Un mondo in gioco

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A Modena, più di 33.000 persone hanno partecipato a “Play – Festival del Gioco”. Ci siamo andati anche noi.

A Modena, più di 33.000 persone hanno partecipato a Play – Festival del Gioco, manifestazione organizzata da ModenaFiere SrL con la direzione tecnica del Club TreEmme di Modena e il supporto della Tana dei Goblin e decine di associazioni ludiche. L’edizione di quest’anno, recentemente conclusa, ha proposto come tema la guerra fredda, in coincidenza con l’anniversario del famoso discorso in cui Winston Churchill identificò la situazione di tensione che si era creata fra il blocco delle democrazie occidentali e i paesi controllati dall’Unione Sovietica con l’immagine della “cortina di ferro”: “From Stettin in the Baltic to Trieste in the Adriatic, an iron curtain has descended across the Continent”.
Mi sono sempre piaciuti i giochi da tavolo, me li compro e li regalo. Ma, perfetta neofita, non avrei mai immaginato che intorno ai board games ruotasse un mondo così ricco, vario e avvincente. Ad esempio non mi ero mai posta il problema dell’ideazione dei giochi. Come per i libri, i giochi da tavolo hanno autori, alcuni molto noti, e case editrici specializzate. I giocatori esperti hanno un linguaggio specialistico e si capiscono quando parlano, ad esempio, di meccanica, componentistica e scalabilità. Per non arrivare totalmente impreparata mi ritrovo a studiare, mai successo in altre occasioni, prima di entrare in una fiera.
I giocatori esperti hanno un linguaggio specialistico e si capiscono quando parlano, ad esempio, di meccanica, componentistica e scalabilità.La comunicazione di Play è precisa ed efficace e mi aiutano i piccoli glossari diffusi per l’occasione. Scopro così che esistono giochi di genere “tedesco”, come I Coloni di Catan o Carcassonne, prevalentemente rivolti alle famiglie, con regole semplici (ma in grado di offrire un’ampia gamma di scelte strategiche) e durata limitata, spesso incentrati sulla costruzione e in cui il conflitto diretto è praticamente assente; e giochi di genere “americano”, in cui l’ambientazione tematica ha un ruolo fondamentale, prevalgono i temi forti, come guerra, fantascienza, avventura o fantasy, e la fortuna ha un ruolo importante così come il conflitto diretto fra giocatori, fino, eventualmente, alla loro eliminazione. Attualmente, però, questa suddivisione non è sempre così netta.
Esistono giochi astratti (privi di ambientazione), giochi di carte, giochi di miniature e giochi di ruolo, e poi sigle, quasi messaggi in codice, note ai giocatori. Scopro così che LARP è l’acronimo di Live Action Role-Playing, il gioco di ruolo dal vivo (GRV); i GCC sono i giochi di carte collezionabili (come Magic e Yu-Gi-Oh!), e WG sono i Wargames, che simulano conflitti storici o fantastici. Tante piccole scoperte che mi danno una certa soddisfazione.

  • xTwilight Struggle. Carta gioco
  • xWir Sind Das Volk!
  • xTwilight Struggle. Muro di Berlino. Modena
  • xPlay. I tavoli.
  • xPlay and the City. La Ghirlandina

Nella fiera sono allestiti fra gli stand quasi 2000 tavoli da gioco. Mi aspettavo di trovare prevalentemente ragazzi, e invece scopro con piacere che si gioca a tutte le età. E quindi famiglie con bambini, ma anche giocatori giovani e giovani dentro, con le barbe bianche, che siedono fianco a fianco intorno ai tavoli, impegnati nel gioco, mentre circolano nei corridoi guerrieri medievali, personaggi di Star Wars e altre strane creature, affascinanti cosplay provenienti da mondi a me sconosciuti.
C’è uno straordinario clima di interazione e condivisione, in cui diventa assolutamente naturale parlare con persone mai incontrate prima. “Stiamo per iniziare a giocare, ti unisci a noi?”: mentre passeggio alla scoperta di nuovi giochi, mi giungono inviti dai tavoli. I dimostratori, infaticabili, spiegano il funzionamento dei giochi, mentre piccoli gruppi di giocatori si aggregano e si sciolgono in continuazione. Ritrovo quel clima di collaborazione che avevo già avuto modo di apprezzare in alcune pagine Facebook dedicate al gioco da tavolo. Quando ho chiesto consigli alla pagina Giochi da tavolo, i membri del gruppo hanno risposto con prontezza e ottimi suggerimenti alle mie curiosità.
Due giorni di Play mi sono sembrati una settimana di vacanza: sono arrivata da sola, e non mi sono mai sentita sola.Mi colpisce anche la generosa disponibilità degli autori di giochi a raccontare la loro esperienza. Mi spiegano da quale idea sia nato quel particolare gioco, mi danno spunti e indicazioni di gioco e bibliografiche. Due giorni di Play mi sono sembrati una settimana di vacanza: sono arrivata da sola, e non mi sono mai sentita sola.
Nell’ambito del Festival sono stati organizzati incontri e conferenze, anche con la partecipazione dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Vado alla presentazione di un libro, e mi ritrovo aggregata a un piccolo gruppo di persone interessate alla funzione educativa del gioco. Ci scambiamo idee e informazioni, mentre emergono alcune difficoltà nel proporre il gioco nelle scuole. C’è chi si occupa del gioco in contrasto con il gioco d’azzardo e chi propone percorsi di gioco nell’ambito dell’autismo.
Il gioco da tavolo potrebbe avere un’applicazione molto ampia in ambito educativo e scolastico. Ha grandi potenzialità sia per veicolare contenuti specifici (viene spesso utilizzato in ambito storico e scientifico), sia per sviluppare nuove competenze, tattiche e strategie, per gestire la competizione e per stimolare la collaborazione. Il gioco può simulare la realtà, proporre punti di vista alternativi e farci immedesimare in situazioni a noi estranee. Molte attività e molti fenomeni possono essere presentati e compresi attraverso il gioco (anche il riciclaggio dei rifiuti), così come i comportamenti ludici possono aprire spiragli sul comportamento delle persone nella realtà.
Questo clima ludico esce dalla fiera e si propaga per la città, con Play and the City. Il primo giorno, alle 23.00, dopo un ripasso notturno della bellissima città di Modena, scendo nel bar dell’albergo per guardare con soddisfazione i miei acquisti. Un piccolo gruppo di amici sta per iniziare a giocare a Puerto Rico. Mi invitano a unirmi a loro e non mi faccio pregare. Giochiamo, parliamo e ridiamo, sconosciuti fino a pochi istanti prima, fino circa all’una di notte. Il giorno dopo ci ritroviamo in fiera per mangiare insieme e ci scambiamo i recapiti. Futuri amici? Penso di sì. La capacità di aggregazione del gioco da tavolo è straordinaria. Perché possiamo avere il più bel gioco del mondo, ma abbiamo bisogno degli altri per condividerlo.

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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