Shutdown

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In questi giorni, nei siti web di importanti istituti culturali americani, che siano musei, biblioteche o parchi nazionali, un avviso informa che a causa del “federal government shutdown” l’istituto rimane chiuso fino a data imprecisata. Questo comporta, per limitarsi all’ambito culturale, la sospensione non solo dell’apertura ai visitatori, con conseguente grave perdita economica, ma anche delle attività di ricerca e di tutte le iniziative correlate.

Inizio dal sito della National Gallery of Art di Washington: “The Museum is Closed. During the federal government shutdown, the offices and all premises of the National Gallery of Art and its Sculpture Garden are closed to the public, and all public programs are canceled”. Chiuse, di conseguenza, anche le mostre in programma.
A causa del mancato accordo sul bilancio, sono chiusi i parchi nazionali, fra cui il Grand Canyon, Yellowstone e Yosemite. Nel mese di ottobre, il Grand Canyon ha una media di 18.000 visitatori al giorno; in generale, più di 715.000 visitatori al giorno frequentano il National Park System (NPS), la cui pagina web – che conta circa 91 milioni di utenti l’anno – non è attiva e rimanda al Dipartimento degli Interni. Si stima che, al giorno, il Grand Canyon perderà $ 55.000 e il National Park System $ 450.000, fra il ricavato degli ingressi e delle attività programmate. Fanno parte del NPS anche i memoriali di Lincoln e di Martin Luther King, chiusi al pubblico, così come il più noto simbolo dell’America, la Statua della Libertà. Gli unici impiegati rimasti al lavoro nel NPS sono quelli addetti alla sicurezza e ai servizi di emergenza.
Chiuso lo Smithsonian, importante centro di ricerca che comprende il National Zoological Park e una rete di 19 musei. Sono rimaste al lavoro alcune centinaia di dipendenti, soprattutto guardiani e addetti alla sicurezza, sui più di 4.000 lavoratori federali abitualmente impiegati. Lo Smithsonian ha comunicato ai dipendenti di non poter accettare legalmente nemmeno servizi forniti su base volontaria, e quindi di non poter permettere ai suoi ricercatori di condurre gratuitamente i loro studi. L’ultima chiusura governativa, risalente al 1995 e durata 21 giorni, costò allo Smithsonian pesanti perdite economiche.
Scrivo a un collega americano che insegna all’Università del Minnesota e gli chiedo quali ricadute stia avendo lo shutdown (parola che ho appena imparato) sulla società. Mi risponde che è un disastro nazionale, con gravi ripercussioni sull’economia e sulla cultura. Ottocentomila lavoratori federali senza stipendio. Cittadini che pagano le conseguenze della chiusura degli uffici governativi. Senza contare che, indipendentemente dallo shutdown, il problema della riduzione delle spese sta colpendo importanti istituti culturali costretti a cancellare molte iniziative.
Penso all’endemica situazione di crisi della cultura in Italia, e non commento.

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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