Si è svolta dal 27 al 30 luglio 2022 la seconda Summer School “Paideia Filosofica” presso Pollica (SA), rivolta a docenti di Filosofia, dottorandi e studiosi. La tre giorni è stata aperta dalla presentazione del libro di Costantino Esposito, dell’Università degli Studi di Bari, Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca (Carocci, Roma 2021).
Nella splendida cornice del porto di Acciaroli, accolti dal sindaco di Pollica Stefano Pisani, sono giunti i dieci partecipanti in presenza, provenienti da tutta Italia, da Udine a Palermo, da Torino a Bari, oltre a Milano, Latina e Roma (a essi, il giorno seguente, si sono aggiunti gli altri 15 iscritti, che hanno seguito le lezioni via web).
Esposito (a sinistra nella foto) ha risposto alle domande di Marco Ferrari (a destra nella foto), presidente dell’Associazione Amore per il Sapere, organizzatrice della Summer School, insieme all’associazione Diesse e al Future Food Institute.
Esposito ha affrontato il tema del nichilismo, dando alla propria relazione un taglio esistenziale, mostrando come il nichilismo non regga come posizione umana, perché nessuno può essere davvero nichilista mentre guarda coloro che ama, o mentre spera il bene per i propri figli. Nondimeno, ha detto il filosofo, la cultura occidentale oggi vive il nichilismo come una grande elaborazione del lutto del senso.
Per Esposito, però, il nichilismo non è un punto di arrivo, ma una chance su cui costruire, cercandovi ciò che vi germina, favorendo un’apertura che permetta alla realtà di farcisi incontro. Si tratta di idee, espresse di fronte a uno splendido tramonto (vedi foto), che aprivano all’attesa di una nuova alba.
Le dodici ore del corso, cominciato il giorno seguente, si sono svolte nell’arco di tre mattinate successive, con lezioni tenute da Riccardo Chiaradonna dell’Università di Roma Tre. Lo studioso ha svolto un percorso riuscendo a coniugare magistralmente chiarezza e profondità.
La prima tappa è stata dedicata a Parmenide e a Platone. Abbiamo cominciato a riflettere sulla realtà, affrontando la via del logos con la quale il grande eleate ha messo in discussione l’apparire, abbandonando il divenire, l’esperienza quotidiana, al nulla ineffabile. L’inizio connetteva così la riflessione della sera precedente sul nichilismo con il percorso sulla filosofia occidentale che si stava aprendo davanti a noi. Al contempo, la riflessione su Parmenide ci preparava a quella specie di pellegrinaggio in programma per il pomeriggio ai resti archeologici di Velia (qui il link al parco archeologico), la città di Elea in cui visse il filosofo greco (vedi foto sotto).
Chiaradonna ha poi presentato il pensiero di Platone, mostrando la battaglia che l’allievo di Socrate ha condotto contro il nichilismo e lo scetticismo dei sofisti. Ci siamo così chiariti le ragioni della proposta teorica circa il darsi di idee eterne e immutabili, espressione del genio filosofico e della sensibilità matematica di Platone.
Col secondo giorno di lezione siamo passati da Platone ad Aristotele, il quale ha abbandonato il platonismo per poter dare conto del divenire, del movimento. Secondo Chiaradonna, la riflessione di Aristotele non riguarda tanto l’essere, come nozione astratta e generale, quanto piuttosto “ciò che c’è in quanto c’è”, come secondo lui andrebbe tradotto, con un linguaggio semplice, quotidiano, il “τὸ ὂν ᾗ ὂν” che altri, come Giovanni Reale, traducono invece con “essere in quanto essere” (Metafisica, 1003 a21).
Sempre secondo Chiaradonna, in Aristotele non vi sarebbe una scissione tra essenza ed esistenza, questa avverrebbe più tardi e sarebbe ravvisabile a partire dalla filosofia islamica di Al-Farabi. In questo senso, ha sottolineato lo studioso, il principio di non contraddizione in Aristotele è basato sull’essenza. Il fatto poi che Aristotele abbia pensato alla realtà più da naturalista che da matematico, ha detto Chiaradonna, per l’immenso prestigio della riflessione aristotelica, ha però bloccato per molti secoli lo sviluppo della fisica. In questo senso, il lavoro di Galileo Galilei che riprende semmai la tradizione pitagorico-platonica, andrebbe inteso come anti-aristotelico. Chiaradonna ha colto l’opportunità per segnalare l’importanza dei punti di discontinuità nella ricostruzione storiografica, fondamentali per chiarire gli snodi attraverso i quali si articola nella storia il pensiero filosofico.
Il terzo e ultimo giorno di lezione ha gettato le basi per comprendere, sul tema della realtà, il postmoderno e la filosofia analitica. Abbiamo cominciato dai celebri testi nietzscheani Sull’utilità e il danno della storia per la vita e Genealogia della morale. Attraverso di essi, Chiaradonna ha mostrato che in Nietzsche la riconciliazione con la vita non è data dalla storia (o dalla ricostruzione filologica, di cui pure Nietzsche fu un maestro), ma dall’arte. Per questa ragione, ha sottolineato lo studioso romano, apollineo e dionisiaco non vanno intesi come contrapposti fra di loro, ma come complementari e però, insieme, contrapposti al razionale. Il radicamento della vita nell’arte, espressa da apollineo e dionisiaco, ha fatto del prospettivismo estetizzante nietzscheano una Weltanschauung confluita nel postmoderno attraverso la filosofia francese e soprattutto l’opera di Michel Foucault. Alcuni temi tipici della sofistica, cari a Nietzsche, sono stati così riproposti con vigore in pieno Novecento. Chiaradonna ha esplicitato il proprio atteggiamento critico verso Foucault e il postmoderno, facendo proprio il giudizio espresso nell’introduzione a Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg.
Infine, per fornire almeno alcuni elementi utili a comprendere la filosofia analitica, l’altro grande filone che ha segnato il Novecento, Chiaradonna ha presentato il famoso saggio di Willard Van Orman Quine Su ciò che vi è, espressione di un fisicalismo radicale.
Le lezioni hanno chiuso il cerchio ritornando all’archeologia, riflettendo su una celebre raffigurazione presente in una tomba a Paestum. Essa mostra un tuffatore, e rappresenta la realtà umana come un passaggio verso l’ignoto, cioè verso la morte e il destino che attende l’anima, rispetto ai quali la classicità si pone con un atteggiamento di apertura. Si è trattato di un riferimento pregnante, evocativo, a chiusura di un percorso filosofico sulla realtà, svolto con rigore storiografico, attraverso ricchi e utili riferimenti testuali ai classici del pensiero e della storiografia.
La cornice in cui si sono svolte le lezioni e i momenti conviviali, a base di dieta mediterranea e coinvolgenti balli tradizionali del Cilento, è stata il Paideia Campus del Future Food Institute, presso lo splendido castello di Pollica. Sara Roversi (fondatrice e presidentessa del Future Food Institute) e il suo team ci hanno regalato uno spazio bello, umanamente caldo e accogliente, che ha reso la Summer School un’esperienza tanto breve quanto intensa e indimenticabile.