L’importanza della conoscenza della pedagogia e della psicologia
Il secondo punto del bando di concorso per i docenti della scuola secondaria, include «La conoscenza dei fondamenti della psicologia dello sviluppo tipico e atipico, della psicologia dell’apprendimento scolastico e della psicologia dell’educazione, le conoscenze pedagogico-didattiche e le competenze sociali finalizzate all’attivazione di una positiva relazione educativa […]. In particolare, ai candidati si richiede la conoscenza, in linea generale, delle principali teorie sullo sviluppo in età evolutiva, con particolare riferimento all’età preadolescenziale e adolescenziale, e sull’apprendimento quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo: comportamentismo, cognitivismo, strutturalismo, costruttivismo, socio-costruttivismo, psicologia della forma o Gestalt, teorie della personalità, teoria dell’apprendimento sociale, ai fini di una scelta e di un impiego consapevoli in ambito didattico» (dal bando di concorso Decreto M.I.M. 26.10.2023, n. 205).
La conoscenza di questo secondo punto è importante sia per lo scritto sia per l’orale del concorso. È fondamentale, quindi, conoscere le diverse teorie pedagogiche e psicologiche, considerate come base essenziale per lo sviluppo e per l’apprendimento delle studentesse e degli studenti.
Come impostare lo studio
Attraverso le diverse strategie di lavoro, si imposta una rete logica e visiva di ogni argomento da studiare; ciò ci permette di riassumere, in questo caso, le differenti teorie pedagogiche e psicologiche, visualizzare i collegamenti e fissare gli autori individuati, creando una conoscenza strutturata, che stimola non solo la memoria visiva, ma allena e migliora anche la memoria a lungo termine. La modalità riassuntiva è sconsigliata, perché poco veloce, in quanto costituita da molte informazioni iniziali e globali, alcune anche superflue. In questo caso infatti, la fase del ripasso risulta difficoltosa per la memorizzazione dei molti dati riportati. È bene invece, una volta situate le informazioni basilari, continuare ad allargare gli “anelli” concentrici del nostro sapere, ampliando i diversi concetti, attraverso l’aggiunta di nuove relazioni. Per favorire un’esatta sistematizzazione delle idee che veicolano i diversi argomenti, analizzeremo alcuni nuclei fondanti della pedagogia e della psicologia e procederemo con domande indirette a maglie larghe, per favorire la ritenzione delle informazioni.
Primo nucleo tematico: modelli teorici pedagogici
La pedagogia è una disciplina teorica e pratica, finalizzata allo studio dell’educazione e della formazione dell’uomo, nei diversi contesti e nelle diverse fasi della vita. Essa oggi, è definita come un fattore chiave della vita sociale ed è volano del concetto “educare”, che significa “tirar fuori” ciò che è dentro alla persona (Galimberti 2023), al fine di valorizzarla.
La scuola è l’ambiente pedagogico per eccellenza e si classifica come: un’opportunità educativa, in cui il soggetto costruisce la propria identità; un luogo di riflessione aperta, grazie ad un apprendimento focalizzato; un centro di ricerca, in quanto mira alla promozione di attività qualificanti. L’ambiente scolastico tende ad un apprendimento intenzionale e sistematico, riuscendo così a creare una formazione autentica e completa, attraverso l’apprendere ad apprendere, più che a trasmettere conoscenze predefinite, in modo da far acquisire all’alunno una forma mentis critica, aperta e flessibile.
L’apprendimento riveste il ruolo di processo importante, tramite il quale, si mira al raggiungimento del “successo formativo” delle studentesse e degli studenti e si punta ad una formazione di qualità; esso è un percorso in ascesa, costante, dinamico e di “costruzione”, dato dall’intreccio di fattori intuitivi, qualitativi e quantitativi, nonché condizionato da eventi sociali, culturali ed emotivi. I diversi stili di apprendimento, le differenti strategie cognitive, le distinte esperienze individuali e collettive, i processi che regolano l’interagire con gli altri e l’assimilazione di nuove acquisizioni avviano le studentesse e gli studenti a una maggiore consapevolezza dell’itinerario dell’atto apprenditivo, il quale è anche stimolato dalla motivazione intrinseca, che porta con sé il piacere e la voglia di apprendere. L’accento non è posto tanto sull’informazione che si apprende, ma sul “come” si apprende e sulla messa in atto di alcune modalità basate: sull’attenzione, sulla capacità di concentrazione e sulla ritenzione delle informazioni. L’apprendimento si presenta così “significativo” (Ausubel 1994), perchè prefigura un processo attraverso il quale, nella struttura cognitiva del soggetto, le nuove informazioni entrano in relazione con i concetti preesistenti; l’atto apprenditivo, inoltre, è basato sull’integrazione e il coinvolgimento di un gruppo che collabora e si confronta per raggiungere un fine comune, anche tramite l’uso della didattica laboratoriale, che fa della scuola un vero e proprio laboratorio. Oggi si parla di processi metacognitivi e quindi di “alunno metacognitivo”, in quanto ci troviamo di fronte a studentesse e studenti che riflettono sui propri processi cognitivi.
Procediamo con la citazione di autori importanti e il riferimento ad alcuni concetti chiave che mettono in luce il contenuto dei diversi approcci pedagogici e psicologici oggetto delle domande concorsuali.
