convergenze

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Una volta si procedeva per secoli, poi si è proceduto per decenni, cercando di definirli e caratterizzarli.
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Insegnare è un’arte? Oppure è una tecnica, ispirata al pragmatismo di Dewey e Bloom, alle teorie psicologiche di Piaget o a quelle politicamente motivate di Citton? Oppure è una praticaccia, affidata alle capacità personali, come quelle di un bravo esecutore al pianoforte o al clarinetto?
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La questione è se la musica abbia o meno una funzione positiva nel render intellettualmente più agili e vivaci coloro che la praticano come esecutori o ascoltatori, e se questa sia una ragione forte per inserirla degnamente e ampiamente nella formazione complessiva dei nostri ragazzi e non solo nei licei musicali.
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Esistono la macrostoria, la microstoria, ma anche quella che si può chiamare la ministoria, cioè la riduzione della storia ad aneddotica comica e banale, il rovescio grottesco della storia.
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I soggetti che producono oggi i testi letterari, o i giovani che frequentano le nostre scuole, sono gli stessi di cui parlano gli autori di “Nuovi disagi nella civiltà: Un dialogo a quattro voci”: molto fragili, portati più alla vergogna che alla colpa, molto condizionati dalla mancanza di un senso del passato e del futuro e dall’appiattimento e svuotamento di senso del presente.
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Ci sono convergenze e divergenze molto rilevanti nel rapporto che si è costituito, nella cultura contemporanea, fra la letteratura e da una parte la scienza dell’inconscio, dall’altra il cognitivismo e le neuroscienze.
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«A pensarci bene, dovendo scegliere fra due dottori che avessero un’uguale qualificazione medica, credo che preferirei fidarmi di quello che abbia letto Čechov». (Simon Leys)
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Inauguriamo oggi la rubrica Convergenze: contaminazioni «fra la letteratura e le altre discipline (matematica, neuro-scienze, giurisprudenza, ecc.), viste non dal punto di vista della situazione universitaria e culturale in senso ampio, ma da quello concreto delle discipline insegnate a scuola». La firma è quella di Remo Ceserani, autore, insieme a Lidia De Federicis, di quello straordinario laboratorio per lo studio della letteratura italiana che è stato il Materiale e l'Immaginario.

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