Surfing #5: Impresa in azione. A scuola

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«Una grande occasione di crescita professionale»: così Marilina Saba, professoressa di economia aziendale dell’I.T.C.G. “E. Fermi” di Pontedera (PI), definisce la sua esperienza con Impresa in azione, progetto didattico promosso da Junior Achievement (JA), organizzazione no-profit dedita all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola.

Rivolto alle scuole superiori di II grado, “Impresa in azione” consente ai ragazzi e alle ragazze di sperimentare l’intero processo di start up imprenditoriale: dall’individuazione dell’idea d’impresa, passando dalla realizzazione di un business plan, fino alla realizzazione del prodotto e alla sua promozione. Impresa in azione – lo dice il nome stesso – differisce dall’impresa simulata, per il profondo grado di coinvolgimento richiesto alle classi aderenti. Concepito come competizione, il progetto è adottato da oltre 40 paesi europei e, dal 2015, è accreditato tra i percorsi di alternanza scuola-lavoro ufficialmente proposti dal MIUR.

A raccontarci “Impresa in azione” è proprio la professoressa Saba, che ha introdotto il progetto di JA nella sua scuola fin dal 2003. Di anno in anno, la professoressa ha accompagnato più di dieci classi lungo l’articolato percorso di attività previste dal programma, diventando expert teacher di Junior Achievement e coordinatrice delle cinque classi che quest’anno hanno aderito al progetto. A motivare la determinazione della professoressa Saba è stato l’impatto di volta in volta riscontrato sulle studentesse e negli studenti coinvolti nel programma. Impatto misurabile in termini di competenze professionali che, in un istituto commerciale, sono il riscontro più immediato.

Ma fare un business plan, creare un organigramma aziendale, mettere in atto strategie di marketing sono esperienze che potrebbero tornare di grande utilità anche a studenti e studentesse liceali; non solo in un’ottica strettamente professionale, ma anche come apertura a un approccio imprenditoriale alla costruzione del proprio futuro. La ricaduta più rilevante, secondo la professoressa Saba, si riscontra nell’acquisizione di competenze trasversali, le cosiddette soft skill. Lavorare in gruppo, parlare in pubblico, risolvere problemi sono tutte competenze che permettono ai ragazzi e alle ragazze di esercitare cittadinanza attiva e di cercare lavoro con maggiore probabilità di successo.

«Due ragazzi che l’anno scorso hanno partecipato a Impresa in azione hanno già avuto proposte di lavoro, – dichiara la professoressa Saba – sono stati apprezzati per le loro competenze comunicative, per il loro entusiasmo e la loro determinazione». Certo, si tratta di ragazzi dal profitto scolastico alto, ma secondo l’esperienza della professoressa, l’impatto di “Impresa in azione” è tangibile anche nelle ragazze e nei ragazzi più demotivati: «con loro si vede proprio il miracolo!», esclama.
“Impresa in azione”, infatti, mette i ragazzi e le ragazze nella condizione di dare senso funzionale allo studio con evidenti ricadute sulle motivazione personale e, quindi, sull’andamento scolastico. Ecco perché l’esperienza di questo progetto ha costituito una grande occasione di crescita professionale, non solo per la professoressa Saba, ma anche per i colleghi e le colleghe che quest’anno, per la prima volta, hanno aderito al programma. Docenti di lettere, di lingua inglese, di matematica che dopo “Impresa in azione” stanno valutando di rivedere il programma scolastico del prossimo anno per valorizzare, in senso operativo, alcuni aspetti delle proprie discipline: «ad esempio, l’insegnante di italiano – dice la professoressa Saba – vorrebbe far lavorare la classe sulla comunicazione scritta non più legata al mero svolgimento della prima prova di maturità, ma collegandola a obiettivi di cittadinanza, di accesso al mondo del lavoro».

