Via col vento

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“L’Amore lo troviamo poi espresso in altre materie, o almeno in altri contesti”. Questa frase – certamente criptica e tutto sommato inquietante – testimonia in realtà con molta efficacia lo sforzo titanico di una “candidata”, impegnata nella prova orale dell’Esame di Stato, di trovare collegamenti tra l’argomento scelto per la propria “tesina”, con cui la prova ha inizio, e quelli canonici, affrontati nelle tradizionali discipline di studi.

 

È strategico coinvolgere il maggior numero possibile di “materie”: il vincolo – l’incubo – del collegamento si estende infatti anche ai “commissari”, per la parte successiva del colloquio. Quante più saranno le discipline scolastiche in qualche modo citate, tanto più, probabilmente, i professori – in particolare i temutissimi “membri esterni” – saranno indirizzati a porre domande prevedibili o almeno più sostenibili da parte degli studenti. Pertanto, in una mattina di luglio 2013, per fortuna non funestata dalla canicola di altri anni, una ragazza di 19 anni è costretta a scervellarsi per trovare il modo di parlare di Amore – parlare d’amore! – a un gruppo di adulti di mezza età, secondo prospettive culturali che riguardino non solo italiano, latino, storia, filosofia, ma anche educazione fisica, scienza della terra, matematica e fisica. E così noi assistiamo in religioso silenzio – interrompere con una domanda una sequenza di frasi mandate a memoria, da concludere tassativamente in un tempo che oscilla tra i 15 e i 20 minuti, potrebbe avere conseguenze devastanti sulla psiche e sul rendimento del/la candidato/a – a esposizioni che passano dalla Resistenza del 1943-45 a quella elettrica, che fanno trionfalmente raggiungere da Armstrong, Aldrin e Collins la Luna cantata dal leopardiano pastore errante, che affrontano con la massima disinvoltura trattazioni che farebbero tremare il più brillante e dotto dei conferenzieri professionisti: oltre all’Amore, molto gettonati sono il Tempo, la Felicità, lo Spazio, il Futuro. E così via, il più delle volte proponendo gli argomenti scelti non come temi a cui trovare riscontro letterario, filosofico, storico eccetera, ma soltanto come lemmi, occorrenze: nel testo di una poesia, nelle teorizzazioni di un filosofo, nelle definizioni o nelle strumentazioni delle scienze esatte, secondo una logica puramente associativa. Non è un caso del resto che moltissimi studenti (e una grandissima parte degli insegnanti) definiscano “concettuali” le mappe – quasi sempre plastificate, per renderle più “carine” – destinate a rappresentare graficamente il contenuto dell’esposizione, quando esse sono in realtà mind maps. Ovvero “mappe mentali”, costruite secondo uno schema a raggiera, utile per una rapida raccolta delle idee all’inizio di un percorso di studio e di apprendimento, ma non per una sua sistematizzazione finale. Ed ecco così le atlete-madri a incarnare l’agognato “collegamento” tra Amore (nella fattispecie genitoriale e filiale) ed Educazione Fisica. Ma ecco anche il candidato che, alla domanda sulla mancata citazione di Einstein nella propria trattazione sull’Energia, risponde con convinzione: “Perché non è nel nostro programma!”. O quello che parla di sommergibili e MAS per collegarsi a Storia nella propria tesina sulla vela e il mare, perché nel programma del quinto anno le imbarcazioni che sfruttano il vento non sono significative sul piano militare o commerciale. Sempre lo stesso studente, infine, rende manifesto un altro punto debole di questo modo di procedere, diventato ormai una delle tante inerzie del nostro sistema scolastico: è infatti autore di una curiosa strambata, quando cita nella propria bibliografia, oltre alle letture fatte, anche se stesso, in quanto estensore di parti del testo riassuntivo dell’esposizione e consegnato alla commissione.

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Marco Guastavigna

Insegnante nella scuola secondaria di secondo grado e formatore. Tiene traccia della sua attività intellettuale in www.noiosito.it.

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