Letteratura

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Grosseto-Kansas City è una città moderna ed evoluta, “una città di sterrati, di spazi aperti, al vento e ai forestieri”, una città “tutta periferia” e, questo è l’importante, in grado di essere centrale proprio grazie alla sua perifericità: laddove periferia diventa sinonimo di esperimento e di progresso e dove il paesaggio diventa il correlativo oggettivo di una cultura, di una visione del mondo.
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Alle soglie del secondo girone del cerchio settimo, il pellegrino Dante è atteso da un’esperienza visiva inenarrabile: il bosco dei suicidi. Questo mondo delirante e cupo è introdotto da Dante con un paragone assai chiaro. Il poeta, che ha bisogno di far immaginare, di far vedere ai suoi contemporanei quella selva incredibile, sceglie di spiegarsi attraverso l’esempio di un’altra selva, stavolta concreta e presente allo sguardo o alla memoria degli uomini del Medioevo: la Maremma.
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Può capitare che l’energia vitale di un uomo, la sua profonda passione per la vita, mettano in ombra quelle virtù che rendono care le persone a quegli amici e sodali che meglio e più di altri hanno occasione di superare le apparenze.
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Seconda storia: il bracciantato intellettuale.
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La prima storia, narrata in questo articolo, racconta di una migrazione che si svolge in uno spazio e in un tempo precisi: tra Grosseto, la Puglia e Milano, passando per Rapallo, tra il 1939 e il 1971.
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La ricerca e Loescher editore sono orgogliosi di partecipare al 4° convegno biennale Le storie siamo noi, dedicato all’orientamento narrativo.
Stavolta non è l’archeologia che mi porta a parlare di storia antica o di Beni Culturali da visitare, ma la letteratura, la grande letteratura espressa dal romanzo di Carmine Abate, La collina del vento, Mondadori, Milano, 2012, già insignito del prestigioso “Premio Campiello”.
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Capita, a Pavia, di imbattersi in un gioielliere che, sulla vetrina, ha affisso il prologo de Il signore degli anelli. “Geniale!”, vien da dire. Quando però, qualche metro più in là, l’occhio scappa su un passo tratto da La Bottega del Cioccolato, di Philibert Schogt, ben visibile sulla porta di una pasticceria, il dubbio che “qualcosa sia nell’aria” inizia a farsi strada.
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Pur configurandosi come prima parte del maggior capolavoro della poesia italiana e pur collocandosi tra i più rilevanti prodotti della letteratura mondiale di tutte le epoche, l’Inferno di Dante Alighieri non ha certo beneficiato, ai suoi tempi, della risonanza mediale riservata in questi giorni all’analogo titolo di Dan Brown.