Dall’esigenza di rendere omaggio all’inestimabile patrimonio archeologico dell’Iraq, e diffonderne la conoscenza, nacque l’idea del Virtual Museum of Iraq, realizzato in italiano, inglese e arabo, su iniziativa del Ministero degli Affari Esteri italiano, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sotto la direzione scientifica dell’archeologo Massimo Cultraro.
Il Virtual Museum non è una ricostruzione del reale Museo di Baghdad, ma una sua interpretazione attraverso una significativa scelta di reperti, quasi tutti appartenenti al museo con qualche eccezione, come la Stele di Dario I, conservata a Berlino ed Europa sul toro del British Museum di Londra.
È il volto della Dama di Uruk che accoglie i visitatori nella homepage. Dopo i saccheggi, la suggestiva testa sumerica era stata ritrovata, in seguito a una segnalazione, in una fattoria, sotto 15 centimetri di terra.
Una scalinata introduce quindi alla visita interattiva di otto grandi sale allestite in modo diverso e disposte in ordine cronologico, dalla preistoria al periodo islamico, in cui gli oggetti, corredati da immagini, schede di approfondimento e filmati, si alternano a ricostruzioni tridimensionali e carte geografiche, per un totale di circa sei ore di navigazione.
Nella Sala Babilonese è la Porta di Ishtar che introduce all’interessante esplorazione della ricostruzione di Babilonia, mentre la visita virtuale si conclude, nella Sala Islamica, con la fondazione, nel 762, di Madinat al-Salam, l’odierna Baghdad.
Strutturato in forma didattica, il sito può rivelarsi utile sia agli insegnanti di storia che a quelli di storia dell’arte.
Per approfondimenti sul Museo di Baghdad: Frederick Mario Fales, Saccheggio in Mesopotamia. Il Museo di Baghdad dalla nascita dell’Iraq a oggi, Udine, Forum, 2006.