Tra le risaie, a casa di Sebastiano Vassalli

Tempo di lettura stimato: 8 minuti
Una visita alla casa novarese dell’autore, in compagnia della moglie: tra ceramiche e zanzare di ferro battuto, pareti tappezzate di prove di copertine dei romanzi, e una biblioteca di migliaia di titoli molto eterogenei, che vanno dai classici greco-latini alla letteratura contemporanea, consultabili grazie al Fondo Vassalli.
Sebastiano Vassalli davanti alla sua casa.

Su una cosa non ho dubbi: Sebastiano Vassalli (1941-2015) è stato il mio scrittore “contemporaneo” preferito. E per “contemporaneo” intendo un autore del quale ho potuto ascoltare qualche presentazione di libri, del quale ho atteso con trepidazione di trovare in libreria l’ultima fatica che – in qualche caso – ho avuto anche il piacere di recensire (ma su quest’ultima cosa tornerò dopo). Non ho avuto, invece, la fortuna di scambiare personalmente con lui qualche opinione, di interrogarlo sui suoi libri, come invece mi è capitato di fare con altri, soprattutto attraverso lo strumento della posta elettronica. Ma su Vassalli aleggiava non solo una fama di ostilità verso la tecnologia (non amava usare il computer), ma anche una nomea di uomo schivo, difficile da “stanare” dalla sua isolata casa nel Novarese, e così qualche blando tentativo di contatto che affidai a un libraio con buone entrature einaudiane andò deserto.

La cascina Marangana, Biandrate (NO).

Un graditissimo invito…

Ma, come avrebbe detto Machiavelli, «tarde non furon mai grazie divine». Infatti a quasi dieci anni dalla morte dello scrittore ho ricevuto – con sorpresa pari al piacere – una email dalla moglie Paola Todeschino Vassalli, che mi ha cortesemente invitato a visitare in sua compagnia la casa tanto amata dal marito a Marangana di Biandrate (NO). Il tutto in seguito alla benevola lettura della mia recensione del romanzo vassalliano Terre selvagge, del 2014, pubblicata proprio su La ricerca; lettura segnalata alla signora Paola da Cristina Nesi, studiosa di italianistica che di Vassalli è molto esperta.

… a un appassionato lettore

«Studiosa, esperta etc.»: faccio bene a enfatizzare queste parole, perché io non sono né l’una né l’altra cosa, ma un semplice lettore appassionato – si può dire un fan o sta troppo male? – che per anni si è lasciato coinvolgere nelle storie che Vassalli ci ha saputo regalare. Che si è – ad esempio – fatto trascinare nell’antichità classica raffinata di Un infinito numero (1999) e nella romanità “legionaria” di Terre selvagge (2014); nelle realtà montane secentesche e controriformiste de La chimera (1990), alle falde del Monte Rosa; nelle Dolomiti bellunesi di fine Settecento con Marco e Mattio (1992); all’ombra del «Macigno Bianco» con la storia novecentesca de Le due chiese (2010); nella strampalata America pre-colombiana di Stella avvelenata (2003); nell’Italia post-unitaria di Cuore di pietra (1996) e de Il cigno (1993). Che ha quindi amato Dino Campana (anche) per La notte della cometa (1984) e ha ripercorso con Amore lontano (2005) la storia della poesia universale; e che molto tempo fa lesse con un qualche terrore la seguente profezia sulla storia d’Italia contenuta in 3012. L’anno del profeta (1995):

Ottimi cuochi e ottimi cantanti, buoni camerieri, gli italiani, come tutti sanno, sono privi del senso dello Stato e incapaci di amministrarsi. Molti dei partiti politici che governarono quel beato paese in un remoto passato hanno lasciato traccia nell’aneddotica popolare e nelle “barzellette”. Alla fine del ventesimo secolo dell’Evo antico, per esempio, l’Italia fu governata per alcuni anni da un movimento di tifosi di un gioco detto foot-ball (pallapiede) che si chiamò “Forza Italia” in omaggio al grido delle folle. Pochi anni dopo, all’inizio del ventunesimo secolo, una ballerina brasiliana di passaggio nei teatri italiani fondò un partito politico chiamato “Viva la figa”, che in sole quattro settimane vinse le elezioni e formò un governo di porno-star, papponi, piccoli impresari teatrali, viados e contrabbandieri di sigarette. Nel 2021, infine, la Terza guerra mondiale non era ancora iniziata e gli italiani scelsero per governarli un certo Joe Comò, sospettato di essere il capo dei capi della cosiddetta mafia, che si era presentato agli elettori con un partito intitolato “Dio, Patria e Famiglia”. In seguito a quell’episodio l’Italia fu interdetta dalla Società delle Nazioni e messa sotto tutela degli altri paesi europei: che l’amministrarono per quasi cinque secoli, fino all’avvento del Governo Mondiale della Pace nel 2510.

Una dimora piena di echi letterari

Non ho voglia di commentarla, ora, e pertanto la affido – terribile com’è – ai nostri lettori. Voglio invece parlare della visita a Marangana, che ho fatto – insieme con mia moglie Gisella – domenica 28 maggio.
Innanzitutto va detto che l’affabilità della signora Paola ha presto fugato una certa emozione che avevo accumulato: abbiamo infatti trascorso due ore piacevolissime, visitando non solo gli “spazi” (in casa e in giardino) cari a Sebastiano e parlando dei suoi libri, ma anche chiacchierando di scuola (tre insegnanti non possono che farlo…) e gustando degli squisiti krumiri casalesi.