Socrate (470 a. C./ 469 a. C – 339 a. C.), filosofo greco antico, sosteneva che l’educazione era “autoeducazione”, perché rappresentava la conoscenza e la realizzazione del bene, allo scopo di tendere ad un comportamento corretto. Obiettivo dell’educazione per Socrate era quindi, la cognizione del bene, visto come un innalzamento spirituale ed attuato attraverso il dialogo. L’ideale educativo del filosofo, procedeva attraverso l’ironia, che consisteva nel fingere di non sapere e la “maieutica”, la quale portava gli allievi alla conoscenza, tramite una serie di domande, inducendoli a trovare da soli il concetto e la verità di una cosa.
Comenio (1592 – 1670), teologo, filosofo e pedagogista ceco, è stato il padre della pedagogia moderna; secondo il suo pensiero, bisognava che l’educatore si ponesse degli obiettivi, attraverso i quali trasmettere il sapere; l’educazione doveva consistere nell’istruzione e nell’acquisto di virtù. Egli sosteneva l’unità del sapere, per cui il passaggio da un sapere all’altro, nel soggetto in fase apprenditiva, doveva essere concatenato.
J. J. Rousseau (1712 – 1778), filosofo e pedagogista svizzero, evidenziava il principio cardine della teoria del buon selvaggio, che è alla base di una nuova pedagogia; secondo tale principio la natura dell’uomo era considerata “buona” ed invece la società veniva definita “corruttrice”, perchè spingeva al male. Rousseau ha formulato il concetto di educazione nella sua opera Emilio (1762); l’opera è divisa in cinque libri e tratta dell’educazione del bambino al di fuori della società, allo stato di natura. Il principio universale espresso nel libro è la bontà naturale dell’uomo.
E. Durkheim (1858 – 1917), sociologo e filosofo, pensava che non si potesse educare al di fuori della società, al contrario di Rousseau; egli affermava che la società è un organismo indipendente dagli elementi che la costituiscono, e presenta delle regole che non si possono ignorare.
Legame dei modelli pedagogici con la didattica
J. H. Pestalozzi (1746 – 1827), pedagogista e filosofo, fu l’ideatore del mutuo insegnamento, attraverso il quale gli studenti collaboravano tra di loro al fine di migliorare insieme; esso è il principio dell’attuale cooperative learning.
J. Dewey (1859 – 1952), filosofo americano, fu il padre dell’attivismo pedagogico, inteso come metodo educativo, secondo cui l’apprendimento viene stimolato da un’azione riflessiva attraverso l’operatività e il fare; ciò costituisce la base per l’attuale didattica laboratoriale.
J. Delors (1925 – 2023), europeista, politico ed economista francese, ha elencato quattro pilastri dell’educazione: imparare a conoscere, inteso come guardare il mondo in modo globale; imparare a fare, ossia acquisire competenze per contribuire nelle diverse situazioni; imparare a vivere insieme, e quindi sviluppare una comprensione degli altri ed imparare ad essere, cioè essere consapevoli di sé e delle proprie responsabilità. Tali pilastri sono interdipendenti e formano un unico apprendimento.
L. Milani (1923 – 1967), educatore cattolico italiano, si è occupato dell’emancipazione delle classi popolari, portando avanti un progetto educativo basato sulla parola, considerata come mezzo per sostenere i propri diritti; egli diceva che «È solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui». Don Milani creò la Scuola di Barbiana, che impegnava i ragazzi tutto il giorno e tutto l’anno; la scuola poneva i giovani al centro dell’insegnamento e in essa vi era l’uso di metodi didattici alternativi, come ad esempio la scrittura collettiva e individuale, attraverso l’utilizzo del quotidiano, che veniva letto ogni giorno, in ogni sua parte. Tale visione avvia la scuola verso l’inclusività, orientamento distintivo dell’istruzione attuale.
Secondo nucleo tematico: modelli teorici psicologici
I modelli psicologici si presentano come approcci teorici e metodologici per lo studio dello sviluppo dell’uomo. La psicologia è la scienza che studia gli stati mentali e i vari processi cognitivi, emotivi, sociali e comportamentali. Le teorie psicologiche citate nel bando di concorso sono: comportamentismo, cognitivismo, strutturalismo, costruttivismo, socio-costruttivismo, psicologia della forma o Gestalt, teorie della personalità e teoria dell’apprendimento sociale.
W. Wundt (1832 – 1920), psicologo e fisiologo, è stato il fondatore della psicologia come scienza indipendente e ha introdotto il metodo sperimentale, come ad esempio l’introspezione, allo scopo di analizzare i processi mentali del soggetto. Ha creato il primo laboratorio di psicologia sperimentale a Lipsia nel 1879.
Comportamentismo: teoria psicologica che si basa sullo studio del comportamento del soggetto di fronte a determinati stimoli. L’apprendimento è quindi influenzato e rafforzato dall’ambiente circostante. Le idee comportamentiste si focalizzano sullo studio degli stimoli esterni e delle reazioni osservabili; secondo tale teoria, il pensare è una forma di comportamento, su cui è possibile intervenire con l’educazione. L’apprendimento è considerato come un’acquisizione di abitudini, che avviene per «prove ed errori»; la mente non solo elabora lo stimolo ma lo seleziona, attribuendogli un significato, quindi scegliendo una risposta comportamentale adeguata.
