È dall’autunno scorso che Greta Thunberg dispiega il suo cartello “Skolstrejk för klimatet” di fronte al parlamento svedese a Stoccolma, ogni venerdì. È da quando questo giovane sguardo risoluto mi scruta severo che ripenso a un gruppetto di studenti, di qualche anno fa. Credo che avrebbero amato Greta, la piccola vichinga con l’impermeabile giallo che sa finalmente parlare al mondo di cambiamento climatico.
Anche quegli studenti erano bravi, appassionati e determinati. Nel microcosmo di una scuola milanese hanno saputo muovere le emozioni di tante persone, si sono fatti notare, fino ad attirare l’attenzione dei media, locali e nazionali. Un impegno coronato da un prestigioso premio, consegnato dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ripenso a quei ragazzi, ora adulti, con affetto e gratitudine. Mi hanno fatto capire quanto sia preziosa l’opportunità di condividere quotidianamente il proprio tempo con le persone più giovani.
Racconterò l’esperienza dall’inizio. Siamo nel 2009, è settembre e parte un nuovo anno scolastico. È il momento della programmazione, quello in cui si possono avanzare proposte al collegio dei docenti. Vorrei trovare un’idea che porti i ragazzi a riflettere sui problemi ambientali. Non amo i proclami fumosi, mi piacerebbe qualcosa di concreto, tangibile e misurabile, oserei dire scientifico.
Ed ecco che mi capita di leggere, non ricordo più dove, di un progetto dal nome originale “I guardiani della luce”. In una scuola X (altro dato che purtroppo sfugge alla mia memoria) per un anno scolastico hanno registrato i consumi di energia elettrica dell’istituto, poi hanno attivato una campagna per lo spegnimento di luci e computer nei momenti in cui effettivamente non servono e notato notevoli risparmi.
Ottima idea, penso. E così parte il progetto “Una scuola a basso consumo”, al liceo classico statale “Tito Livio” di Milano. Il primo passo è costituire un gruppo di lavoro aperto a tutti i docenti e agli studenti interessati, che si occupi di vigilare sullo spreco energetico e di calcolare periodicamente i consumi.
Alla prima riunione partecipano una ventina di studenti, di più classi. Non sono molti, ma determinati e animati dall’entusiasmo di chi vuole essere protagonista del cambiamento, proprio come Greta. Subito si dimostrano propositivi, oltre che desiderosi di partecipare. Viene istituito un gruppo Facebook, allora ancora in voga tra gli studenti, per comunicare rapidamente. Si decide di non limitarsi al monitoraggio del contatore dell’energia elettrica e di attivare anche la raccolta differenziata. L’idea è di una delle partecipanti, che ha scoperto che una lattina riciclata corrisponde a 20 g in meno di anidride carbonica emessa: mettiamo sul piatto della bilancia il nostro impegno. E soprattutto, raccontiamolo a tutti! Anche perché, forse, abbiamo trovato il modo di far risparmiare soldi alla scuola, che, a quanto ci dicono, non ne ha molti.
E la scuola tutta non tarda a offrire la sua collaborazione. Si impegna il collegio dei docenti e il personale ATA, così pure l’associazione genitori. In nome di un nobile fine comune: la lotta allo spreco. “Spegni la luce!” è l’imperativo che riecheggia nei corridoi del liceo per tre anni, insieme a una campagna martellante nella forma di filmati divulgativi, volantini, incontri. Richiamo che giunge alle orecchie del «Corriere della Sera» e di altre testate giornalistiche, tra cui la trasmissione “Striscia la Notizia”, il Tg3 Regione, oltre a Radio 24.
All’impegno sul fronte dei consumi si affianca dunque quello nella raccolta differenziata, con esiti decisamente positivi: una riduzione in emissioni di CO2 che può essere valutata in quasi 1000 kg in un anno scolastico. Semplicemente sistemando in ogni aula due bidoni di raccolta, uno per la carta, l’altro per plastica e lattine, di volta in volta svuotati grazie all’aiuto del personale scolastico e di studenti incaricati di quantificare i rifiuti e verificare che tutto funzioni nel migliore dei modi. Mentre i risultati ottenuti nel campo della raccolta differenziata non sono monetizzabili, quelli realizzati con il controllo sugli sprechi di energia elettrica lo sono. Gli studenti iniziano a fare i conti: una riduzione di consumi nell’arco di un semestre pari a circa 20.000 kwh corrisponde, oltre che a 14000 kg di anidride carbonica in meno emessa, a un risparmio che sfiora i 4.000 euro. Il motto “il risparmio è il miglior guadagno” è un principio che deve valere anche per la scuola che ha sempre bisogno di fondi.