La chiesa della Cascina Marangana.

Vassalli acquistò questa abitazione nel 1989 e la ristrutturò: era la casa parrocchiale di una grande cascina della Bassa novarese, le cui fondamenta risalgono al XVI secolo. La chiesa attigua è ancora “in piedi” (ma – mi ha detto la signora Paola – da un po’ non si dice più messa), mentre le risaie circostanti sono coltivate tutt’oggi da alcuni fittavoli che abitano in cascina.
Tra i pochi documenti d’epoca che vi erano conservati quando Vassalli la comprò, vi erano – «la c’è la Provvidenza», avrebbe detto Manzoni – due volumi di litanie della Chiesa novarese fatti stampare dal vescovo Carlo Bascapè, uno dei protagonisti del La chimera. E dalle finestre della casa – oltre alle risaie e ai paesi vicini, tra i quali il Proh di Terre selvagge – si possono vedere con chiarezza le Alpi che hanno ispirato molti altri suoi romanzi, come – ancora lei… – La chimera o Le due chiese.

Pannello di Giuliano della Casa (La Chimera) e altri tondi che ricordano le opere di Vassalli.

Che dire poi della panchina ubicata nel suggestivo e rigoglioso giardino, una sorta di hortus conclusus: non è proprio con l’immagine di una panchina che inizia Un infinito numero? Scrivo questo per dimostrare che qui tutto trasuda letteratura, tutto evoca il genio creativo di uno scrittore che, non dimentichiamolo, morì mentre si concretizzava la sua candidatura al premio Nobel; e che qui – ci ricorda la moglie – diceva di incontrare spesso i suoi personaggi.

Ceramiche e ferro battuto: il monumento alla zanzara

Il monumento alla zanzara di Giovanni Tamburelli.

Così, la facciata della casa è impreziosita da ceramiche di varia foggia che ricordano i suoi libri, tra le quali spiccano l’opera di Giuliano della Casa che riproduce la copertina della Chimera, e il pannello delle Ceramiche Mastro di Grottaglie che ne evoca il paesaggio seicentesco. Ma che raffigurano anche gli animali che popolano acque e terre di questa regione, a cominciare da dei bellissimi pesci d’acqua dolce, tra i quali quel pesce persico di cui – mi è stato detto – Sebastiano era ghiotto (al pari di chi scrive…). Le finestre hanno fantasiose inferriate in ferro battuto dello scultore Giovanni Tamburelli, autore pure di un singolarissimo Monumento alla zanzara, posto in cortile, quasi a ricordarci chi è il vero “padrone” della Bassa novarese!

Una parte della biblioteca di Vassalli.

Quadri, libri, copertine

Non meno suggestivo è l’interno, “affollato” da numerosi dipinti dello stesso Vassalli (davvero sarcastici i suoi ex voto laici) e di suoi amici artisti, nonché dalle molte prove di copertine dei romanzi, dalle quali uno dei due studi è tappezzato. Ma soprattutto dalle migliaia di libri dello scrittore, molto eterogenei, che vanno dai classici greco-latini alla letteratura contemporanea, che mi è piaciuto immaginare tra le mani di chi li aveva negli anni acquistati e letti; ma che sono stati inventariati e costituiscono il “Fondo Vassalli” della Biblioteca del Centro Novarese di Studi letterari e quindi – su richiesta – risultano oggi consultabili da studenti e studiosi, in una sorta di feconda continuità spirituale.

Insomma: non si tratta di una casa-museo polverosa, ma di un luogo vivo, abitato, dove la signora Paola in prima persona «coltiva il proprio giardino», seguendo alla lettera il precetto di Voltaire che il marito ha fatto iscrivere sul deposito degli attrezzi. Un luogo che è auspicabile diventi sempre più un polo culturale, oltre che una sede per coltivare la memoria di un grande romanziere.

Paesaggio seicentesco, Ceramiche Mastro di Grottaglie

Un omaggio postumo al parroco Giacomo Negri

Mi piace chiudere citando proprio lui, che parla di Marangana in un libro intitolato Terre d’acqua. Novara, la pianura, il riso, Interlinea, Novara, 2011, dicendo:

So che nel mondo, e anche in Italia, ci sono paesaggi più celebrati e forse più belli di questo; ma io ormai sono abituato a vivere in queta casa, davanti a questo orizzonte, e ci sto benissimo.

Per quel che conta, anche Gisella ed io ci siamo stati benissimo e abbiamo lasciato la signora Paola con la promessa di rivederci.

Prima di andarmene, da epigrafista, un’ultima occhiata alla lapide del parroco Giacomo Negri da Ferruta, morto nel 1863 a quarantanove anni, fatta incidere in sua memoria «dalle sorelle dolenti»: Vassalli l’ha trovata abbandonata, appoggiata per terra, e l’ha voluta murare nel cortile, quasi a dare un minimo di riconoscenza postuma a questo oscuro religioso. Tanto oscuro, tanto negletto, da fargli scrivere: «Era forse un luogo di punizione, questa piccolissima parrocchia, perché i suoi preti fossero così trascurati nei confronti dei parrocchiani e dei loro predecessori?». Sono pertanto sicuro che il “laico” Vassalli abbia provato umana simpatia e grande solidarietà per il povero don Giacomo, la cui marginalità – forse – gli ricordava quella di molte sue creature letterarie; e che magari gliene ha pure ispirata qualcuna.

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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