A cosa pensate se dico “enciclopedia”? A quelle teorie di volumi colorati che negli anni Settanta entravano, insieme ai loro a volte improbabili venditori, nelle nostre camerette? Alla poderosa Treccani, con i suoi volumoni rilegati?
A cosa pensate se dico “enciclopedia”? A quelle teorie di volumi colorati che negli anni Settanta entravano, insieme ai loro a volte improbabili venditori, nelle nostre camerette? Alla poderosa Treccani, con i suoi volumoni rilegati?
Oggi, “enciclopedia” è Wikipedia: la più grande mai scritta, con 20 milioni di voci all’inizio del 2012; sicuramente la più consultata, con più di 60 milioni di accessi al giorno; probabilmente la più accessibile, con contributi in 285 lingue. Da dove vengono queste informazioni? Da Wikipedia naturalmente.
Ma quanto è affidabile?
Si può cominciare a ragionarci tenendo a mente due idee, un saggio e un racconto.
Le due idee:
1. non si può fare a meno di usarla;
2. bisogna farlo con circospezione.
Il saggio: L’isola di Wikipedia. Una fonte elettronica di Miguel Gotor in Prima lezione di metodo storico a cura di Sergio Luzzatto, Laterza 2010.
Il racconto naturalmente è La biblioteca di Babele di Jorge Louis Borges. Si ricorderà che «L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere». La biblioteca di Borges contiene tutti i libri possibili, tutti composti degli stessi venticinque caratteri.
Il saggio di Gotor spiega perché bisogna diffidare di Wikipedia.
Wikipedia ha due regole: le voci, scritte da volontari, devono avere un punto di vista neutrale; non sono accettate ricerche nuove e originali. Per quanto riguarda il punto di vista neutrale, esso si raggiungerebbe riportando tutte le diverse posizioni relative ad un qualsiasi argomento, in modo asettico e con una quantità di parole/righe pari al sostegno che detta posizione riscuote.
Queste due regole fanno di Wikipedia una non-enciclopedia: infatti una delle caratteristiche peculiari di un’enciclopedia sarebbe proprio il distinguere, il selezionare ciò che merita di essere ricordato da ciò che non lo è (di fatto, in un certo senso Wikipedia non fa differenza fra un partecipante al Grande Fratello e Hegel), nonché il garantire la qualità delle informazioni: circoscrivere, scegliere, vagliare sono operazioni che Wikipedia che affida al gran numero di revisori, non all’autorevolezza degli stessi.
Ci sono poi altri motivi per mantenere alta la vigilanza. Ogni volta che scriviamo una parola nella stringa di Google il primo link che compare è quello alla relativa voce di Wikipedia. Questo rimanda ad una questione più ampia, e che qui non può essere affrontata, ovvero quanto siamo pilotati nelle nostre ricerche in rete dalle “scelte” dell’algoritmo di Google. Il quale, in pratica, ci conduce volenti o nolenti a Wikipedia – ecco spiegato anche il perché sia molto difficile non farne uso.
Gotor rileva alcuni problemi specifici riguardo l’uso di Wikipedia, ad esempio come fonte storica. La qualità e affidabilità dei dati, che naturalmente non riguarda solo Wikipedia ma qualsiasi prodotto editoriale, non è il principale. Le voci di Wikipedia infatti risultano abbastanza accurate, soprattutto in alcuni campi, come quello scientifico: a questo proposito si cita sempre un articolo apparso su Nature, in cui le voci scientifiche dell’Enciclopedia Britannica e di Wikipedia messe a confronto danno la palma del vincitore alla prima ma con pochi errori di scarto; le voci storiche d’altro canto risultano meno accurate, con omissioni di informazioni rilevanti, errori di nomi e date, ecc.
Inoltre, essendo la compilazione delle voci aperta a tutti, possono facilmente essere commessi atti di vandalismo e verificarsi casi di manipolazione delle informazioni. Il vandalismo consiste nell’inserimento di dati volutamente erronei (ad esempio, citando isole inesistenti, o attribuendo l’appartenenza religiosa a qualsivoglia confessione/setta a personaggi noti, ecc.) per i motivi più svariati. E quando si tratta di voci poco frequentate, l’errore rischia di rimanere online per molto tempo prima di essere visto e corretto. La manipolazione di informazioni potrebbe riguardare invece i casi in cui organizzazioni con interessi particolari (come chiese, movimenti, istituzioni, imprese) modificano tendenziosamente voci che le riguardano o che riguardano argomenti sensibili, in modo che apparentemente risultino imparziali, ma in pratica facendo disinformazione.
Dopo Gotor sappiamo perché Wikipedia debba essere usata con molta cautela. Ma come dimostrare che non si può fare a meno di usarla? E cosa fare del racconto di Borges?
Per il momento niente.
Su Wikiquote si trova una citazione, tratta da un lungo articolo della New York Review of Books del marzo 2011, del fisico Freeman Dyson, nella quale egli illustra la sua teoria dell’informazione: «La scienza è la somma totale di una grande moltitudine di misteri. È un argomento senza fine tra una grande moltitudine di voci. Assomiglia a Wikipedia molto più di quanto non assomigli all’Enciclopedia Britannica».
Nell’articolo Dyson scrive di come, fra i suoi amici e conoscenti (che potremmo immaginare come tutti, o buona parte, illustri scienziati e colleghi di Princeton) nessuno si fidi di Wikipedia e tutti la usino.
Sembra che Wikipedia sia quasi la dimostrazione della legge di Shannon della comunicazione affidabile (reliable communication), che dice che un’accurata trasmissione di informazioni è possibile anche in un sistema con un alto livello di “rumore”, perché anche nel più “rumoroso” dei sistemi gli errori possono essere corretti, purché vi sia sufficiente ridondanza.
Ora sappiamo perché Wikipedia viene usata, sappiamo perché in un certo senso non si può fare a meno di usarla (la usano anche gli scienziati di Princeton), e sappiamo anche perché si può considerarla abbastanza affidabile. Il cuore della teoria di Shannon, però, è la sostanziale irrilevanza del significato dell’informazione, e che le informazioni sono molto più gestibili qualora le si tratti come astrazioni matematiche, e a prescindere dal loro significato.
Ed ecco la biblioteca di Babele: un mare indefinito di informazioni, gestite appunto indipendentemente dal loro contenuto, senza un’idea di sapere, senza un ordine: Wikpedia. Alla fine del racconto Borges si augura che la biblioteca si riveli illimitata e periodica, in modo che «Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso ordine (che, ripetuto, sarebbe un ordine: l’Ordine). Questa elegante speranza rallegra la mia solitudine».
A ben vedere, dunque, emergono due riflessioni.
Una è che Wikipedia, se da una parte ci rende “leggibile” il mondo, dandoci punti di riferimento immediati su qualsiasi argomento, dall’altra (e a un livello più ampio) partecipa a quella proliferazione d’informazione senza senso che ci rende sempre più spaesati, soli e confusi.
L’altra è che, alla domanda “quanto è affidabile Wikipedia?” potremmo rispondere “abbastanza, ma meglio controllare le date.”