Possiedo qualche libro antico un po’ scalcagnato, alcune stampe settecentesche, e poche monete romane di scarso valore: giocarsi con sapienza questi “cimeli” si è spesso rivelata una carta vincente. Il volume ammuffito (datato 1782) con le orazioni di Cicerone fa sempre il suo bell’effetto, e dà l’idea che anche nella nostra aula si stia fisicamente perpetrando la plurisecolare attenzione per questo autore.
Ma effetto ancor maggiore lo sortisce una tavola incisa dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert che raffigura il Laocoonte dei Musei Vaticani. La estraggo dal cilindro in II Liceo Classico (o in IV Scientifico) quando gli allievi studiano l’Illuminismo e l’Encyclopédie, si approcciano al Neoclassicismo (Winckelmann – la cui Storia dell’arte esibisco in un’edizione parigina del 1789 che evoca rumori di ghigliottina… – esaltò quella statua!), e leggono la morte di Laocoonte dall’Eneide virgiliana: nel frattempo la foto del gruppo scultoreo campeggia sulla LIM, a sancire una sorta di “patto” tra epoche, arti e tecniche diverse.
Il top si raggiunge però coi ragazzi del Biennio, facendo circolare le monete romane imperiali con tanto di lente per osservarle. Alla consueta domanda “Prof., ma quello è davvero Marco Aurelio?” , oppure – quasi sempre – “Quanto vale?”, se ne è ultimamente sostituita un’altra “Posso fotografare le monete?”. Ho dunque da poco assistito, con piacere, al primo selfie con Augusto: tra l’altro il princeps è ultra-maggiorennne, avendo da poco compiuto… 2000 anni, e nessuno ci contesterà una violazione della privacy!
Il testo è stato pubblicato sull’Agenda Loescher – Scuola Amica 2018/2019, il cui tema era “Suggerimenti pratici per l’insegnamento e l’apprendimento”.