Se c’è in questo sito una rubrica che si chiama “In redazione”, bisognerà subito chiarire che la redazione non è solo quella che vive tra le mura di un palazzo dalle porte alte e strette. La redazione la portiamo fuori ogniqualvolta andiamo in trasferta, e se non siamo noi a portarcela dietro è lei che ci segue: basti dire che c’è chi ha pensato al nome di una certa piattaforma mentre si faceva la doccia. Senza arrivare a tanto, un posto comodo dove (volenti o nolenti) si fa redazione fuori dalla redazione è il treno. Ma in questo periodo dell’anno sono i treni a entrare in redazione. Insomma, c’è una gran confusione. Visto che ogni tanto capita anche a me di prendere il treno, per mettere un po’ d’ordine ho stilato una sintetica classificazione dei miei viaggi redazional-ferroviari, che risultano correre su due binari distinti.
Binario 1. Viaggi in compagnia di collega estroversa
Questo tipo di viaggi si caratterizza per incontri non privi di una certa utilità. Ne cito due a mo’ di esempio.
Incontro 1
Giovane ragazza rientra da Les Deux Alpes dove si è recata a cercare lavoro per la stagione e chiede conto del nostro lavoro a me e alla collega, di cui ha colto improbabili brandelli di conversazione. Raffazzoniamo una spiegazione vagamente plausibile della nostra non plausibile professione, ottenendo risultati insperati. La ragazza infatti conclude dicendo: “Ho capito. Voi in pratica fate gli architetti dei libri”. Mirabile. Colleghi tutti, serbate questa definizione per i momenti di sconforto, ovvero quando il progetto (grafico) non tiene, l’impalcatura (del volume) vacilla e gli impianti (per la stampa) vanno in cortocircuito.
Incontro 2
Uomo maturo seduto di fronte a computer portatile afferma di occuparsi di agricoltura (sic) e ci mette in guardia dall’uso del termine “pesticidi” specie se accostato alla parola “mele”. Il vocabolo fa pensare alla peste, perciò fuorvia generazioni di studenti e danneggia il settore primario. Il termine corretto da usare è “fitofarmaci”. Vorremmo obiettare che, soprattutto nella scuola media, questa scelta lessicale potrebbe risultare indigesta, ma ci fermiamo poiché il nostro interlocutore ora minaccia di spezzare le caviglie a chi nei libri di scuola farà uso della parola “pesticidi”. Colleghi tutti, ma specialmente redattori dell’area scientifica, siete avvertiti.
Binario 2. Viaggi in solitaria
Questo tipo di viaggi si caratterizza per l’incontro tra il mio sguardo ebete e il suo riflesso nel vetro del finestrino. Per interrompere tale circolo vizioso, almeno negli ultimi viaggi – vista la congiuntura temporale – mi sono dedicata a un’attività che altrimenti troverei priva di qualsiasi utilità: fare propositi per l’anno nuovo. Ne cito due a mo’ di esempio.
Proposito 1: Non perdere treni.
Accezione 1. Si intendono naturalmente i treni della produzione. Causa imminente campagna scolastica, sono i treni di cui tutti parlano adesso in redazione. Per i meno esperti del settore: sono le nostre scadenze. Perdere questi treni significa incorrere in conseguenze pari a quelle dell’uso del termine “pesticidi”.
Accezione 2. Si intendono naturalmente i treni ‘in carne e ossa’ (tipo “locomotiva come una cosa viva”). Causa presenza di pendolari, in redazione si parla anche di questi treni. Perderli significa avere corso invano sulla banchina, presumibilmente con calzatura poco adatta allo scopo, con conseguenze pari a quelle dell’uso del termine “pesticidi”.
Proposito 2: Essere più cattiva.
Questo non lo scrivo per stupirvi (giammai) ma perché, trovandomi a riflettere sull’anno entrante e quindi sull’andare del tempo, il pensiero mi scappa e mi finisce indietro di una decina d’anni. All’epoca riconsegnavo pile di bozze che ritenevo di avere massacrato a dovere, ma il mio mentore le spilluzzicava solo un po’ e subito trovava l’inghippo e l’anello-che-non-tiene. Allora mi diceva: “Devi essere più cattiva. Sul testo devi essere più cattiva”.
Quindi: sarò più cattiva. Intanto – ovunque siate – buon anno a voi, ai vostri treni e alle vostre caviglie.