Le prime due poesie provengono da Eroi (Fazi, 2000), un libro di affetti e di amori familiari, in cui la natura è un’interlocutrice a cui porre domande, ed è anche l’origine stessa di ogni curiosità e della gioia di vivere, e anche di morire.
La terza poesia è prelevata da Attorno al fuoco (Avagliano, 2006), dove continua il romanzo familiare, ambientato nel mezzo di una guerra a cui la natura assiste compassionevole.
La quarta viene da Cieli celesti (Fazi, 2016), un libro di dialoghi, di lettere e di comunioni.
La quinta e ultima – Ti regalo questa pianta – è tratta da Il fico sulla fortezza (Fazi, 2012), il libro della pace raggiunta e della solidarietà tra mondo animato e inanimato, tra materia organica e inorganica.
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Ma perché mio figlio voleva uccidere il piccolo insetto
che era apparso sul tavolo mentre mangiavamo,
forse per gioco lo voleva uccidere,
e io cercavo di insegnargli
una cosa che non si può insegnare
se lui non si sentiva come il piccolo insetto,
così come Garibaldi quando era piccolo per gioco
strappò le zampine posteriori di un grillo
poi lo vide zoppicare sul tavolo
e sentì una pena e un rimorso
per quello che aveva fatto
perché a quel grillo nessuno poteva ridare le zampe,
per tutta la vita sentì quella pena,
non gli riuscì mai di togliersi quell’immagine davanti agli occhi
del grillo che zoppicava sul tavolo
e lui non poteva fare niente.
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Papà, ma è vero che in Paradiso gli alberi non ci sono?
No, in Paradiso gli alberi ci sono. E come potremo stare senza gli alberi?
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Se un uomo o un animale, avvolto da una nube,
vaga per la montagna fino a morire assiderato,
o colto da una valanga viene seppellito nella neve,
o cade in un crepaccio da cui non può risalire,
la montagna non può far niente, non può aiutarlo in alcun modo
ma non pensare che non soffra, che non provi compassione,
non pensare che lei, dura come la pietra, non pianga.
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– Rondini, ma dov’è che siete?
È l’8 aprile e ancora non vi vedo.
Ma che è successo?
– Ciao, siamo ancora quasi tutte in Spagna
e molte ancora non hanno passato Gibilterra.
– Ma perché, che è successo?
– Mah, non lo so, intanto il clima è strano
e così non ci capiamo più niente,
poi in Nigeria ci stanno sterminando
tirano degli ami nell’aria
e ci acchiappano come pesci…
Poi, non so, siamo un po’ stanche,
ci sono stati vari litigi, risse
non so nemmeno io perché.
– Ehi non fate brutti scherzi,
qui avete le vostre case
che vi aspettano per il nido,
qui dovete moltiplicarvi
e diventare sempre più belle.
– Ma guarda, io penso un paio di giorni
e ne arriverà la più parte.
Alcune stanno già sulla Sardegna.
– Andate piano, non vi affaticate
fate sempre molte tappe
non mangiate gli insetti che pungono
e bevete molta acqua.
Io vi aspetto allora, ciao, buon viaggio.
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Ti regalo questa pianta.
Ecco, lei non vede
e non sente, ma ti sente
se tu le accarezzi le foglie,
sente il tuo alito
se le parli.
Lei non sa di essere regalata,
non sa cosa significa la parola
regalare,
passa dalle mie mani alle tue
e starà dove la metti.
Tu non metterla troppo alla luce
ma nemmeno troppo all’ombra,
non darle troppa acqua
ma non dargliene troppo poca.
Lei lo vedi come sta quieta
e è disposta a tutto.
Lascia che le cose accadano
e è disposta a trovare in ogni cosa
qualcosa di bello.