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Filosofia

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Leggere nel titolo di un opuscolo il nome di Martin Buber è già un’attrazione; se poi l’autore è addirittura Emmanuel Lévinas, l’attrazione diventa tentazione. Se, infine, il testo è arricchito da un confronto epistolare tra il protagonista e l’autore, la cosa si fa irresistibile.
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L’immagine femminile, nella pubblicità, deve essere più realistica? La tecnologia garantirà un’uguale opportunità d’accesso all’educazione? Il principio di precauzione è più controproducente che conveniente? I Comandamenti sono principi superati o ancora validi? Ecco i temi del I° Torneo Nazionale di Dibattito.
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La richiesta ossessiva di trasparenza che si nota nella società occidentale, soprattutto in questi ultimi anni, nasce da un preconcetto di cui dovremmo disfarci. Sembra infatti che se si procede rendendo visibili gli atti compiuti, allora vi è onestà.
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Immaginate di ordinare un caffè e che, al momento di pagare, vi dicano che non serve: il caffè vi è stato offerto da uno sconosciuto. Sembra trattarsi del dono perfetto, quello fatto “per nessun motivo”. Ma se è davvero “per nessun motivo”, perché lo si fa?
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Cos’è indispensabile, sul piano etico, per poter davvero imparare nell’ambito di una pratica di studio? Non vorrei suonare pretenzioso utilizzando un gergo heideggeriano, ma il mio intento è di raccogliere qui qualche appunto per un’analitica esistenziale dell’apprendere, ricercando i modi di essere fondamentali per la ricerca autentica.
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Quand’è che convincere è manipolare? Di per sé – dicono alcuni – il semplice fatto di convincere gli altri non è manipolare, o almeno non è moralmente riprovevole: avviene continuamente e nessuno se ne scandalizza e anzi è facile mostrare che, a volte, riuscire a convincere qualcuno può persino salvare delle vite umane.
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Buddha ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo: l’aikido verbale non è una disciplina di potenza, ma di grazia ed eleganza.
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L'aikidō è una delle arti marziali più affascinanti. Il suo nome, nel suo intero, si può rendere con: “la via dello spirito armonioso”, oppure “la via per un’energia bilanciata”. Jūdō significa “la via gentile”. A non sapere come stanno le cose, si potrebbe pensare che i maestri di arti marziali siano anche maestri d’eufemismo.
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La complessità non è condizione di rigore e, per contro, la chiarezza e l’accessibilità non sono segno di banalità e semplificazione. Molti testi di Tommaso d’Aquino o di Cartesio, per fare due nomi, sono semplici e accessibili, pur contenendo tanto tecnicismo e una complessità notevole, così che si prestano tanto alla lettura, quanto allo studio e persino allo scavo.
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“Si ha l’impressione che ci siano oggi due filosofie: una filosofia professionale, blindata nello specialismo e apparentemente poco capace di incidere sul resto della cultura, e una filosofia mediatica, sostanzialmente irrilevante per i filosofi professionali. È proprio così? In che cosa consiste oggi il mestiere del filosofo?", chiede Diego Marconi.

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