I.P. Pavlov (1849 – 1936), medico russo, i cui studi influenzarono il comportamentismo; egli portò avanti l’idea del condizionamento classico, con al centro l’apprendimento di reazioni, chiamate «riflessi condizionati», a nuovi stimoli dell’ambiente. Il condizionamento è quindi il processo di trasferimento della risposta spontanea, dallo stimolo incondizionato a quello condizionato. Famoso fu l’esperimento sulla salivazione del cane, effettuato presso l’Istituto di Medicina Sperimentale di San Pietroburgo e divulgato nel 1903.
J. Watson (1878 – 1958), psicologo statunitense, fu il caposcuola del comportamentismo; per lo studioso, il comportamento era dato da una serie di risposte, prodotte dall’organismo, arrivando ad affermare che anche le emozioni nei bambini potevano essere apprese e definite, in base agli stimoli che le suscitavano.
B. Skinner (1904 – 1990) psicologo statunitense, ideò il concetto del condizionamento operante, che consisteva nel fare seguire premi o punizioni a determinati comportamenti. Egli introdusse il concetto del rinforzo positivo, come fattore importante dell’apprendimento, secondo il quale determinati comportamenti erano rinforzati da una ricompensa; a tal proposito fu importante il suo esperimento sui topi, nella gabbia sperimentale, chiamata Skinner Box, creata tra gli anni 1930 e 1940.
C. Hull (1884-1952) psicologo statunitense, considerava importante la pulsione, in quanto egli sosteneva che, non si sviluppa alcuna relazione tra stimolo e risposta, se non è presente una condizione fisiologica che generi una pulsione, ossia una spinta ad esplorare l’ambiente. La pulsione è un fattore interno, una proprietà dell’organismo, un elemento che si colloca tra lo stimolo, visto come variabile indipendente e la risposta, intesa come variabile dipendente.
Cognitivismo: teoria psicologica che intende la mente, non come un magazzino in cui si accumulano conoscenze e abilità, ma come una struttura elaborata e connessa. L’apprendimento è rappresentato come un processo conoscitivo, che trae origine dal bisogno di costruzione e di strutturazione della realtà; esso segue percorsi non lineari e non sequenziali ed è connotato a livello individuale.
J. Piaget (1896 – 1980), psicologo, pedagogista e biologo, ha creato la teoria dell’assimilazione e dell’adattamento, in cui considera l’intelligenza come una forma di adattamento dell’organismo all’ambiente; l’adattamento è un equilibrio mobile tra l’assimilazione dei nuovi dati e l’accomodamento di tali dati, a quelli già posseduti. Lo sviluppo cognitivo per tale motivo, è considerato come un processo attivo. Gli stadi di sviluppo del bambino per Piaget sono quattro: senso-motorio, pre-operatorio, operatorio concreto, operatorio formale; essi sono in successione rigida e solo quando uno stadio è consolidato, si passa al successivo.
J. Bruner (1915 – 2016), psicologo statunitense, evidenziava l’esistenza di tre livelli cognitivi, che tra loro presentano una continuità: la percezione, la concettualizzazione e la risoluzione dei problemi. Sono tre modi diversi per arrivare allo stesso risultato: l’atto percettivo. La percezione e la concettualizzazione per Bruner rappresentano momenti diversi: la percezione non è solamente constatare ma categorizzare l’oggetto percepito, sulla base di alcuni attributi che definiscono un’ampia serie di dati differenti; la concettualizzazione consiste invece, nell’individuare relazioni logiche.
Strutturalismo: approccio teorico che analizza l’esperienza e il comportamento dell’uomo non attraverso i singoli elementi, ma tramite i sistemi delle relazioni tra essi; per tale motivo il concetto fondante è che le strutture determinano il soggetto. Lo scopo di tale indagine psicologica è descrivere i contenuti elementari della coscienza ed evidenziare le leggi che presiedono alla loro combinazione. Il metodo che adotta lo strutturalismo è quello dell’introspezione, considerata come auto-osservazione, che ha come fine la scomposizione dell’esperienza cosciente, nei suoi elementi fondamentali. Tale metodo caratterizza la psicologia.
E. Titchener (1867 – 1927), filosofo e psicologo inglese, è il padre dello strutturalismo; egli si concentrò sui contenuti elementari della coscienza, identificati come: sensazione, elemento semplice della percezione; immagine mentale, elemento semplice delle idee; stato affettivo, elemento semplice dei sentimenti.
F. De Saussure (1857 – 1913), linguista svizzero, il quale afferma che la linguistica si occupa dei segni verbali ed introduce alcuni concetti base tra cui: la sincronia e la diacronia, il significato e il significante. La linguistica si definisce strutturale perché il concetto dell’identità del segno, negli aspetti fonico e concettuale, parte dall’esistenza della totalità del segno linguistico.
