Alberto Angela e l’ABC dei Bronzi di Riace

Tempo di lettura stimato: 4 minuti
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei “Bronzi di Riace”: un utile libretto racconta tutto quello che c’è da sapere.
I due bronzi, B e A.

Tutto è iniziato con l’avvistamento del 16 agosto del 1972 da parte di Stefano Mariottini, amante della pesca subacquea, al largo (ma neanche troppo…) di Marina di Riace (RC), e ha innescato un turbine “archeologico-mediatico” che nell’Italia del dopoguerra non aveva avuto (e non avrà poi) eguali. Le due statue bronzee (“Il Giovane”, o “l’Eroe”, datato al 460-450 a.C., e “Il Vecchio”, o “lo Stratego”, datato una ventina di anni dopo) sono diventate delle vere icone-pop, occupando a lungo le prime pagine di tutti i giornali; così, dopo il loro restauro, la gente faceva la coda per vederli a Firenze, a Roma (al Quirinale, nientemeno, voluti dal presidente Sandro Pertini!), fino alla loro definitiva collocazione al Museo Archeologico di Reggio Calabria nel 1981. Chi scrive, li vide proprio qui, pochi mesi dopo il loro ritorno in terra di Calabria!

Un utilissimo libretto

Chi non avesse vissuto quegli anni, chi li volesse rinverdire, e – soprattutto – chi volesse saperne di più, può farlo leggendo il bellissimo volumetto di Alberto Angela, I Bronzi di Riace. L’avventura di due eroi restituiti dal mare, BUR-La Repubblica, 2022, edizione aggiornata di un libro del 2014 oggi acquistabile in edicola con il quotidiano «La Repubblica».

Il noto divulgatore affronta tutte le questioni più interessanti, perché parla del naufragio, delle modalità (e dei misteri?) del ritrovamento, del restauro e dell’attuale collocazione su apposite pedane anti-simiche. Il tutto con il consueto garbo, la solita chiarezza e competenza, non senza qualche pagina un po’ più “teorica” sul concetto di bello ideale – estetico e spirituale (kalokagathìa) – proprio dell’arte greca. Sì, quell’arte che ebbe proprio sul finire dello stile severo (quello del “Giovane”) e l’inizio di quello classico (quello del “Vecchio”) il proprio vertice qualitativo.

Il volto del bronzo A, “Il Vecchio”.

Statue in cerca d’autore e di volto

Le pagine più interessanti sono però, a mio avviso, quelle relative alle due più grandi questioni ancora aperte: quella degli artisti che li hanno realizzati e quella dell’identificazione dei personaggi, trattate in due appositi capitoli (Due personaggi in cerca d’autore…, pp. 61-80; … e in cerca di volto, pp. 81-94), partendo dai recenti dati delle analisi delle terre di fusione dei bronzi, che – pure nella loro eterogeneità – ci portano nella Grecia continentale, in Attica o nei pressi di Argo.

Per “il Giovane” si è parlato, tra gli altri, di artisti del calibro di Ageladas di Argo, di Pitagora di Reggio o dello stesso Fidia, mentre “il Vecchio” è stato attribuito a Policleto – padre del famoso “canone” – o Alcamene, ma in realtà i suoi possibili padri sono molti di più. Sono altresì moltissime le attribuzioni dei personaggi che essi incarnano: forse “il Giovane” è Agamennone, o Aiace Oileo, oppure Tideo, mentre nel “Vecchio” è stato identificato lo stratega ateniese Milziade, o forse un eroe eponimo dell’Attica, oppure Anfiarao, uno dei “Sette a Tebe”.

I Bronzi nell’allestimento al Museo Archeologico Nazionale Di Reggio Calabria – © Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria

Un possibile legame tra Giovane e Vecchio?

Quest’ultima ipotesi è ovviamente molto suggestiva, perché anche Tideo – una delle possibili identità dell’altro bronzo – faceva parte della spedizione tebana, e ciò ha fatto pensare che le due statue potessero stare insieme, nonostante la diversa epoca di produzione, in un grande gruppo scultoreo che raffigurava proprio i “Sette a Tebe”: sappiamo che ce n’era uno nel santuario di Delfi e un altro ad Argo, del cui basamento rimangono ancora tracce.

Si tratta di una possibilità che oggi molti suggeriscono come “soluzione” al problema identitario, anche se – personalmente – ero stato molto impressionato pure da quella contenuta nel volume Serial/Portable Classic, edito da Fondazione Prada e curato da Salvatore Settis e Anna Anguissola, secondo la quale i bronzi rappresenterebbero gli eroi Eretteo ed Eumolpo e sarebbero stati realizzati nientemeno che dal grande Mirone (nella prima fase del V sec. a.C.) per l’Acropoli di Atene.

Come si può vedere, il rischio di entrare negli eccessivi tecnicismi è alto… pertanto concludo suggerendo – con semplicità – a tutti gli appassionati la lettura del libro, anche per le belle foto, molte delle quali scattate direttamente dall’autore. Con semplicità, ripeto: quella che Alberto ha ereditato dal padre Piero, scomparso in questi giorni, che per noi sessantenni di oggi era (ed è) più di un mito: era la televisione stessa, che – da piccoli – vedevamo popolata di animali rari, stelle lontane, piante esotiche o statue antiche illustrate dalla sua voce. E ciò che diceva lui era vero, punto e basta. Gli sia lieve la terra.

Condividi:

Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it