Occasione di crescita, quindi, che corrisponde a una profonda riflessione personale sul senso dell’insegnamento: operazione non scontata e, di certo, non facile. «Il progetto è faticoso, stressante», ammette la professoressa Saba. Chi intraprende questo percorso è chiamato a gestire non solo contenuti disciplinari mai affrontati, ma anche a ripensare l’approccio con le proprie classi. «Gli insegnanti non devono essere lasciati soli», è il monito della professoressa Saba: perché il progetto esprima la sua piena efficacia deve essere retto da una fitta rete di relazioni. Relazioni che vanno coltivate a partire dall’istituto stesso.

«Nella scuola c’è un clima su questa attività che è veramente fantastico», dice la professoressa, riferendosi alla collaborazione tra insegnanti e docenti. «A un certo punto le ragazze e i ragazzi direttamente coinvolti hanno cominciato a muoversi in autonomia: se dovevano incontrare un imprenditore, o fare il sito, lo facevano da soli». In questo è stato fondamentale l’apporto delle studentesse e degli studenti che al progetto avevano aderito lo scorso anno: «un lavoro tra pari – dice la professoressa – che si è rivelato utile per entrambe le parti».

Un contesto senza dubbio virtuoso, quindi, reso possibile anche dal sostegno della dirigenza: «Se il dirigente scolastico ci crede, mette a disposizione tutte le risorse necessarie». E tra le risorse imprescindibili perché un insegnante possa lavorare bene c’è la formazione. JA stesso offre un servizio di formazione ad hoc: «tra il mese di ottobre e novembre – spiega la professoressa – formatori di JA girano in tutta Italia fornendo una giornata di formazione che, su richiesta, può essere ripetuta».

JA mette a disposizione anche webinar e esperti d’azienda che, su base volontaria, intervengono per portare la propria esperienza a sostegno delle classi aderenti. Tanti sono anche i percorsi paralleli rivolti a ragazzi e ragazze e che, in qualche modo, possono supportare l’operato degli insegnanti: congressi, lezioni a distanza, programmi di affiancamento aziendale, tutti promossi dalle grandi aziende che sostengono il progetto. Sta alla scuola essere pronta a cogliere queste opportunità, così come quelle a disposizione sul proprio territorio. «La scuola deve avere sempre una finestra spalancata sul proprio territorio» – suggerisce la professoressa Saba. Secondo la sua esperienza, infatti, è bene affiancare gli interventi degli esperti forniti da JA a tutor aziendali locali. «Ci sono molto imprese anche innovative: bisogna cercarle, andarci a parlare, non basta una telefonata, sono relazioni che vanno coltivate».

Dalla testimonianza della professoressa Saba, quindi, “Impresa in azione”, si profila non come un progetto didattico fine a se stesso: l’iniziativa di JA sembrerebbe capace di innescare un vero e proprio percorso di riflessione e di sperimentazione scolastica. «Certo ci vuole un pioniere – commenta, consapevole del suo ruolo e delle responsabilità che ne conseguono – un docente carismatico, in grado di trascinare altri colleghi sostenendoli e motivandoli durante il percorso, perché è impegnativo».
Ma nel momento in cui tutte le condizioni necessarie maturano, un’esperienza simile sembrerebbe costituire un punto di non ritorno: «l’effetto sulle colleghe e i colleghi è stato portentoso – testimonia la docente – tutti e tutte hanno messo in conto che lo ripeteranno l’anno prossimo e questo, considerata la mole di impegno che comporta, è il feedback migliore che si possa avere».

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Annachiara Scalera

Facebook Manager per Loescher Editore, blogger di Vitadafemmina.it, giornalista freelance. Dovevo dare senso al mondo. L’ho studiato sui libri. Non è stato sufficiente. Allora, nel mondo ci sono entrata, da segretaria, educatrice, operaia, promoter, bidella, organizzatrice eventi. Ma visto dall’interno, il mondo è ancora più incomprensibile. Allora, ho iniziato a tradurlo, scrivendo. Articoli, post, racconti: parola dopo parola, tutto aveva più senso. Non ho più smesso. È stato così che, a quasi tre decadi di esistenza, mi sono ricordata che da grande avrei fatto questo: scrivere.

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