N. Chomsky (1928), linguista e filosofo statunitense, ha elaborato la teoria sul linguaggio e sulle proprietà che esso possiede, partendo dal concetto che, il cervello contiene un insieme limitato di regole per organizzare il linguaggio; l’atto linguistico è da lui ritenuto un’abilità innata. Il focus della teoria è l’acquisizione e la produzione del linguaggio; a tal proposito cita la Language Acquisition Device o LAD, indicandola come una predisposizione biologica dell’uomo a sviluppare l’atto linguistico, la cui acquisizione dipende da una facoltà del cervello altamente specializzata e innata. Il linguaggio ha quattro caratteristiche: discretezza, ricorsività, competenza e dipendenza dalla struttura.
R. Jakobson (1896 – 1962), linguista russo, intende la comunicazione come un processo di trasmissione dal mittente al destinatario, attraverso un canale, nel quale hanno un ruolo i partecipanti, il contesto, le circostanze e il codice linguistico. La funzione poetica per Jakobson è l’accento che viene posto sul messaggio, per cui la lingua poetica non coincide con quella della poesia, anche se ne è la parte essenziale.
C. Rogers (1902-1987), psicologo statunitense, identifica l’«ascolto attivo» come componente fondamentale della competenza comunicativa basata: sull’empatia, sull’accettazione positiva dell’altro e sull’autenticità, «Ascoltare vuol dire capire ciò che l’altro non dice» (Rogers 2013).
Costruttivismo: teoria secondo la quale la conoscenza è il prodotto di una costruzione attiva da parte del soggetto ed è collegata strettamente alla situazione in cui avviene l’apprendimento. L’atto apprenditivo è considerato significativo, perchè si presenta come attivo, collaborativo, conversazionale, riflessivo, contestualizzato, intenzionale.
K. Lewin (1890 – 1947) psicologo tedesco, sviluppò la teoria del campo, che consisteva nella rappresentazione mentale interna; nel campo individuava uno spazio vitale, sede di azione dei fattori psicologici che influenzavano il comportamento individuale. L’energia psichica del campo tendeva a un equilibrio del sistema nel suo complesso. La valenza delle regioni dello spazio di Lewin è positiva, se le regioni contengono oggetti desiderati ed è negativa, se contengono oggetti da non considerare. Tali valenze sono intese come forze psicologiche che spingono il soggetto in una direzione piuttosto che in un’altra e sosteneva che ci si avvicina a quelle positive e ci si allontana da quelle negative. I fatti indipendenti di un campo psicologico per Lewin sono: lo spazio di vita, con la rappresentazione che il soggetto ha dell’ambiente; i fatti sociali e /o ambientali, che indicano ciò che accade oggettivamente a quella persona, senza che ciò la influenzi; la zona di frontiera, dove lo spazio di vita e il mondo esterno si incontrano. Il modello di apprendimento di Lewin si realizza attraverso alcune fasi principali: pianificazione, azione, osservazione, riflessione.
C. Rogers (aut. cit.) considera le emozioni come attitudini fondamentali nella vita e afferma che l’intelligenza emotiva, che contiene l’intelligenza del cuore, può preservare le relazioni più importanti, che in sua assenza si deteriorano. Ogni emozione predispone all’azione in modo caratteristico e ognuna orienta verso una precisa direzione, per superare le sfide che la vita presenta.
J. Bruner (aut. cit.) evidenzia il legame tra creatività e sorpresa produttiva e definisce la creatività, come la capacità di conciliare gli opposti, mentre la sorpresa produttiva è una modificazione inaspettata per lo sviluppo della creatività. L’atto creativo crea un pensiero divergente con soluzioni originali. Il pensiero creativo deve essere allenato, secondo Bruner, per aiutare a risolvere i problemi della vita in modo singolare e produttivo. Le soluzioni creative sorgono solo quando la materia è globalmente posseduta, i dati esterni sono ben interiorizzati e strutturati in categorie e tali categorie sono aperte ad ulteriori codificazioni. Il tipo di intelligenza che hanno i soggetti creativi è divergente, ossia: sintetica, continua e non conformistica. L’intelligenza convergente invece, si presenta: analitica, sequenziale e ripetitiva.
J. P. Guilford (1897 – 1987), psicologo statunitense, evidenzia il pensiero convergente e divergente, sostenendo che il pensiero convergente si identifica con il pensiero logico, mentre quello divergente comprende le componenti cognitive e della creatività ed esplora le diverse situazioni, producendo qualcosa di nuovo e di diverso.
D. Kolb (1939) pedagogista statunitense, considera lo stile esperienziale, come un processo, dove la conoscenza è creata attraverso: l’osservazione e la trasformazione dell’esperienza. L’apprendimento esperienziale di Kolb identifica quattro fasi portanti: esperienza attiva, osservazione e riflessione, concettualizzazione, sperimentazione.
S. Papert (1928 – 2016), pedagogista sudafricano, si è occupato di costruzionismo, basato sul costruttivismo; egli evidenzia il concetto di «imparando facendo», per cui un apprendimento proficuo, deve avvenire mediante la produzione di oggetti, da parte di chi apprende. Gli artefatti cognitivi di cui egli parla, detti anche manufatti cognitivi, sono l’insieme degli oggetti e dei dispositivi, che facilitano lo sviluppo di specifici apprendimenti.
Socio-costruttivismo: strategia di apprendimento che afferma che la costruzione della conoscenza avviene all’interno del contesto socio-culturale in cui agisce l’individuo.
