Non ci poteva essere regista più adatto di Oliver Stone per raccontare la storia di Edward Snowden, il giovane e brillante informatico al servizio prima della CIA e poi consulente della NSA (National Security Agency), che nel 2013 ha rivelato alla stampa internazionale l’attività di sorveglianza di massa applicata dal governo degli Stati Uniti su tutti i tipi di conversazioni private, in violazioni del più elementare diritto alla riservatezza.
Scorrendo velocemente la filmografia del regista statunitense, balza subito all’occhio un rapporto critico e conflittuale con il suo Paese. Le sue opere hanno spesso puntato l’obiettivo su momenti bui e casi irrisolti della storia americana, portando in superficie le contraddizioni e le distorsioni di un sistema di valori capace di generare aberranti violenze.
Dopo l’incerto esordio con l’horror La mano (1981), Oliver Stone si distingue come uno degli autori più interessanti della nuova generazione di cineasti americani con Salvador (1986), un film sull’ingerenza statunitense nei Paesi del Centroamerica. È dello stesso anno il capolavoro sulla guerra del Vietnam Platoon (1986) a cui segue Nato il 4 luglio (1989), che affronta il tema del Vietnam dal punto di vista del disagio sociale dei reduci.
Gli anni ’90 si aprono con un’opera di denuncia sulle ambigue zone d’ombra dell’assassinio di John Kennedy JFK- Un caso ancora aperto (1991) e nel 1995 dedica un film a un’altra pagina nera della democrazia americana: Gli intrighi del potere – Nixon.
Tra i film sui due Presidenti firma uno dei suoi capolavori assoluti: Natural Born Killers (1994), forse il suo film più duro e politico. Attraverso lo spietato cinismo criminale di una coppia di serial killer, Oliver Stone mette in scena una feroce critica sociale alla pericolosa deriva di un mondo dominato dai mass media, destino alla devastazione nichilista e all’azzeramento di ogni valore umano.
Negli anni successivi il cinema di Oliver Stone si fa sempre più aderente alla storia. I suoi film più interessanti sono Comandante (2005), un documentario su Fidel Castro, W (2008) la biografia del discusso presidente George W. Bush, Pinkville (2008), con cui torna su uno degli episodi più vergognosi della guerra del Vietnam, il famoso massacro di My Lai. Infine, l’approdo al film documentario U.S.A. – La storia mai raccontata (2012) e alla biografia di uno dei recenti nemici degli USA, il presidente venezuelano Hugo Chavez Chavez – L’ultimo comandante (2013).
Il caso Snowden aveva tutti gli elementi per incrociare la strada artistica di Oliver Stone.
La prima potenza mondiale, in nome della sicurezza nazionale, comincia a controllare tutte le comunicazioni private dei cittadini del pianeta, violando palesemente ogni regola sulla privacy. Sì, perché di questo si è trattato: dell’uso di applicazioni informatiche così invasive e raffinate da entrare in tutti i server del mondo per scandagliare mail, telefonate, SMS e qualsiasi tipo di comunicazione social, alla ricerca d’indizi riconducibili ad attività terroristiche. Una specie di “SuperGoogle”, in cui bastava inserire una parola chiave per navigare, non nei siti internet, ma nella vita privata delle persone, nei loro telefoni, computer, webcam, archivi privati di immagini e testi. Un voyeurismo dagli effetti perversi e incontrollabili, che ha consentito l’accesso a una moltitudine di dati sensibili assolutamente privati.
Quando non ci sono limiti e il potere dello stato entra nelle vite private dei cittadini, s’infrange un patto di fiducia fondamentale. Anche se l’accesso alle informazioni è motivato da ragioni di sicurezza nazionale, fin dove è lecito spingersi? Chi garantisce che i dati raccolti non siano poi utilizzati per altri scopi? E anche se non venissero mai utilizzati, che diritto ha lo Stato di invadere in modo così violento e subdolo la sfera privata e intima delle persone? Nessuno, ovviamente. Tuttavia questo è successo. È successo anche a noi.
Il “Grande Fratello” era all’opera, senza che nessuno potesse sospettare nulla. Per questo la vicenda di Edward Snowden è stata così dirompente. La sua presa di coscienza, la sua progressiva crisi esistenziale fa sprofondare il protagonista in un abisso di tormentati dubbi e angosce, che compromettono anche la sua vita personale e sentimentale. Lacerato da un carico di segreti e sensi di colpa che cresce come un tumore, Edward decide di uscire dal “sistema”, liberandosi degli aspetti aberranti del suo lavoro e della sua esistenza. Una scelta pagata a caro prezzo.
Dopo le rivelazioni alla stampa, il piano di fuga verso l’Ecuador si infrange durante lo scalo all’aeroporto di Mosca, dove scopre egli che il suo passaporto è stato cancellato dalle autorità americane.
Ora Edward Snowden vive in Russia con un permesso di soggiorno temporaneo, mentre la giustizia statunitense non smette di dargli la caccia per i reati di spionaggio. C’è chi l’ha giudicato un traditore, un hacker nemico della nazione, un pericoloso sovversivo che ha messo in pericolo il sistema di sicurezza americano. Chi invece ha visto nel suo gesto un atto di verità e ne ha fatto un eroe e un paladino dei diritti civili.
Il pregio del film di Oliver Stone sta proprio nel raccontare la storia, con chiarezza quasi documentaristica, senza prendere una posizione ideologica nei confronti della figura di Snowden. Il protagonista conserva tutta la complessità psicologica, l’ambiguità di chi rimane per molto tempo dentro un sistema, prigioniero di un meccanismo che non condivide, ma che contribuisce comunque ad alimentare.
Oliver Stone trova un perfetto equilibrio tra il dramma personale del protagonista e gli effetti planetari della vicenda, seguendo la scansione dei fatti con precisione giornalistica, ma senza tralasciare le emozioni e le profonde ripercussioni esistenziali di un ingranaggio segreto e spietato. La sua proverbiale maestria nel montaggio tiene sempre alta la tensione, senza mai il minimo cedimento.
Da vedere, e da ricordare ogni volta che scriviamo una mail, usiamo il cellulare, WhatsApp, Facebook, Twitter, Instagram, DropBox…
Snowden
Regia: Oliver Stone
Con: Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Melissa Leo, Zachary Quinto, Tom Wilkinson, Rhys Ifans, Nicolas Cage, Ben Schnetzer, Keith Stanfield, Scott Eastwood, Durata: 134 min.
Produzione: USA/Germania, 2016