3: Salute e benessere

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Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

«Per raggiungere lo sviluppo sostenibile è fondamentale garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età. Sono stati fatti grandi progressi per quanto riguarda l’aumento dell’aspettativa di vita e la riduzione di alcune delle cause di morte più comuni legate alla mortalità infantile e materna. Sono stati compiuti significativi progressi nell’accesso all’acqua pulita e all’igiene, nella riduzione della malaria, della tubercolosi, della poliomielite e della diffusione dell’HIV/AIDS. Nonostante ciò, sono necessari molti altri sforzi per sradicare completamente un’ampia varietà di malattie e affrontare numerose e diverse questioni relative alla salute, siano esse recenti o persistenti nel tempo.»

Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 dell’ONU

Come ci ha insegnato l’esperienza del lockdown durante l’epidemia di Covid-19, muoversi, sentire il proprio corpo, in un momento storico in cui siamo spesso sedentari, usiamo i mezzi pubblici e bisogna dedicare del tempo che non sempre abbiamo per l’attività fisica, è fondamentale per il nostro benessere.

L’OMS dice che è determinante svolgere attività fisica e raccomanda di fare proprio uno stile di vita, fatto di buone abitudini.
Fra le strategie per conservarsi in buona salute è suggerita la sveglia alla solita ora, l’impegno a mantenersi attivi e ad arricchire la propria mente (leggere, ascoltare musica, imparare qualcosa).
È consigliato mangiare in modo sano, non fumare e non mantenere a lungo la stessa posizione, se si studia, oppure si lavora, ma interrompere con pause di tre minuti ogni trenta.
E poi, quale ottimo presidio sanitario, svolgere attività fisica: dai 30 ai 45 minuti al giorno, gli adulti, almeno un’ora i ragazzi. Se si può, passeggiare oppure correre, e non potendo uscire, altrettanto utile, praticare attività fisica a casa, trovando un video di esercizi online, ballando con la musica, facendo yoga oppure andando su e giù per le scale.

Agli e alle insegnanti consiglio di dare le competenze utili ai ragazzi per scegliere con entusiasmo e consapevolezza uno stile di vita rivolto al movimento. Rendendo i ragazzi e le ragazze protagonisti e protagoniste, in grado di auto valutare e applicare le proprie conoscenze e abilità, li aiuteremo ad essere flessibili ai cambiamenti, capaci di organizzare, attuare e mantenere la propria routine virtuosa lungo l’arco della loro vita, scegliendo il proprio benessere per affrontare il futuro.


L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

L’obiettivo 3: Fatti e cifre

1.    Salute infantile
•    Ogni giorno muoiono 17.000 bambini in meno rispetto al 1990; tuttavia, ogni anno continuano a morire più di sei milioni di bambini prima del compimento del quinto anno d’età

•    Dal 2000, i vaccini contro il morbillo hanno prevenuto quasi 15,6 milioni di morti.
•    Nonostante decisi progressi a livello globale, una porzione crescente delle morti infantili avviene in Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. Quattro su cinque morti infantili avvengono in queste regioni
•    I bambini nati in situazioni di povertà hanno quasi il doppio delle probabilità di morire prima del compimento del quinto anno d’età rispetto ai bambini nati nelle famiglie più ricche
•    I figli di madri istruite – anche di coloro che hanno completato soltanto la scuola primaria – hanno più probabilità di sopravvivere rispetto ai figli di madri senza alcuna istruzione.

2.    Salute materna
•    La mortalità materna si è ridotta di quasi il 50% dal 1990

•    In Asia orientale, nel Nordafrica e nell’Asia meridionale, la mortalità materna si è ridotta di circa due terzi
•    Tuttavia, il tasso di mortalità materna – ovvero la proporzione di madri che non sopravvivono al parto rispetto alle madri che invece sopravvivono – nelle regioni in via di sviluppo è ancora oggi 14 volte maggiore rispetto al tasso di mortalità materna delle regioni sviluppate
•    Un numero maggiore di donne sta ricevendo assistenza prenatale. Nelle zone in via di sviluppo, l’assistenza prenatale è aumentata dal 65% nel 1990 all’83% nel 2012
•    Solo la metà delle donne che vivono nelle zone in via di sviluppo riceve la quantità raccomandata di assistenza medica di cui ha bisogno
•    Sempre meno adolescenti hanno figli nella maggior parte delle regioni in via sviluppo, ma i progressi hanno conosciuto un rallentamento. Il grande incremento nell’uso dei metodi anticoncezionali che ha caratterizzato gli anni ’90 non è stato replicato nella prima decade del 2000
•  Lentamente, la richiesta di pianificazione familiare viene soddisfatta per un numero crescente di donne, ma la domanda sta aumentando rapidamente.

