi dalla seconda all’ottava, è possibile fare un confronto usando solo le classi dalla quinta all’ottava. Paragonato alla «maggior parte degli uomini», il presidente non fa un gran figurone nelle risposte dei bambini del Kentucky. Nel complesso, non appare come una figura fondamentale, tanto che un discreto numero di giovani (circa un quarto) esprimono apertamente reazioni sfavorevoli nei suoi confronti.
Hess e Easton, poi, consideravano l’età come un fattore cruciale, sostenendo che l’opinione molto favorevole dei più piccoli per le qualità personali del presidente diminuirebbe con l’aumentare dell’età, mentre la stima per il suo ruolo istituzionale si stabilizzerebbe o addirittura aumenterebbe con la crescita. La diminuzione dei riferimenti “personali” della rappresentazione non viene così interpretata come una delusione verso l’autorità, ma come la maturazione di un sano realismo politico.

I dati della contea di Knox mostrano ben poche di queste tendenze incoraggianti. Anche estendendo l’analisi ai bambini più anziani del campione non si assiste a nessun cambiamento significativo. A dire il vero, i riferimenti personali nell’immagine del Presidente appaiono leggermente meno positivi di quelli dei bambini più piccoli. Solo il 31% degli studenti più grandi delle scuole superiori crede che il presidente ami quasi tutti, mentre un altro 31% pensa addirittura che al presidente piacciano meno persone rispetto alla maggior parte degli uomini. Nessuno studente della classe dodicesima pensa che egli sia la persona migliore del mondo, mentre il 33% ne tratteggia un giudizio negativo.
Inoltre, l’alta incidenza di mancate risposte («non so») non si riduce in modo significativo con l’avanzare età. Un livello così alto era prevedibile in una popolazione deprivata e non-sofisticata come quella da noi considerata, ma il fatto che rimanga alta anche tra gli studenti anziani delle scuole superiori (in media il tasso di non risposta è del 27%) fornisce un’ulteriore prova che, politicamente parlando, quando i giovani appalachi crescono non succede praticamente nulla, e di certo non si assiste alla formazione di individui dediti all’apprezzamento della cosa pubblica.

La positività dei senza padre
Infine, il forte contrasto fra questi dati e quelli relativi ad altri bambini americani si accentua ulteriormente se prendiamo in considerazione la classe sociale. È stato spesso osservato che i bambini di classi meno abbienti hanno una maggiore propensione a idealizzare le figure politiche. In parte questo potrebbe essere dovuto al fatto che i bambini meno avvantaggiati sono anche meno politicizzati rispetto a quelli della classe media, avendo sviluppato un minor senso critico e continuando a mostrare un eccesso deferenziale verso l’autorità.
È impossibile valutare in modo differenziale come il fattore classe sociale sia all’opera nella società appalachia, perché il campione è nel suo complesso di bassa classe sociale. Tuttavia, per la posizione socio-economica decisamente inferiore rispetto al resto del Paese, i giovani della contea di Knox dovrebbe essere altamente idealizzanti. Ma, come abbiamo visto, i risultati dei nostri studi rivelano l’esatto opposto.
Quali proposizioni generali esplicative sul processo di socializzazione emergono da questi dati?
Il fattore più interessante è che il livello di coinvolgimento dei bambini verso la politica non dipende da come essi rappresentano i loro padri. Come dire che non c’è alcuna evidenza che la valutazione delle figure autorevoli familiari sia proiettata direttamente sulle figure politiche più distanti.
Si potrebbe infatti pensare che la presenza o l’assenza del padre abbia conseguenze politiche per i bambini. Una casa senza padre è in genere disgregata, e generalmente si pensa che ciò abbia implicazioni negative. Se così fosse, i bambini delle famiglie senza padre dovrebbero avere opinioni meno positive della politica. Ancora una volta i questionari ci rimandato dati sorprendenti e contro-intuitivi. Infatti, ci sono generalmente relazioni negative, da basse a moderate ma certamente significative, fra l’avere un padre a casa e valutare il presidente sotto una luce favorevole. I bambini senza padre, insomma, sono più positivi verso la politica.
Una spiegazione plausibile può essere che, piuttosto che dar vita a orientamenti negativi verso l’autorità, l’assenza paterna influisce direttamente sul modo in cui la famiglia trasmette direttamente i valori politici al bambino. Molto probabilmente infatti, se in questo processo viene a mancare un agente importante di trasmissione di idee politiche, il padre, i figli sono più inclini a diventare dipendenti dalle madri.
Nel Kentucky orientale queste ultime non sono in genere politicamente coinvolte, con il risultato che i valori politici tipici degli adulti appalachi, che in genere consistono nella valutazione relativamente negativa dell’autorità politica, non sono efficacemente trasmessi agli orfani. I bambini senza padre sono meno vincolati alle attitudini ciniche dei padri e, più influenzati da altri agenti (come ad esempio i media), tendono a sviluppare una valutazione più favorevole verso l’autorità politica.

Tratto da: D. Jaros, H. Hirsch, F. Fleron, The Malevolent Leader: Political Socialisation in an American Subculture, in “The American Political Science Review”, vol. 62, n. 2, 1968.

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