P. Watzlawick (1921 – 2007), psicologo e filosofo austriaco, evidenzia cinque assiomi della comunicazione; nel primo assioma sottolinea che non si può non comunicare, infatti anche la persona che non interloquisce comunica di non voler comunicare. Egli sottolinea inoltre che la comunicazione avviene su due livelli, quello del contenuto e quello della relazione; tale concetto rappresenta il secondo assioma. Gli altri tre assiomi di Watzlawick sono la punteggiatura della sequenza di eventi, la comunicazione numerica e analogica e l’interazione simmetrica e complementare.
L.S. Vygotskij (1896 – 1934), psicologo e pedagogista russo, definisce il linguaggio come una funzione psichica fondamentale, il cui apprendimento dipende dal contesto. La differenza che esiste tra Vygotskij e Piaget riguardo il linguaggio è che il linguaggio, per Vygotskij, si sviluppa in modo separato dal pensiero, perché essi hanno origini diverse, anche se si influenzano reciprocamente; per Piaget, il linguaggio nasce dal pensiero sviluppato, e lo sviluppo del pensiero accompagna lo sviluppo del linguaggio.
J. Bruner (aut. cit.) e B. Skinner (aut. cit.) hanno un’idea diversa del linguaggio: per Bruner, il linguaggio consente di sviluppare una capacità simbolica, mentre per Skinner il linguaggio non è un processo cognitivo innato, ma un comportamento verbale.
G. Bateson (1904 – 1980) antropologo e sociologo britannico, elabora la teoria del doppio legame, in cui evidenzia che ogni individuo ha la capacità di conoscere, pensare e decidere; in una situazione di doppio legame una persona riceve messaggi contraddittori su più livelli di comunicazione. Egli parla di metacomunicazione, ossia la comunicazione oltre la comunicazione stessa.
Psicologia della forma o Gestalt
Corrente psicologica nata agli inizi del XX secolo in Germania e incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza; essa studia come si percepisce il mondo e sottolinea che il tutto è più della somma tra le parti. I principi della scuola descrivono come la mente organizza gli stimoli sensoriali in forme e schemi. La pedagogia della Gestalt si basa sull’idea che l’apprendimento serva a facilitare l’adattamento creativo dell’organismo all’ambiente. Il focus quindi è sulla percezione della realtà e sul modo in cui si costruisce l’esperienza, rispetto ai differenti fenomeni. Il principio fondamentale della Gestalt è che «[…] ciò che ciò che noi percepiamo non è somma di elementi ma è una sintesi della realtà». La scuola della forma sostiene infatti che gli elementi simili per colore, dimensione, forma e posizione, costituiscono un’immagine o una composizione e vengono raggruppati tra loro, per poi essere percepiti come un unico elemento. I sette principi della Gestalt sono: vicinanza, somiglianza, continuità di direzione, figura- sfondo, buona forma, chiusura ed esperienza passata.
M. Wertheimer (1880 – 1943), psicologo ceco della Gestalt, afferma che le esperienze percettive non sono semplici insiemi di elementi, ma sono strutturate in modo che le qualità del tutto emergano prima delle parti individuali, formando una Gestalt.
W. Köhler (1887 – 1967), psicologo tedesco della Gestalt, evidenzia che il raggiungimento di un determinato obiettivo, ossia l’atto di apprendere o di risolvere un problema, viene ottenuto solo dopo ripetuti tentativi, che vengono corretti in seguito all’analisi osservativa dei risultati; questo procedimento viene definito «per prove ed errori» e porta alla soluzione di un problema.
Teorie della personalità
La personalità si presenta come un modello complesso di caratteristiche psicologiche e comportamentali, che si esprimono in maniera più o meno costante, in tutti gli aspetti e situazioni del funzionamento individuale.
K. Lewin (aut. cit.) fa parte di tale approccio con la formulazione della teoria del campo.
A. Adler (1870 – 1937), psichiatra, psicoanalista e psicologo austriaco, fondò la psicologia della psicodinamica, insieme a Freud e Jung. Egli considera l’uomo, come unità di mente e corpo, indivisibile e coerente nelle sue manifestazioni.
S. Freud (1856 – 1939), neurologo e psicanalista austriaco, sottolinea che gran parte del nostro comportamento e dei nostri pensieri, sono influenzati da alcuni fattori dell’inconscio: desideri, impulsi e ricordi. Le energie psichiche avanzate per Freud sono: Es, processo di identificazione-soddisfazione dei bisogni primitivi; Io, posto tra Es e Super Io, bilanciamento della soddisfazione dei bisogni primitivi e delle spinte contrarie derivanti dalla nostra etica e dalla nostra morale; Super Io, struttura mentale su cui si basa l’ambiente educativo, che è stato interiorizzato, gli ideali dell’Io, le visioni del mondo, la conoscenza e la morale.
C. G. Jung (1875 – 1961), psicanalista e psichiatra svizzero, sostiene che il comportamento dell’uomo è condizionato sia dalla sua storia individuale, sia dalle sue aspirazioni e dai suoi scopi. Il comportamento presente è guidato sia dal passato come realtà, sia dal futuro come eventualità dell’accadere. Gli archetipi di Jung sono quattro: Ombra, Anima, Animus, Sé; essi sono realtà in sé, dinamiche dell’inconscio. Egli condivide con Freud la concezione energetica della psiche, ma non la relega solo alla libido sessuale.