Nasce l’idea di proporre un accordo alla Provincia di Milano, effettiva beneficiaria della diminuzione del costo delle bollette: chiedere che alla scuola sia restituita una percentuale del denaro risparmiato, perché possa essere reinvestita in attività didattiche, magari inerenti il progetto.
Nei tre anni, le occasioni di impegno sono state più volte abbinate all’organizzazione di attività a tema. Ogni 21 dicembre (giorno dell’anno in cui si ha il dì più breve, simbolico momento in cui si ricomincia a godere di più della luce solare) abbiamo celebrato la “Festa del solstizio” con proiezioni di film a tema ambientale, quali Una scomoda verità (film documentario statunitense del 2006 del regista Davis Guggenheim) e The Age of Stupid (film documentario del 2009 della regista Franny Armstrong). Ogni anno gli studenti hanno promosso l’adesione della scuola alla giornata “Mi illumino di meno” organizzata dalla trasmissione Caterpillar di Radio2. Il gruppo di lavoro ha poi partecipato alla visita dell’interessantissimo impianto “Relight” di Rho per il riciclaggio dei componenti di strumenti elettronici dismessi.
A un certo punto gli studenti decidono di candidare uno dei video girati nella “campagna pubblicitaria” interna alla scuola alla XIX edizione del concorso “Immagini per la Terra”, promosso dall’associazione Green Cross Italia e patrocinato dalla Presidenza della Repubblica. E il filmato vince il primo premio della categoria scuole secondarie di secondo grado! Così il 21 novembre 2011 una piccola delegazione del gruppo di lavoro si reca al Quirinale per la premiazione ufficiale.
Non paghi del loro successo, gli studenti prima di terminare il loro percorso liceale decidono che bisogna insegnare ad altri come fare per seguire il loro esempio. Si impegnano così nella stesura di una sorta di ricetta destinata a chiunque voglia riprodurre il modello “Scuola a basso consumo” in altre realtà anche di città italiane diverse. Mi fa molto piacere poterla riportare nella scheda che trovate qui sotto.
Una scuola a basso consumo: manuale di istruzioni
Finalità: perché aderire al progetto?
• La rilevanza di problemi quali l’esaurimento delle risorse energetiche e il riscaldamento globale pongono la scelta del risparmio al centro delle iniziative volte alla tutela dell’ambiente. Costruire coscienza ambientale e tradurla in comportamenti concreti sono compiti ineludibili per la scuola.
• Il riciclaggio è un semplice gesto che permette di risparmiare un’ingente quantità di risorse naturali. L’uso di prodotti riciclati da vetro, carta, plastica e alluminio riduce il consumo di energia diminuendo le emissioni di CO2 nell’ambiente.
• Si tratta di temi cruciali per la comprensione dell’attualità e per la formazione di cittadini consapevoli.
• Scopi:
1) contribuire alla formazione di stili di vita sostenibili;
2) realizzare concreti risparmi di energia (e di denaro);
3) diminuire l’emissione di CO2 in atmosfera.
Come sviluppare il progetto per il risparmio di energia elettrica
• Individuare un docente che si assuma l’incarico di referente del progetto.
• Istituire un gruppo di lavoro formato da docenti, studenti e, se possibile, personale ATA per:
1) calcolare i consumi/risparmi energetici attraverso la lettura periodica del contatore;
2) comunicare i risultati ottenuti a tutti coloro che frequentano l’ambiente scolastico spiegando l’importanza del progetto e quanto permetta di diminuire l’impatto sull’ambiente.
• All’interno del gruppo alcuni studenti nominati “responsabili del risparmio energetico”:
1) pubblicizzano nelle varie classi lo spegnimento delle luci e dei computer quando non servono;
2) controllano il contatore periodicamente e inseriscono i dati in tabelle e grafici in modo da monitorare il progresso.
Come sviluppare il progetto per la raccolta differenziata
• Individuare un docente che si assuma l’incarico di referente del progetto.
• Istituire un gruppo di lavoro formato da docenti, studenti e personale ATA per:
1) capire come funziona la raccolta dei rifiuti nel proprio comune e organizzare quella di carta, bottiglie di plastica e lattine all’interno della scuola in modo che sia quantificabile;
2) trovare i fondi necessari (per esempio con il contributo dell’associazione genitori) per comprare i bidoni per la raccolta;
3) individuare in ogni classe almeno due alunni che si occupino di segnare quante volte si svuotano i bidoni.
• All’interno del gruppo alcuni studenti nominati “responsabili della raccolta differenziata”:
1) distribuiscono i bidoni nelle aule delle classi che decidono di aderire al progetto, ogni classe a sua volta nomina due studenti quali referenti per i responsabili;
2) chiedono di svuotare i bidoni quando necessario e inseriscono i dati in tabelle al fine di quantificare la raccolta.