Ci sono contraddizioni vere?

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Ai non addetti ai lavori, cioè al di fuori della comunità dei logici, il nome di Graham Priest non è noto. In Italia dei suoi molti libri è stato tradotto un solo testo divulgativo, una introduzione alla logica («Logica», Codice Edizioni, Torino 2012), un testo svolto con una sensibilità filosofica difficile da trovare in opere di questo tipo.
M. Escher, «Concavo e convesso», 1955.

In realtà, il lavoro di Priest è molto ricco e interessante: si estende dalla logica all’ontologia, alla metafisica, all’etica, alla storia della filosofia, non disdegnando la divulgazione, in particolare della logica e della filosofia buddista, che conosce anche per aver a lungo praticato le arti marziali (è quarto dan in Shitoryu, uno stile del karate).

I suoi studi sono degni d’interesse per lo stesso motivo, forse, per cui sono rimasti per molto tempo di nicchia, alla periferia della comunità scientifica – ovvero la loro coraggiosa adozione di prospettive non convenzionali, anzi marginali rispetto a quello che un tempo era il mainstream. Ciò gli costò, tra l’altro, una certa resistenza da parte degli editori. Infatti, quella che è oggi la sua opera maggiore, In Contradiction, dovette aspettare parecchi anni e sopportare molti rifiuti prima di venire pubblicata nel 1987.
Lo racconta lo stesso Priest nella seconda edizione dell’opera, oggi pubblicata addirittura dalla Oxford University Press. Il tempo e l’infaticabile impegno di Priest gli hanno dato le soddisfazioni negategli all’inizio della sua carriera: tra l’altro, è stato presidente dell’Australasian Association for Logic e dell’Australasian Association of Philosophy, e ha pubblicato più di 240 articoli sulle maggiori riviste internazionali e una decina di libri.
Ma che cosa c’è di tanto scandaloso nel suo pensiero?

La presentazione più ampia e sistematica della tesi di Priest viene svolta nel suo In Contradiction. Si tratta di un testo complesso che per circa trecento pagine, usando ampiamente gli strumenti della logica formale, argomenta razionalmente a favore della tesi che ci sono contraddizioni vere. Egli la qualifica come “dialetheismo”. Il termine è stato coniato dallo stesso Priest e da Richard Routley sull’immagine di Giano bifronte: rispetto a una contraddizione tra A e non A, Giano si pone di fronte ciascuna delle alternative avendola davanti come vera.

A Priest si deve un vigoroso e raro urto contro il principio di non contraddizione. Si tratta di quello che Aristotele e dopo di lui e con lui tutta la tradizione logica occidentale consideravano il più certo di tutti i principi. A questa schiera si sono opposte relativamente poche voci, tra cui spicca quella di Hegel, secondo la ricostruzione dello stesso Priest. Ad ogni modo, il principio di non contraddizione, in una sua versione aristotelica, recita: “È impossibile che la stessa cosa, ad un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto” (Metafisica, 1005b 19-20). Detto altrimenti, se si afferma A e non A contemporaneamente e nello stesso senso ci si contraddice, cioè si dice qualcosa che è necessariamente falso. Si tratta di una tesi abbastanza intuitiva e di senso comune. Per fare un esempio, non posso dire che ho comprato un libro di Priest (A) e che non ho comprato un libro di Priest (non A). Se dico entrambe le cose mi contraddico e il mio enunciato è necessariamente falso.
Invece, la tesi di Priest è che vi sono buoni motivi per dire che alcune contraddizioni sono vere.

Egli ne esibisce in vari campi, dall’ontologia alla storia della filosofia, alla filosofia del diritto.
Quanto all’ontologia, si prenda per esempio una striscia che trascolora gradualmente dal blu al rosso, sarà vero dire che i punti centrali nella striscia sono blue e non sono blue, che sono rossi e non sono rossi. Analogamente varrà anche per altre serie soritiche, quelle cioè in cui si passa con gradualità da un opposto all’altro (alto-basso, caldo-freddo, scuro-luminoso, etc.). In esse cioè, a un certo punto, si potranno fondatamente formulare enunciati fra loro contraddittori eppure veri.
Riguardo alla storia della filosofia, Priest suggerisce che autori come Hegel, Kant, Wittgenstein e Heidegger vadano letti con un approccio dialetheico. Hegel ammette la contraddizione nella sua filosofia del movimento e, più ampiamente, nel suo sistema. Kant nega si possa dire alcunché del noumeno, eppure ne parla ampiamente. Wittgenstein nega si possa dire alcunché della forma logica, eppure ne parla e lo stesso fa Heidegger con l’essere (das Sein o se si preferisce Seyn), negandone la dicibilità eppure trattandolo. Chi non voglia gettar via queste filosofie, secondo Priest, deve ammettere che le contraddizioni in cui si dibattono questi pensatori non portano, ciascuna, a un esito falso.
Quanto infine alla filosofia del diritto, Priest osserva che vi sono enunciati che, in certe situazioni, diventano contraddittori senza smettere di essere veri. Si prenda il caso di due leggi in vigore: la prima prevede che le donne non possono votare, la seconda che i proprietari fondiari hanno diritto di voto. Qualora succeda, con l’evolversi della società, che una donna, chiamiamola Maria, acquisisca una proprietà fondiaria le due leggi entrano in contraddizione. Perciò Maria deve votare e Maria non deve votare, eppure la somma logica di questi due enunciati non è falsa, ma vera.
Come Priest stesso ricorda, si tratta di argomentazioni controverse in ciascuno degli ambiti menzionati, ontologia, storia della filosofia e filosofia del diritto, eppure sono interessanti e fanno riflettere.

Priest indica col suo lavoro un nuovo campo di ricerca: il transconsistente, cioè quell’ambito che ammette contraddizioni vere. Se da un lato egli ritiene di aver aperto nuove prospettive, dall’altro è ben consapevole che, dopo il suo lavoro, resta ancora tanto da fare.
L’autore ha donato a La Ricerca una breve autopresentazione.

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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