J. Bowlby (1907 – 1990), psicologo e psicanalista britannico, ha formulato la teoria dell’attaccamento, indagando lo sviluppo del legame tra genitore e bambino; sostiene che l’attaccamento è un legame di lunga durata, ed è un bisogno essenziale per bambini e neonati; l’assenza o la poca qualità può portare a problemi emotivi e comportamentali a lungo termine.
M. Klein (1882 – 1960), psicanalista austriaca, secondo la quale la relazione oggettuale nasce dall’idea che la mente è un contenitore di oggetti, con entità o immaginarie o simboliche, che rappresentano parti di noi e del mondo esterno. Tali oggetti sono considerati reali e attivi nella mente, perché hanno una loro vita psichica.
D. W. Winnicott (1896 – 1971), psicanalista e pediatra britannico, ha evidenziato che la teoria dell’attaccamento deriva dal concetto che il bambino non è autosufficiente e la sua vita ruota intorno alla figura materna. I quattro stili di attaccamento di Winnicott sono: sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente, disorganizzato.
Apprendimento sociale
È il processo attraverso cui le persone acquisiscono conoscenze, atteggiamenti e abilità attraverso l’osservazione e l’interazione con gli altri; l’interazione è essenziale.
A. Bandura (1925 – 2021), psicologo canadese, afferma che l’apprendimento non avviene solo con il contatto diretto degli oggetti, ma avviene anche tramite esperienze indirette, sviluppate attraverso l’osservazione di altre persone. La modellazione, per Bandura, influenza l’apprendimento sociale ed è rappresentata dalla tendenza a imitare gli altri.
B. Skinner (aut. cit.), fa parte di tale approccio psicologico, per la sua teoria sul condizionamento operante.
Legame dei modelli di approccio psicologico con la didattica
L. S. Vygotskij (aut. cit) elabora la teoria della zona prossimale di sviluppo o ZSP; essa consiste in una zona intermedia tra ciò che il bambino può fare da solo e ciò che può fare con l’aiuto di un adulto o di un esperto; egli evidenzia l’apporto sociale all’apprendimento. Nella didattica scolastica lo sviluppo della potenzialità dell’alunno si attua attraverso la figura del tutor nel gruppo. e quindi tramite la pratica del tutoraggio, che spinge all’aumento dell’autostima.
D. Ausubel (1918 – 2008), psicologo statunitense, definisce apprendimento significativo il processo tramite il quale le nuove informazioni entrano in contatto con quelle esistenti nella struttura cognitiva; la differenza con l’apprendimento meccanico è che nell’apprendimento significativo la motivazione funge da elemento catalizzante del processo. A scuola, per favorire l’apprendimento significativo, si parte dai prerequisiti per dare un senso alle nuove conoscenze da acquisire e da sviluppare.
J. Novak (1930- 2023), pedagogista statunitense, si basa sulle teorie di Ausubel ed elabora la tecnica delle mappe concettuali, come modello per organizzare le conoscenze. La costruzione delle mappe concettuali serve per poter formalizzare la conoscenza strutturata. Le mappe sono fondamentali non solo per le studentesse e gli studenti con DSA, ma per tutti, per tendere a un sapere non frammentario ma ciclico.
D. Goleman (1946) psicologo, e giornalista statunitense, introduce il concetto di intelligenza emotiva, che include l’intelligenza affettiva, che non comprende solo la relazione con gli altri, ma anche la relazione con il sé. Tale tipo di intelligenza include l’intelligenza del cuore, che mette in contatto le motivazioni più profonde. L’integrazione tra l’intelligenza razionale, affettiva ed emotiva permette scelte e comportamenti adeguati. L’uomo tende all’equilibrio, secondo Goleman, armonizzando emozione e pensiero. Per potenziare l’intelligenza emotiva, l’impianto curricolare a scuola può essere affiancato da laboratori socio-emotivi, allo scopo di sviluppare empatia, controllo delle emozioni e alterità.
H. Gardner (1943), psicologo e docente statunitense, sostiene che le intelligenze multiple sono nove: linguistica, logico-matematica, visuale – spaziale, corporeo – cinestesica, musicale, interpersonale, intrapersonale, naturale. Egli afferma che alcuni possiedono livelli alti in tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo più evidente solo alcune di esse. Ogni intelligenza è indipendente dall’altra. Le diverse intelligenze vanno stimolate e la scuola, attraverso itinerari personalizzati, avvia la valorizzazione dei talenti.
A. Bandura (aut. Cit.), tramite la teoria dell’apprendimento sociale, sostiene che i bambini imparano in un ambiente sociale per imitazione del comportamento degli altri, quindi non solo attraverso il contatto, ma anche attraverso esperienze indirette, quali l’osservazione del contesto umano in cui è inserito. Nell’ambiente scolastico la metodologia del peer to peer aiuta non solo in chiave di imitazione, ma permette anche lo sviluppo dell’osservazione e la ricezione spontanea del messaggio da un soggetto all’altro.
