A partire dalle Olimpiadi di Debate dell’anno scolastico 2017-18, quando cioè in Italia si è cominciato a praticare il dibattito nel formato WSDC (qui per saperne di più, qui un approfondimento in inglese; ci sono anche due Quaderni della Ricerca: il #51, Il debate nel primo ciclo di istruzione, di Angela Di Bono, il #47: Dibattito argomentato e regolamentato. Teoria e pratica di una Palestra di botta e risposta, di Adelino Cattani e Novella Varisco), per molti questa forma didattica è stata una nuova rivelazione. In Friuli-Venezia Giulia, grazie all’impegno del Liceo “Caterina Percoto”, referente regionale dell’iniziativa e ospite delle selezioni e delle finali dei due anni scorsi, molti studenti hanno avuto l’opportunità di vivere momenti di crescita intellettuale e umana, divertendosi e mettendosi in gioco. Il livello delle gare friulane è stato mediamente buono, selezionando squadre forti, soprattutto l’anno scorso, quando il Friuli si è fatto onore, arrivando secondo alle olimpiadi nazionali.
Vorrei cominciare col chiederle cosa l’ha spinta a creare l’Accademia.
Da alcuni anni il Liceo “C. Percoto” di Udine, tramite apposito bando, è stato selezionato dal MIUR come scuola polo regionale per la diffusione del debate nelle scuole della regione FVG. Io sono stata per un triennio la referente di questo progetto. Attraverso numerosi corsi d’aggiornamento nazionali e regionali – alcuni frequentati, altri tenuti in collaborazione con alcune colleghe della regione FVG – e, soprattutto, grazie a esperienze formative internazionali, come quella alla “Worlds Schools Debate Academy” di Kranjska Gora in Slovenia nel giugno 2019, ho potuto comprendere come il debate presentasse molti punti di contatto con il mio percorso di studi, anche nell’ambito di progetti di ricerca di innovazione didattica tra la scuola e l’Università di Udine, attinenti alle basi fondanti della Kinderphilosophie.
Soprattutto dopo aver fatto da Giudice Esperto alle Olimpiadi nazionali di debate, svoltesi a Roma e a Tivoli nel 2017 e nel 2018, ho avuto modo di comprendere come questa tecnica, pur rimanendo un’importante opportunità per una didattica attiva, motivante e correlata alla complessità della società contemporanea, presenti alcuni elementi di fragilità se estesa alla prassi della didattica curricolare.
Infatti, come accade nelle competizioni nazionali e internazionali, il solo attenersi al rispetto della struttura tecnica del format di gara può talvolta sovrapporsi alla reale comprensione dei contenuti esposti, anche se questi vengono riportati con adeguate tecniche di public speaking da allievi che hanno vissuto con entusiasmo l’esperienza del debate.
Pur riconoscendo alcuni elementi di criticità del debate che possono anche destare comprensibili resistenze, con un gruppo di Dirigenti scolastici, colleghi e docenti universitari del Friuli-Venezia Giulia ho fondato e legalmente registrato nell’agosto 2019 l’“Accademia di Argomentazione e Debate– DeA FVG”. Essa ha l’obiettivo di fondare una nuova solida prospettiva per il debate che possa rappresentare per gli studenti un’esperienza di formazione al pensiero complesso e capace di comprendere le dinamiche della contemporaneità. Il fine prioritario della “DeA FVG” è di favorire una reale educazione alla cittadinanza attiva e partecipata.
Accennava ad alcuni elementi di criticità che ha individuato nel debate. Può spiegarceli e aiutarci a chiarire perché le resistenze che possono suscitare sono superabili?
Innanzitutto ci terrei a sottolineare come ildebate sia una reale opportunità per una svolta rispetto alla didattica trasmissiva che ancora oggi è prassi comune nelle nostre aule. Il lavoro in team degli studenti; il ruolo del docente/coach coordinatore esterno all’attività; una fondata ricerca documentale; la strutturazione e l’esposizione di una linea argomentativa chiara, corretta ed espressa con disinvoltura e precisione lessicale sono solo alcuni fra i molti aspetti che ne evidenziano la validità e la portata innovativa.
Tuttavia, il formalismo strutturale della gara, correlato ad affinate tecniche di public speaking, potrebbe risultare anche stonato qualora i contenuti esposti non risultassero completamente compresi in tutte le loro connessioni e in tutta la loro portata, trasformandosi in una mera esperienza mnemonica. Inoltre il rischio di banalizzare, frammentare, disperdere, distorcere gli argomenti alla base della struttura formale delle team line pro e contro in gara, qualora non ci sia stato a monte un approfondimento reale del tema in discussione, è una possibilità che bisogna prevenire con un accurato lavoro sulle sintesi concettuali essenziali e corrette dell’argomento che si andrà a trattare.
