Dopo decenni di frequentazione di musei internazionali, di mostre (una, del 2019, l’ho anche recensita su queste colonne) e gallerie d’arte, pensavo di avere visto, di Andy Warhol (1928-1987), (quasi) tutto, o comunque abbastanza. Anche perché, nonostante una produzione vulcanica, eclettica e copiosissima, tutti pensiamo subito ai variopinti multipli di Marylin, di Mao, della zuppa Campbell, e associamo il genio della Pop Art per lo più a queste immagini, che hanno ormai una riconoscibilità universale. E Warhol è sì questo, ma anche molto, molto, altro, come si può capire visitando fino al 26 marzo 2023 la bellissima mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma, promossa e prodotta da Comune di Milano–Cultura e Navigare e curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni.
La sede dell’esposizione è uno spazio milanese assai particolare, che all’artista americano sarebbe piaciuto molto, e cioè la Fabbrica del vapore, esito dell’intelligente riqualificazione di un vecchio complesso industriale; spazio che durante la mia visita, avvenuta di domenica mattina, ho trovato piacevolmente affollato di pubblico di ogni età, a dimostrazione della già menzionata universalità dell’artista, che possiamo ormai – perché no? – definire un “classico”.
E proprio in quest’ultima direzione vanno le parole del curatore Bonito Oliva, il quale afferma, proprio in relazione a questo evento: «Warhol è il Raffaello della società di massa americana che dà superficie ad ogni profondità dell’immagine rendendola in tal modo immediatamente fruibile, pronta al consumo come ogni prodotto che affolla il nostro vivere quotidiano. In tal modo sviluppa un’inedita classicità nella sua trasformazione estetica. Così la pubblicità della forma crea l’epifania, cioè l’apparizione, dell’immagine».
Un percorso artistico straordinario
L’esposizione presenta oltre trecento pezzi, tra dipinti originali e opere uniche (in verità molte, il che è abbastanza raro), serigrafie storiche, disegni (alcuni davvero sorprendenti), polaroid, fotografie e altri veri e propri cimeli, come le cover originali disegnate e autografate da Warhol. E ci aiuta a ricostruire la straordinaria evoluzione del suo percorso creativo. Si parte dagli anni Cinquanta, quando egli è per tutti solo un ottimo disegnatore, per giungere agli anni Sessanta, quando l’artista diventa una sorta di “commentatore sociale” ritraendo icone pubblicitarie (come la mitica Campbell’s Soup o l’altrettanto celebre Brillo Box), personaggi famosi dello star system (come Liz Taylor o Marilyn Monroe) o drammatici (come Jackie Kennedy col volto segnato dal dolore per la morte del marito).
Tale ruolo di interprete e “cantore” del mondo in cui vive, popolato da drag queen come da vip dello spettacolo, dell’arte e della politica, si accentua ulteriormente negli anni Settanta, mentre nei successivi anni Ottanta Warhol si propone al grande pubblico come padre spirituale di una nuova generazione di artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, mentre realizza nuovi simbolismi, sperimentazioni e crea omaggi a grandi maestri del passato.
Per meglio illustrare questo percorso, la mostra è suddivisa nelle seguenti aree tematiche:
GLI ANNI ’50, L’ESORDIO E L’ARTE PUBBLICITARIA, con le sezioni Warhol l’illustratore commerciale e I ritratti: un primo sogno da artista; Il COMMENTATORE SOCIALE, con le sezioni Icone, Fama e Successo e Disastri; PORTRAIT OF THE SOCIETY: tra emarginazione e celebrità, con le sezioni Ladies and Gentlemen e Celebrità; WARHOL E LA MUSICA, con le sezioni L’amicizia con Mick Jagger e i Rolling Stones, Gli altri progetti nel mondo della musica e Studio 54; WARHOL E LA MODA, con le sezioni Il primo grande amore: il mondo della moda e La rivoluzione del fashion come supporto tecnico; IL SACRO E IL PROFANO, con le sezioni Nuovi simbolismi e sperimentazioni e Omaggi e commissioni; L’ULTIMO DECENNIO: il rapporto con il sacro.
L’epifania delle immagini
Posso ora confidarmi con i lettori de La ricerca? Durante la visita, anche se ho cercato inizialmente di seguire il fil rouge delle sezioni che ho appena elencato, apprezzando il rigore filologico dei curatori (Bonito Oliva non lo scopriamo oggi!), mi sono poi però volutamente “perso”, rapito dall’«epifania delle immagini» – per citare ancora Bonito Oliva – che popolano le pareti delle sale della mostra. Ho così dialogato con i ritratti delle star come Marilyn Monroe e Liz Taylor, di Giorgio Armani e Valentino, di Carolina di Monaco (dicevano fosse la donna più bella del mondo, e forse avevano ragione…), di Mick Jagger e dello stesso Warhol, che si è ripetutamente autorappresentato; ma ho anche incontrato figure storicamente più autorevoli, come Alessandro Magno (che emozione, per me, quest’opera del 1982!), Mao Zedong e Lenin.
Ho visto, nelle piccole foto, tra gli altri, i volti giovanili di Silvester Stallone o Arnold Schwarzenegger, protagonisti dei film della mia adolescenza…; ho ammirato però anche fiori e pesci, contemplato immagini sacre, intravisto il remake della Gioconda occultato dai partecipanti a una visita guidata.
Insomma, naufragando “leopardianamente” in questa immensa mole di opere mi sono dimenticato del mio ruolo di recensore, e invece pienamente immerso in quello di “consumatore” di opere d’arte, che Wharol considerava non troppo diverso da quello di chi acquista compulsivamente scatolame e detersivi, ammaliato dalla loro pubblicità.
Quest’ultima affermazione mi consente di ipotizzare che l’artista di Pittsburgh non avrebbe troppo rimproverato questo mio anarchico vagabondaggio tra una sala e l’altra (vi garantisco, però, che eravamo in tanti a girellare…), certamente più visuale che intellettuale. Un vagabondaggio che mi riprometto di continuare in tempi brevissimi alla Reggia di Monza, visitando una retrospettiva dedicata a Keith Haring, che di Warhol – come anticipavo – è stato uno dei pupilli, ma che è purtroppo morto troppo presto per lasciare un segno pari a quello del suo geniale maestro.
Andy Warhol. La pubblicità della forma
a cura di Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors
Partner BMW e Hublot
22/10/2022 – 26/03/2023
Milano, Fabbrica del Vapore
Via Giulio Cesare Procaccini, 4
Aperta tutti i giorni
Dal lunedì al venerdì: dalle ore 09,30 alle ore 19,30.
Sabato, domenica e festivi: dalle ore 09,30 alle ore 20,30.