Da un’ipotesi di lavoro, a volte, nascono delle sorprese, come in questo caso. Cercando tra le carte di Stevenson (oggi faccenda neanche particolarmente laboriosa, per via della ricerca tramite keyword sul file che raccoglie l’opera omnia) salta infatti fuori una sua lettera al padre in cui si parla proprio di Hegel.
Ai curiosi suggerisco di leggere la tesina di Filippo Da Re, il quale ha effettivamente vissuto la scena ora descritta. La sua tesina espone quanto ne è seguito, perché dall’intuizione iniziale al testo finale c’è parecchio lavoro che merita di essere letto. Con Enrico Furlan e d’accordo con Loescher Editore abbiamo pubblicato – sul portale FSU – Filosofia e scienze umane – questo e altri bei testi, tra tesine e percorsi.
Personalmente, nel farlo ero mosso da un triplice intento, che provo qui a esplicitare.
In primo luogo, dopo aver cercato di offrire uno strumento utile a capire come fare una tesina, mi è parso utile e importante dire agli studenti: “Ecco, ciò di cui ti abbiamo parlato è possibile e, anzi, può essere alla tua portata. Di più: te ne mostriamo esempi concreti”. Naturalmente, trovare delle tesine in rete è facile, anzi banale. L’operazione perciò non intende essere di mera aggiunta alla diffusione libera di materiali che già altri rendono disponibili in misura massiccia. L’intento è piuttosto di documentare la qualità, di mostrare che si può elaborare il proprio testo in maniera adeguata a ciò che questo genere di opera intellettuale richiede. Proprio il fatto che la cosa sia possibile chiarisce il secondo intento.
Da più parti si sente dire che la tesina, che pare destinata a sopravvivere come apertura della prova orale dell’esame di Stato per l’anno scolastico in corso, sarà entro breve sostituita da altro o semplicemente abolita.
A me pare urgente rivolgere un appello, in particolare ai decisori politici che su queste cose hanno il potere di far essere o non essere: “Pensiamoci bene prima di abolire la tesina: priveremmo molti ragazzi di un modo di esprimersi, di un’occasione di crescita, di un’opportunità per mettere alla prova quanto appreso in percorsi di riflessione cólti, personali e, almeno nelle intenzioni, creativi. Non precludiamo ai nostri giovani la possibilità di cimentarsi con l’argomentare e l’approfondire i contenuti culturali. Lavoriamo semmai per aumentare e per migliorare, non per diminuire le opportunità.
Non facciamoci ingannare dai detrattori della tesina, perché lavori di qualità vengono prodotti continuamente e sarebbe un peccato abolirla se anche in un anno in Italia ve ne fossero solo cinquanta di ben fatte: non sarebbe giusto eliminare la tesina sulla base del fatto che ce ne sono anche di fatte male.
A dire il vero, non sarebbe giusto abolirla neanche se ce ne fossero solo trenta di buone. In nome di queste, che restano come esempio per molti in futuro, bisognerebbe tollerare le altre, investendo sul futuro.
Anzi, ardisco ancora dire che non si dovrebbe distruggere una tale possibilità per i giovani, anche se ce ne fossero solo venti, perché quelle venti sarebbero un successo educativo prezioso già per l’oggi.
Ecco, provo a insistere: neanche se ce ne fossero solo dieci di tesine ben fatte, si dovrebbe abolirla, perché gli altri studenti creatori di tesine meno riuscite avrebbero comunque svolto un lavoro per loro stessi utile, fondamentale per allenare competenze essenziali per il successivo curricolo formativo e professionale.
Dunque, in ultima analisi, anche ce ne fosse una sola buona, sarebbe un peccato abolire la tesina per tutti. Ma ecco che noi ne abbiamo pubblicate ben sei. Sono sei ottime ragioni reali per ritornare sui propri passi, se davvero qualcuno ha intrapreso questo programma di distruzione”.
Se Dio ha avuto pietà di Sodoma e Gomorra in nome della possibilità di dieci giusti (Gen. 18, 32), spero che il governo salverà la tesina in nome di queste sei opere reali che pubblichiamo e che certo sono solo poche esemplificazioni di un ben più corposo numero di ottimi lavori svolti dagli studenti italiani.
Il terzo motivo per cui ci tenevo a pubblicare i sei testi è che quando qualcuno ragiona e fa tesoro della propria cultura, per quanto sia giovane e inesperto, per quanto possa non padroneggiare perfettamente le fonti e le modalità di stesura, leggerlo e vedere dove la sua ricerca l’ha portato è interessante a priori. Qui dunque mi rivolgo al lettore di queste righe invitandolo a dare un’occhiata a questi lavori, sicuro del fatto che ne saprà apprezzare molti aspetti.
In chiusura, ma cosa forse più importante di tutte, vorrei ringraziare i sei ragazzi autori dei testi che pubblichiamo: Filippo Da Re, Leonardo Monico, Federica Namor, Isabella Treacy, Erica Visintin, Lucia Zanetti. Essi hanno accettato con generosità di mettere a disposizione il loro lavoro nella speranza che possa essere utile anche ad altri, perché credono nel valore dell’argomentare e del raccoglierne le riflessioni in un percorso in forma scritta.
Li potete leggere qui.