Questi rischi sono, a mio parere, superabili qualora si attui un procedimento di analisi delle fonti e di ricerca che si esprima nella classe, trasformata in una vera comunità di ricerca, tesa allo sviluppo di un ragionamento logico espresso nell’evolversi dialettico di una discussione argomentativa di livello concettualmente astrattivo e non descrittivo, lontana quindi dalla “chiacchiera”, costruita attraverso domande e risposte che spontaneamente sono emerse negli studenti dalla curiosità sollecitata dai documenti analizzati.
Il percorso attraverso cui ritengo si possano raggiungere questi obiettivi è un procedimento di ricerca fondato sul dialogo che favorisca le esperienze del pensiero attraverso l’uso del linguaggio (il rifermento più evidente è quello relativo al socio-costruttivismo di Vigotskij).
L’Accademia, già nel suo nome, non guarda solo al debate, ma anche – centralmente – all’argomentazione. Mi sembra una scelta non ovvia e importante al contempo. Ce la spiega?
Il modello del protocollo didattico con cui la “DeA FVG” si propone di diffondere il debate nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado ha nell’argomentare nell’ambito di una Comunità di ricerca problematizzante il suo elemento di maggiore portata innovativa. Gli studenti, infatti, imparano proponendo problemi, discutendone, cercando soluzioni e imparando ad argomentarle. Nella comunità di ricerca ognuno esprime con ordine il suo punto di vista e sta attento a quello degli altri per giungere alla costruzione di un ragionamento che è di tutti, e in cui ognuno riconosce il proprio contributo. Questo procedimento dialogico permette agli studenti di rafforzare, tramite la discussione argomentativa tra pari, le loro conoscenze su temi della contemporaneità e dei contenuti disciplinari curricolari. Noi riteniamo infatti che, a seguito di una adeguata ricerca documentale su un macrotema concordato e veicolato tramite una qualche tipologia testuale, i pensieri dialetticamente espressi nella conversazione argomentativa trovino nel linguaggio la forza per portare a un processo di conoscenza partecipata e rielaborata.
Vi è un interesse anche dei docenti della secondaria di primo grado verso il debate? Gli studenti non sono troppo piccoli?
L’interesse dei docenti della scuola secondaria di primo grado verso il debate è dimostrato dal sempre crescente numero di insegnanti di questo ordine di scuola che hanno frequentato i numerosi corsi di aggiornamento e formazione di livello base e avanzato rivolti alle scuole secondarie di primo e di secondo grado, che l’Ambito 8 e il Liceo “C. Percoto”, come scuola polo regionale per il debate, hanno realizzato in questi anni in Regione.
Le diverse articolazioni alla base del debate – argomentazione, ricerca documentale, public speaking – permettono agli studenti “medi” di sviluppare competenze multidisciplinari e interdisciplinari su temi che poi potranno trovare posto anche nel colloquio conclusivo dell’Esame di Stato. Inoltre, nella mia ventennale esperienza di insegnamento nella scuola secondaria di primo grado, sono stata testimone di quanto sia spesso più facile raggiungere un alto livello di elaborazione concettuale astrattiva con ragazzi molto giovani. Questo perché purtroppo spesso gli studenti più grandi hanno finito per adeguarsi a un pensiero ripetitivo e statico, adattato a modalità di studio e di verifica che a volte ancora oggi sono richieste dalle nostre scuole superiori.
Mi colpisce il suo approccio alle iniziative di debate, come se il cuore di tutto non fosse vincere la competizione. Perché organizzare un’attività competitiva, eppure non puntare sulla competizione?
La preparazione delle linee argomentative pro o contro una mozione o topic è in sé un’esperienza vissuta in squadra, con grande lavoro in team e una sana tensione emotiva rivolta al raggiungimento di un fine ultimo di grande soddisfazione. Tuttavia, come il teatro ha nella recita il punto culminante che consiste in un’esperienza ricca, articolata e complessa, così la competizione insita nel debate ha nella gara il punto di arrivo di un importante processo di conoscenza e confronto. In entrambi i casi, il processo didattico e educativo di costruzione del “prodotto” per il pubblico è l’elemento più importante e centrale.
Quali sono i progetti dell’Accademia per il prossimo futuro?
I progetti che l’Accademia intende strutturare per il futuro saranno senz’altro correlati alla Rete nazionale “We Debate”, alla nuova “Società nazionale di Debate” con cui stiamo strutturando in questi giorni un protocollo di intesa, e, infine, si coordineranno con la “World Schools Debate Academy” di Kranjska Gora in Slovenia.
A oggi sono più di una decina gli Istituti scolastici del FVG che hanno stipulato una convenzione con la “DeA FVG”. Ciò consentirà di concordare percorsi di formazione al debate rivolti ai docenti e interventi dei nostri formatori nelle classi per far vivere agli alunni in forma esperienziale i diversi passaggi che portano alla strutturazione di una team line argomentativa pro o contro un tema scelto. Stiamo anche organizzando per la prossima estate laboratori stanziali di geopolitica con il contributo di docenti universitari, sia in italiano che in inglese, per offrire agli studenti partecipanti le conoscenze utili per affrontare contesti di gara che vorremmo strutturare in laboratori successivi.