Un editore fra carta e digitale

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Produzione editoriale e pubblicazione di e-book. Ne parliamo con Vittorio Bo, presidente e fondatore di Codice Edizioni, casa editrice specializzata nel settore scientifico e particolarmente attenta alle nuove tecnologie e ai new media. Nonché una delle prime in Italia a pubblicare libri in formato digitale.

Produzione editoriale e pubblicazione di e-book. Ne parliamo con Vittorio Bo, presidente e fondatore di Codice Edizioni, casa editrice specializzata nel settore scientifico e particolarmente attenta alle nuove tecnologie e ai new media. Nonché una delle prime in Italia a pubblicare libri in formato digitale.

codiceNata dieci anni fa, Codice Edizioni è una casa editrice specializzata in saggistica e nel settore scientifico. La sua proposta editoriale, che dedica una particolare attenzione a Internet e alle nuove tecnologie, si è guadagnata la fedeltà di un pubblico medio alto proponendo fin dall’esordio titoli coraggiosi come La struttura della teoria dell’evoluzione di Stephen Jay Gould. A Codice fanno capo anche riviste come “Oxygen”, il magazine di Enel. Il motore di questa riuscita avventura editoriale è Vittorio Bo, che ha fondato Codice dopo aver lasciato il posto di amministratore delegato e direttore generale di Giulio Einaudi Editore. Unitamente alla casa editrice Bo ha fondato Codice. Idee per la cultura, una factory che fa impresa producendo cultura: il che si traduce in eventi culturali e di divulgazione come il Festival della Scienza, mostre di arte e scienza, workshop e laboratori didattici. A Bo, imprenditore attento alla possibilità di vivere la cultura come un’azione produttiva, abbiamo chiesto il punto di vista di un editore che oltre al cartaceo offre un’ampia proposta di titoli in digitale.

D: Codice Edizioni vanta un catalogo di 250 titoli di cui un centinaio in formato digitale. Quando e perché avete deciso di pubblicare e-book?

R: Siamo stati tra i primi editori italiani a farlo. Considero il digitale non solo un formato innovativo e aggiuntivo all’analogico, ma anche una sfida per nuovi modelli di produzione editoriale. Stiamo lavorando anche sull’“evoluzione” digitale delle nostre riviste.

D: Come vengono scelti i titoli che proponete in digitale? Prevedete di aumentare l’offerta di e-book?

R: Tendenzialmente vorremmo mettere tutti i nostri titoli in formato digitale, per mantenere costante e viva l’offerta anche di titoli che nel tempo possono diminuire il volume di vendita ma non la loro attualità e importanza. Ovviamente bisogna risolvere le questioni legate ai costi e alle royalties, che non sempre rendono conveniente l’operazione. Più in generale, cerchiamo il più possibile di stimolare l’attenzione verso i titoli in formato digitale, con iniziative e e-book pass pensati insieme a BookRepublic, il nostro distributore: in Italia il mercato degli e-book è ancora giovane e permette di “sperimentare”.

D: Codice Edizioni ha conquistato un pubblico fedele di lettori grazie a titoli di argomento scientifico e tecnologico. Un pubblico che si interessa alle nuove tecnologie è anche un pubblico orientato alla lettura su dispositivi elettronici?

R: Assolutamente sì. L’interesse di lettori orientati e attenti alle dinamiche della trasformazione in corso è molto evidente nei dati di venduto dei nostri titoli in e-book di argomento “digitale”. Un titolo che è andato molto bene in e-book, pur conservando un’ottima media di venduto anche in cartaceo, è L’ingenuità della retedi Evgenij Morozov.

D: Con un e-reader o un tablet in funzione tra le mani, l’e-book può apparire un prodotto piuttosto “semplice”. Quali sono le difficoltà che si possono incontrare nel raggiungere o mantenere gli standard di funzionalità del prodotto?

