A una fugace lettura delle prime tre tracce della Prima Prova dell’Esame di Stato 2024 (Tipologia A1 e A2 e B1) queste sembrano tratte da un repertorio da “Anni Ottanta”, il che ci porta a immaginare le mamme dei nostri studenti che li aspettano per cena con il carpaccio alla rucola o le pennette al salmone… Anzi: se non fosse per la riflessione sulla Guerra fredda già orientata sulla necessità del disarmo (di reaganiana memoria…) contenuta nel passo di Giuseppe Galasso (B1) potremmo addirittura anticipare il tutto al decennio precedente: chi scrive infatti – che si è maturato nel lontano 1980 – aveva proprio Pirandello (traccia A2) e Ungaretti (traccia A1) tra gli autori più recenti studiati nell’ultimo anno di Liceo.
Anacronismi solo apparenti
In realtà una lettura più attenta di queste tracce (e delle seguenti) e delle relative consegne ci suggerisce una prospettiva meno anacronistica, inducendoci a formulare un giudizio tutto sommato abbastanza positivo: sono prove “fattibili” come hanno detto gli studenti che lavorano con tranquillità mentre li sto sorvegliando durante la scrittura di questo pezzo. Altri commentatori, con più tempo a disposizione, individueranno sicuramente qualche refuso a me sfuggito; altri ancora troveranno legittime ragioni per contestare le prove (Perché non Morante che tutti aspettavano? Perché nulla sulla violenza di genere o sull’intelligenza artificiale? Perché – in generale – così poco spazio alla scienza, nonostante una traccia – la C1 – contenga una riflessione di Rita Levi Montalcini? E così via…): ma qui si lavora direttamente dalla trincea, proprio come avviene per l’Ungaretti della prima traccia.
Venti di guerra, in alcune tracce
In effetti la poesia Pellegrinaggio (1916) tratta dall’Allegria (Testo A1) è a mio avviso una delle più belle di questa raccolta. L’«uomo di pena» cui «basta un’illusione / per far(si) coraggio» trascende infatti la dimensione bellica per assurgere a una prospettiva universale. Davvero splendida la strofa finale, con quel riflettore in un «mare di nebbia» che riecheggia parimenti le tele di Friedrich e i versi di Baudelaire e che allude fors’anche alla luce del Paradiso dantesco: pertinente, dunque, la domanda n. 4 di Comprensione che invita a illustrare adeguatamente questa immagine. L’Interpretazione chiede poi una riflessione sulle «modalità con cui la letteratura e/o altre arti affrontano il dramma della guerra e della sofferenza umana», il che può sicuramente consentire più di un accenno alla contemporaneità. Lo stesso si può dire per le consegne di Produzione del Testo B1, laddove si chiede un confronto tra il «quadro geopolitico» dell’epoca della Guerra fredda tracciato nel 1998 da Giuseppe Galasso e quello attuale: certamente qualche spunto interessante viene dal testo stesso, laddove si teme l’azione di «leaders fanatici, irresponsabili o disperati»… qualcosa di più di un assist, no?
Pirandello e le contraddizioni della modernità
La traccia A2 propone un Pirandello non tra i più consueti, e la scelta mi sembra piuttosto felice. Infatti il passo tratto dai Quaderni di Serafino Gubbio operatore ben si presta a ragionare su quel rapporto tra uomo e sviluppo tecnologico sul quale lo stesso protagonista si esprime in forme problematiche, poiché Serafino sa che la «macchina» è funzionale al suo lavoro, ma teme che questa possa rubare l’«anima» all’umanità. Non impossibile, dunque, arrivare da qui a parlare di altri autori o testi, ma anche formulare qualche interrogativo sul nostro futuro condizionato dall’intelligenza artificiale.
Paesaggio e… silenzio: buone tracce, con qualche rischio
Passando alle altre due prove di Tipologia B, vi è anzitutto un bel testo della costituzionalista Maria Agostina Cabiddu (B2) improntato sulla «lungimirante azione dei costituenti» che hanno inserito nella nostra Carta anche la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico. Ripeto, il passo è bello, denso e ricco di spunti: da insegnante, dico però che è pure facile (se non lo si legge con attenzione!) scivolare verso luoghi comuni un po’ retorici da “Paese più bello del mondo” etc.: speremo de no, come diceva il grande allenatore triestino Nereo Rocco, caro agli appassionati di calcio della mia generazione! Mi piacerebbe, insomma, che la riflessione degli studenti vertesse più sulla “Costituzione più bella del mondo” che non sulle meraviglie turistiche del Belpaese…
Qualche rischio di genericità è implicito pure nel possibile commento del passo della saggista e giornalista Nicoletta Polla-Mattiot sul valore del silenzio (B3), anche se la scelta ministeriale mi pare comunque molto azzeccata. L’idea che «il silenzio (sia) la pausa che dà vita alla parola» dovrebbe essere trasmessa non solo tra le righe di una prova d’esame, ma anche essere fatta oggetto di riflessione quotidiana in un mondo nel quale l’abuso di parole – spesso gridate o affidate a filmati caricati sui social accompagnati da musica assordante – rappresenta sovente non già una forma di comunicazione, ma una manifestazione di incomunicabilità. Perché se non sappiamo stare zitti, non potremo mai conoscere le ragioni degli altri.
Elogio dell’imperfezione
Interessante l’idea che il premio Nobel Rita Levi Montalcini propone nella traccia C1, nella quale sostiene l’importanza dell’«imperfezione» anche nello sviluppo della ricerca scientifica (sua, ma non solo), poiché questa condizione è «più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione». Si tratta sì di parole di una nota scienziata, ma dotate di una prospettiva fortemente umanistica (si cita pure il grande poeta William Butler Yeats), il che – ovviamente – piace al sottoscritto: ciascuno può così legittimamente riflettere sulle proprie (molte, nel mio caso…) «imperfezioni» e cercare in qualche modo di valorizzarle.
Diari di ieri, diari di oggi
Da ultimo, non nego che un passo come quello della tipologia C2 tratto da un saggio intitolato Profili, selfie e blog, di un autore (da me sconosciuto) come Maurizio Caminito mi abbia in un primo momento fatto sobbalzare. Poi, però, la lettura del testo e la sua raffinata comparazione tra i diari di un tempo (compreso quello di Anna Frank) che miravano alla «ricerca di sé» e i «diari dell’era digitale», che puntano invece alla «ricerca del giudizio degli altri» mi ha fatto cambiare idea. Spunto davvero stimolante per i nostri giovanissimi “nativi digitali”.
Insomma: il MIM, a mio avviso, esce promosso da questa Prima Prova. Vedremo, domani, cosa avverrà con la versione di Greco. Il voto finale al Ministro Valditara lo darò comunque nel mio prossimo articolo! Gravemente insufficienti sono però – ma questo i miei lettori già lo sanno – le macchinose e inutilmente ripetitive griglie in centesimi per la correzione della Prova di Italiano, che però l’attuale titolare del dicastero dell’Istruzione si porta in eredità dai suoi predecessori.