3.    HIV/AIDS, malaria e altre malattie

•    Alla fine del 2014, 13,6 milioni di persone avevano accesso a terapie antiretrovirali
•    Nel 2013 sono esplose 2,1 milioni di nuove infezioni da HIV, il 38% in meno rispetto al 2001
•    Alla fine del 2013, 35 milioni di persone vivevano con il virus dell’HIV
•    Nello stesso anno, 240.000 bambini sono stati infettati dal virus dell’HIV
•    Le nuove infezioni da HIV tra i bambini sono diminuite del 58% dal 2001
•    A livello mondiale, gli adolescenti e le giovani donne sono vittime di disuguaglianze, esclusione, discriminazione e violenza per motivi di genere, il che li espone ad un maggior rischio di contrarre l’HIV
•    L’HIV è la causa principale di morte tra le donne in età riproduttiva in tutto il mondo
•    Le morti da tubercolosi tra le persone che vivono con il virus dell’HIV è diminuita del 36% dal 2004
•    Nel 2013 si sono registrate 250.000 nuove infezioni da HIV tra gli adolescenti, due terzi delle quali hanno colpito le ragazze
•    L’AIDS è oggi la principale causa di morte tra gli adolescenti (dai 10 ai 19 anni) in Africa e la seconda causa più comune di morte tra gli adolescenti a livello mondiale
•    In molti luoghi, non viene rispettato il diritto delle adolescenti all’intimità e all’autonomia del proprio corpo; molte dichiarano che la loro prima esperienza sessuale è stata forzata
•    Nel 2013, 2,1 milioni di adolescenti vivevano con il virus dell’HIV
•    Tra il 2000 e il 2015, sono state evitate più di 6,2 milioni di morti per malaria, principalmente in bambini con età inferiore ai 5 anni in Africa subsahariana. Il tasso globale di incidenza della malaria si è ridotto del 37% e il tasso di mortalità del 58%
•    Tra il 2000 e il 2013 gli interventi di prevenzione, di diagnosi e di trattamento della tubercolosi hanno salvato 37 milioni di vite. Il tasso di mortalità da tubercolosi si è ridotto del 45% e il tasso di prevalenza del 41% tra il 1990 e il 2013.

Traguardi
3.1     Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per ogni 100.000 bambini nati vivi

3.2     Entro il 2030, porre fine alle morti prevenibili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età.  Tutti i paesi dovranno cercare di ridurre la mortalità neonatale ad almeno 12 per ogni 1.000 bambini nati vivi e la mortalità dei bambini sotto i 5 anni di età ad almeno 25 per 1.000 bambini nati vivi
3.3     Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate; combattere l’epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili
3.4     Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e il trattamento e promuovere benessere e salute mentale
3.5     Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di sostanze, tra cui l’abuso di stupefacenti e il consumo nocivo di alcol
3.6     Entro il 2020, dimezzare il numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali
3.7     Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali
3.8     Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione da rischi finanziari, l’accesso ai servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l’accesso sicuro, efficace, di qualità e a prezzi accessibili a medicinali di base e vaccini per tutti
3.9     Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo
3.a     Rafforzare l’attuazione del Quadro Normativo della Convenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco in modo appropriato in tutti i paesi
3.b     Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo; fornire l’accesso a farmaci e vaccini essenziali ed economici, in conformità alla Dichiarazione di Doha sull’Accordo TRIPS e la Sanità Pubblica, che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo ad utilizzare appieno le disposizioni dell’Accordo sugli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuali contenenti le cosiddette “flessibilità” per proteggere la sanità pubblica e, in particolare, fornire l’accesso a farmaci per tutti
3.c     Aumentare considerevolmente i fondi destinati alla sanità e alla selezione, formazione, sviluppo e mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, specialmente nei meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo
3.d     Rafforzare la capacità di tutti i Paesi, sopratutto dei Paesi in via di sviluppo, di segnalare in anticipo, ridurre e gestire i rischi legati alla salute, sia a livello nazionale che globale

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Antonella Sbragi

È insegnante di Scienze motorie e sportive, docente a contratto di Espressione corporea, Analisi del movimento presso l’Università degli Studi di Genova, e Presidente della Federazione italiana danza sportiva, Regione Liguria.

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