Entrare nell’Istituto “Marie Curie” di Pergine Valsugana è innanzitutto, per chi è abituato alle crepe e all’incuria degli edifici scolastici sparsi nella penisola, una sorpresa: l’ex ospedale psichiatrico della cittadina è stato trasformato in una scuola pulita, luminosa, attrezzata, in cui gli ambienti raccontano di una perdurante alleanza tra i cittadini in formazione e le istituzioni incaricate di formarli.
L’altra sorpresa riguarda la motivazione e l’entusiasmo delle/dei docenti che incontro, e che hanno accettato di insegnare la grammatica secondo un modello “sfidante” (per usare un aggettivo alla moda, ricalcato sull’inglese challenging) e innovativo, impegnandosi anche a creare un percorso di continuità didattica (un autentico curricolo verticale) per gli studenti in entrata.
Mi raccontano i successi e le difficoltà che hanno incontrato applicando il modello valenziale allo studio della grammatica italiana, le resistenze e le esitazioni dei colleghi. Mi mostrano riflessioni critiche sul manuale vergate a mano dagli studenti e gli schemi radiali elaborati dai ragazzi e dalle ragazze in Power Point a partire dai modelli offerti dal testo. Hanno preso in prestito al laboratorio di chimica un sistema di costruzione di molecole a partire da atomi “forcuti”, che irradiano legami pronti a essere saturati, usandolo per la costruzione delle frasi.
Hanno realizzato anche una presentazione del modello in occasione degli open day, facendone un punto di forza della scuola (a vocazione prevalentemente scientifica), che mi sembra efficace e persuasiva: in poche mosse si fa “vedere” la struttura di una frase, animata grazie a forme, linee e colori – come suggerito dal manuale – che mettono in scena l’evento descritto dal verbo che fa da perno alla frase.
Sono riusciti anche, sotto la guida di un’insegnante appassionata e rigorosa, ad applicare il modello al latino, con risultati incoraggianti anche per i futuri autori che vorranno cimentarsi con questa sfida (già raccolta da Germano Proverbio, sulla scia degli studi di Heinz Happ, negli anni Settanta).