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Attualità

Destare lo stupore e la meraviglia dei bambini ricoverati in ospedale, distraendoli dal dolore e dalle procedure mediche. È quello che fa, da anni, lo psicologo e pedagogista clinico Mirko Magri.
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”La scuola crea negli studenti un nesso inconscio tra il libro e il giudizio a cui lo studente viene sottoposto a partire dalla conoscenza delle pagine di quel libro. Quanto basta perché il libro si connetta alla figura del dovere e si distanzi definitivamente da quella del piacere.“
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Partiamo dal titolo. Conciossiacosaché significa "poiché".
L'occasione di ripensarci me l'ha data una lettera che stavo scrivendo e che cominciava con questa congiunzione, appunto.
Alla terza riga mi sono fermato perplesso. Si può cominciare un testo con "poiché"?
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"Quando diciamo amore non sospettiamo il basilare riferimento all’allattamento che la parola cela nelle sue origini; quando diciamo invidia eludiamo il riferimento all’occhio maligno che il termine possiede nei suoi ancestrali inizi".
La fine del mondo è un tema assai dibattuto negli ultimi tempi, a scuola e non solo.
Alcuni imperativi pedagogici ricordano formule paradossali che generano sconcerto e irritazione, come “sii spontaneo”, oppure “non pensare a quel che ti dico”.
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Mi inserisco in questo dialogo perché la (scherzosa) provocazione di Sandro Invidia sulle ripercussioni dell’agenda digitale sulla scuola mi ha ricordato il dipinto di Laurentius de Voltolina del 1350, che ritrae una lezione all’Università di Bologna.
Superbo, / Il Verbo / Tratta da burattino / Il soggetto e il suo destino. / Ai miei ordini: / Un! Due! Tre! / Fa, / Subisce / oppure è. (Andrée Chedid, Fêtes et lubies. Petits poèmes pour les sans-âge, Flammarion, 1999)
La città di Norimberga è principalmente associata al famoso processo contro i gerarchi nazisti alla fine della seconda guerra mondiale. Ma la città era nota, da sempre, per un aspetto ben più lieto e festoso: la produzione di giocattoli.
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”Non possiamo insegnare a un’altra persona direttamente; possiamo solo facilitare il suo apprendimento”, C. R. Rogers. "Un vero professore si preoccupa di comprendere il dolore e la solitudine di un bambino che non capisce in un mondo di ragazzi che capiscono", D. Pennac.

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