H. Ebbinghaus (1850 – 1909) psicologo, filosofo tedesco, fu il primo studioso ad occuparsi della memoria in modo sperimentale, usando sé stesso come soggetto da osservare. La legge di Ebbinghaus in riferimento alla memoria, sottolinea un rapporto costante tra l’ampiezza del materiale da memorizzare e il tempo di apprendimento. Nell’ambiente scolastico la memoria viene rafforzata usando un approccio più funzionale a ciò che si apprende, escludendo anticipazioni troppo lunghe e nozioni ridondanti.
J. W. Atkinson (1923 – 2003), e R. Shiffrin (1942) psicologi statunitensi, affermano che i tipi di memoria sono tre: la memoria sensoriale, che si attiva quando percepiamo la realtà attraverso i sensi; la memoria a breve termine (MBT), in grado di conservare poche informazioni; la memoria a lungo termine (MLT), classificata come un archivio, un magazzino di informazioni. Le sottocategorie della memoria a lungo termine (MLT) sono due: la memoria dichiarativa, che si presenta verbalizzabile e si suddivide in semantica, riferita alle conoscenze generali; episodica, che fa riferimento a specifici episodi; autobiografica, riguardante episodi della vita; prospettica, che riguarda episodi futuri. L’altra sottocategoria è la memoria procedurale, che non è verbalizzabile e riguarda un’azione.
F. C. Bartlett (1886 – 1969), psicologo britannico, nella sua teoria sulla memoria sostiene che in essa sono inclusi gli schemi, che sono modi e abitudini di pensare ricorrenti e che possono snaturare i ricordi degli eventi, omettendo o cancellando dettagli che non si conciliano con gli schemi stessi.
J.H. Flavel (1928), psicologo americano, definisce la metacognizione come conoscenza e controllo della cognizione, ossia come capacità di riflettere oltre la propria abilità cognitiva. Le competenze metacognitive sono abilità che permettono di capire come noi pensiamo e apprendiamo, ossia come noi abbiamo consapevolezza dei nostri processi mentali. Gli interventi di recupero a scuola servono a rendere consapevole l’alunno, in chiave metacognitiva, delle proprie lacune nella disciplina in cui presenta delle difficoltà.
R. Sternberg (1049), psicologo statunitense, sostiene che l’intelligenza si esprime attraverso tre modalità: analitica, creativa e pratica. Per lui l’apprendimento deve essere contestualizzato e costruttivo. Gli stili cognitivi proposti da Sternberg sono tre: esecutivo, giudiziario e legislativo. L’apprendimento situato richiede un’interazione della studentessa e dello studente con il contesto scolastico e con il gruppo classe, allo scopo di attuare un benessere organizzativo e individuale.
C. Cornoldi (1947), psicologo italiano, afferma che la metacognizione consiste nell’insieme delle attività psichiche che presiedono al funzionamento cognitivo; la metacognizione è importante perché permette agli individui di diventare responsabili del proprio apprendimento.
J. Bruner (aut. cit.) considera la metacognizione come un processo di riflessione su ciò che si conosce.
B. S. Bloom (1913 – 1999), psicologo americano, elabora la teoria del mastery learning, una metodologia didattica che valorizza la componente motivazionale dell’apprendimento, il cosiddetto “apprendimento per padronanza”. La tassonomia di Bloom, nella psicologia dell’educazione è usata per definire le fasi dell’apprendimento degli studenti e costruire il processo educativo; essa è rappresentata come una piramide, al cui vertice c’è l’abilità più complessa, ossia la conoscenza. Il principale sostenitore del mastery learning è stato John Carroll, il quale sosteneva che l’apprendimento scolastico deve essere positivo e gratificante.
E. Morin (1921), filosofo e sociologo francese, sostiene che la conoscenza deriva dall’idea che la società odierna è in continuo cambiamento e la conoscenza rischia di diventare iperspecializzata, perdendo la sua trama unitaria; sottolinea anche che il sapere deve essere reticolare, perché la cultura è suddivisa in due blocchi: umanistica, che affronta la riflessione sui fondamentali problemi umani, e scientifica, che separa i campi della conoscenza. Bisogna attuare una rete trasversale tra i saperi. Umanizzare i saperi per Morin è necessario per limitare la dispersione della conoscenza.
M. De Montaigne (1533 – 1592) filosofo francese, sostiene che «È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena» perchè la testa ben fatta ha l’attitudine a trattare i problemi, con principi organizzatori che collegano i saperi e che danno loro un senso; la testa ben piena presenta con l’accumulo di saperi senza organizzazione e senza un senso.
M. Pellerey (1935), professore emerito in scienze dell’educazione, propone la definizione di competenza come la «capacità di far fronte a un compito», riuscendo a mettere in moto le proprie risorse interne, cognitive e ad utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente. La competenza include in sé le dimensioni dell’esperienza di apprendimento, esse sono: le conoscenze, intese come rappresentazioni del mondo che il soggetto si costruisce, attraverso gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dal sapere codificato; le abilità, evidenziate come schemi operativi, che permettono al soggetto di agire su oggetti materiali o simbolici; le disposizioni ad agire, sottolineate come attitudini del soggetto, a relazionarsi con la realtà in cui opera, sia sul versante soggettivo, ossia il rapporto con se stesso e gli altri, sia sul versante oggettivo, cioè rapporto con il contesto d’azione.
