Cinque poesie di Claudio Damiani

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Dall’ultimo numero de «La ricerca», “Pianeta scuola”, cinque poesie raccontano lo stupore e la meraviglia, la curiosità e la solidarietà nel dialogo intimo con la natura.
© Donata Cucchi, Molo Audace, Trieste 2014, «Andiamo, dove possiamo».

Le prime due poesie provengono da Eroi (Fazi, 2000), un libro di affetti e di amori familiari, in cui la natura è un’interlocutrice a cui porre domande, ed è anche l’origine stessa di ogni curiosità e della gioia di vivere, e anche di morire.

La terza poesia è prelevata da Attorno al fuoco (Avagliano, 2006), dove continua il romanzo familiare, ambientato nel mezzo di una guerra a cui la natura assiste compassionevole. 

La quarta viene da Cieli celesti (Fazi, 2016), un libro di dialoghi, di lettere e di comunioni.

La quinta e ultima – Ti regalo questa pianta – è tratta da Il fico sulla fortezza (Fazi, 2012), il libro della pace raggiunta e della solidarietà tra mondo animato e inanimato, tra materia organica e inorganica.

***

Ma perché mio figlio voleva uccidere il piccolo insetto

che era apparso sul tavolo mentre mangiavamo,

forse per gioco lo voleva uccidere,

e io cercavo di insegnargli

una cosa che non si può insegnare

se lui non si sentiva come il piccolo insetto,

così come Garibaldi quando era piccolo per gioco

strappò le zampine posteriori di un grillo

poi lo vide zoppicare sul tavolo

e sentì una pena e un rimorso

per quello che aveva fatto

perché a quel grillo nessuno poteva ridare le zampe,

per tutta la vita sentì quella pena,

non gli riuscì mai di togliersi quell’immagine davanti agli occhi

del grillo che zoppicava sul tavolo

e lui non poteva fare niente.

***

Papà, ma è vero che in Paradiso gli alberi non ci sono?

No, in Paradiso gli alberi ci sono. E come potremo stare senza gli alberi?

***

Se un uomo o un animale, avvolto da una nube,

vaga per la montagna fino a morire assiderato,

o colto da una valanga viene seppellito nella neve,

o cade in un crepaccio da cui non può risalire,

la montagna non può far niente, non può aiutarlo in alcun modo

ma non pensare che non soffra, che non provi compassione,

non pensare che lei, dura come la pietra, non pianga.

***

– Rondini, ma dov’è che siete?

È l’8 aprile e ancora non vi vedo.

Ma che è successo?

– Ciao, siamo ancora quasi tutte in Spagna

e molte ancora non hanno passato Gibilterra.

– Ma perché, che è successo?

– Mah, non lo so, intanto il clima è strano

e così non ci capiamo più niente,

poi in Nigeria ci stanno sterminando

tirano degli ami nell’aria

e ci acchiappano come pesci…

Poi, non so, siamo un po’ stanche,

ci sono stati vari litigi, risse

non so nemmeno io perché.

– Ehi non fate brutti scherzi, 

qui avete le vostre case

che vi aspettano per il nido,

qui dovete moltiplicarvi

e diventare sempre più belle.

– Ma guarda, io penso un paio di giorni

e ne arriverà la più parte.

Alcune stanno già sulla Sardegna.

– Andate piano, non vi affaticate

fate sempre molte tappe

non mangiate gli insetti che pungono

e bevete molta acqua.

Io vi aspetto allora, ciao, buon viaggio.

***

Ti regalo questa pianta.

Ecco, lei non vede

e non sente, ma ti sente

se tu le accarezzi le foglie,

sente il tuo alito

se le parli.

Lei non sa di essere regalata,

non sa cosa significa la parola

regalare,

passa dalle mie mani alle tue

e starà dove la metti.

Tu non metterla troppo alla luce

ma nemmeno troppo all’ombra,

non darle troppa acqua

ma non dargliene troppo poca.

Lei lo vedi come sta quieta

e è disposta a tutto.

Lascia che le cose accadano

e è disposta a trovare in ogni cosa

qualcosa di bello.

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Claudio Damiani

È nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo e vive a Rignano Flaminio, vicino a Roma. Ha pubblicato le raccolte poetiche Fraturno (Abete,1987), La mia casa (Pegaso, 1994, Premio Dario Bellezza), La miniera (Fazi, 1997, Premio Metauro), Eroi (Fazi, 2000, Premio Aleramo, Premio Montale, Premio Frascati), Attorno al fuoco (Avagliano, 2006, finalista Premio Viareggio, Premio Mario Luzi, Premio Violani Landi, Premio Unione Lettori), Sognando Li Po (Marietti, 2008, Premio Lerici Pea, Premio Volterra Ultima Frontiera, Premio Borgo di Alberona, Premio Alpi Apuane), Il fico sulla fortezza (Fazi, 2012, Premio Arenzano, Premio Camaiore, Premio Brancati, finalista vincitore Premio Dessì, Premio Elena Violani Landi), Ode al monte Soratte, con nove disegni di Giuseppe Salvatori (Fuorilinea 2015), Cieli celesti (Fazi, 2016, Premio Tirinnanzi). I suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue (tra cui principalmente spagnolo, inglese, serbo, sloveno, rumeno) e compaiono in molte antologie italiane (anche scolastiche) e straniere.

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