R: Mi sembra che dal punto di vista del prodotto il passaggio al digitale nel formato della cosiddetta “usabilità” di lettura sia già abbastanza consolidato. Diverso invece è quanto possa evolvere il libro grazie alla dimensione estremamente aperta del digitale, che consente strutture linguistiche e iconiche davvero nuove e ancora poco esplorate.

D: L’e-book viene spesso percepito come un prodotto che “deve costare poco”: niente carta, niente stampa, niente distribuzione. Un’opinione comune da sfatare?

R: Certamente l’e-book fa saltare passaggi tradizionali e costosi della filiera editoriale classica, ma non è detto che nell’evoluzione del mercato questi non debbano essere sostituiti da maggiori interventi sul fronte del marketing e della personalizzazione del rapporto con il cliente/lettore. In ogni caso, noi abbiamo una politica di prezzo attenta e cerchiamo di non superare mai la soglia dei 9,99 euro.

D: Parliamo di redditività. In che misura a un editore conviene pubblicare e-book?

R: Oggi certamente la redditività in sé è bassa e il ricavo da e-book rappresenta una porzione complementare e aggiuntiva, nel nostro mercato domestico in particolare. È un mercato in crescita lenta ma costante, benché ancora piccolo. Nonostante nell’ultimo anno sia raddoppiata l’offerta di titoli in digitale, in Italia il loro mercato rappresenta circa il 2%.

D: Considerando la filiera dell’editoria nel contesto italiano, se la curva di vendita degli e-book cresce chi ne fa le spese?

R: Certamente per primi i librai, soprattutto i piccoli e gli indipendenti. E questo non è affatto un bene.

D: Codice Edizioni è specializzata in saggistica. Roberto Casati, autore di Contro il colonialismo digitale, che abbiamo intervistato per questo numero della “Ricerca”, sostiene che chi legge un saggio deve poter riesaminare continuamente l’argomentazione e che per far ciò deve disporre di materiale organizzato in una struttura del tutto lineare, come avviene solo nel libro cartaceo. Lei ritiene che ci siano generi più o meno adatti alla lettura in formato digitale?

R: Per l’editoria scolastica certamente il digitale rappresenta una grande opportunità per la possibilità di aggiornamenti continui ed economici, l’integrazione di linguaggi funzionali alla didattica e la maneggevolezza dei device. Per l’editoria trade dipende molto dalle abitudini e dalle personali esigenze dei singoli lettori/utilizzatori.

D: Fra i molti titoli del vostro catalogo dedicati a “tecnologia e media” ci sono voci, come quella di Frank Schirrmacher, che rilevano alcune criticità nell’era digitale e nelle nuove tecnologie. Quali sono gli aspetti problematici su cui mettono l’accento i vostri autori?

R: Sono aspetti che non sono solo legati al tema del libro: la frammentarietà dei contenuti, la dispersione del livello di attenzione e concentrazione, la “dipendenza” digitale, la “tirannia” digitale come la definisce John Freeman.

D: Nella lettera che ha scritto ai lettori per i dieci anni di Codice Edizioni afferma che «la dimensione materiale del libro non è sostituibile». A parlare non è solo la persona, che dichiaratamente fa parte di coloro che i libri amano «toccarli, annusarli, guardarli», ma anche l’imprenditore. Ci può spiegare come intende il rapporto tra libri cartacei e digitali e come lo immagina in futuro?

R: Penso a un futuro di forte complementarietà e potenziale crescita di funzionalità, dove il cartaceo rimarrà non tanto e solo per un aspetto affettivo e simbolico, quanto per un processo di recupero – già molto evidente negli Stati Uniti – della sua estetica funzionale e valoriale. Cartaceo e digitale saranno compagni competitivi nel segno della singolarità e della qualità.

Vittorio Bo è presidente e fondatore di Codice. Idee per la cultura e di Codice Edizioni. Dal 2003 dirige il Festival della Scienza. Nel 1976 ha fondato la casa editrice Il melangolo, dal 1990 al 2001 è stato amministratore delegato e direttore generale di Giulio Einaudi Editore. Ha insegnato in diverse università italiane.

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