K. Lewin (aut. cit.) sostiene il concetto della ricerca-azione, modello di ricerca che collega la ricerca stessa al cambiamento con il miglioramento dei sistemi sociali con cui viene a contatto; essa studia in che modo avviene il cambiamento e in quale misura, quali sono i fattori che possono ostacolarlo e quali gli interventi da adottare.
N. Luhmann (1927 – 1998), sociologo e filosofo tedesco, applica la teoria dei sistemi sociali alla società, sostenendo che la società non è fatta da individui, ma essi appartengono all’ambiente dei sistemi sociali, i quali sono complessi di azioni intrecciate, che creano una certa stabilità con l’instaurarsi di reciproche aspettative. I sottosistemi che esistono all’interno del sistema sociale sono quattro: economico, familiare, scientifico e politico.
U. Bronfenbrenner (1917 – 2005), psicologo statunitense, sostiene che l’ambiente ecologico è un insieme ordinato di strutture concentriche, incluse l’una nell’altra; la crescita dell’individuo avviene attraverso le interazioni dinamiche tra il soggetto e i diversi sistemi ambientali. I sistemi ecologici di Bronfenbrenner sono: microsistema, a livello più interno; mesosistema che comprende le interazioni tra due microsistemi; esoisistema, in cui l’individuo non è partecipante attivo; macrosistema, che comprende gli altri sistemi. La transazione ecologica si verifica ogni qualvolta che la posizione di un individuo nell’ambiente ecologico si modifica, in seguito a un cambiamento di ruolo o di situazione ambientale o di entrambi. Il modello di Bronfenbrenner è definito da alcuni fattori: persona, processo, contesto, tempo, in cui hanno un ruolo attivo le caratteristiche individuali e ambientali.
Z. Bauman (1925 – 2017), filosofo e sociologo britannico, sottolinea che la società può essere definita «liquido-moderna», in quanto le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini. Il carattere liquido della vita e quello della società si alimentano a vicenda. Bauman sostiene che la società dei consumi è parte fondamentale e motore della società liquido-moderna, ed è rappresentata da ciò che viene liquidato e consumato; tali consumi sono indicati come oggetti che perdono la loro utilità, man mano che vengono usati dai consumatori.
M. Augé (1935 – 2023), antropologo e filosofo francese, afferma che le coordinate della società di oggi sono due e ogni individuo della società attuale si trova all’incrocio di esse: la coordinata dello spazio e la coordinata del tempo; tali assi non sono agite da criteri uniformi, poiché una può prevalere sull’altra. Per Augé la coordinata che predomina nella società di oggi è l’asse orizzontale dello spazio, con gruppi ampi e l’aumento degli spostamenti, dei trasporti e del web; nel passato predominava la coordinata del tempo, con gruppi chiusi e il senso delle tradizioni in primo piano.
Nuove prospettive teoriche della psicologia
È bene menzionare almeno due prospettive teoriche nuove, perché gli studi psicologici sono progrediti e quindi qualche domanda potrebbe essere indirizzata alla psicologia moderna.
Psicologia evoluzionista
Branca della psicologia che analizza la selezione e lo sviluppo di specifici processi psicologici in funzione del loro valore adattivo per l’individuo. Ha origine dalla teoria dell’evoluzione, proposta da Charles Darwin.
P. Ekman (1934), psicologo statunitense, elabora la teoria neuroculturale delle emozioni, in cui riprende gli studi di Darwin; egli cita sei emozioni primarie: felicità, paura, rabbia, disgusto, tristezza e sorpresa. Attraverso diversi esperimenti scientifici, lo psicologo ha dimostrato l’universalità delle emozioni.
Embodied cognition
È un approccio che veicola l’idea che la mente deve essere analizzata nel contesto del rapporto con il corpo, quindi corpo e mente sono legati.
A. Borghi (1959), psicologa cognitiva fiorentina, porta avanti l’idea dell’embodied cognition, sostenendo che è il binomio corpo e mente che contribuisce a determinare i processi cognitivi e mentali dell’uomo.
Bibliografia
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D.P. Ausubel, Educazione e processi cognitivi. Guida psicologica per gli insegnanti, Franco Angeli, Milano 1994.
Z. Bauman Vita liquida, Editori Laterza, Bari 2006.
U. Bronfenbrenner, Ecologia dello sviluppo umano, il Mulino, Bologna 1995.
F. Cambi, M. Giosi, A. Mariani, D. Sarsini, Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, Carocci, Roma 2017.
L. Cerrocchi, La scuola di Barbiana. Un’esperienza di pedagogia popolare tra teorie e prassi educative, Adda, Bari 2012.
N. Chomsky Il mistero del linguaggio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018.
U. Galimberti, #10 Educare vuol dire tirare fuori non comandare, YouTube, 10 dicembre 2023.
V. Girotto, M. Zorzi (a cura di), Manuale di psicologia generale, il Mulino, Bologna 2016.
D. Goleman, L’intelligenza emotiva. Che cosa è e perché può renderci felici, Bur, Milano 2011.
N. Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale Il Mulino, Bologna, 1984.
E. Riverso, Le tappe della pedagogia nel mondo occidentale, Riverso e Libreria scientifica Editrice, Napoli 1968.
C. Rogers, La terapia centrata – sul – cliente, A. Palmonari (curatore) J. Rombauts, Giunti Editore, Firenze 2013.
L. S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio, Giunti Editore, Firenze 2007